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Martedì, 8 aprile 2014

Nato for ever?

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Una delle ragioni che hanno impedito all’Europa l’avvio di un dialogo libero con le ex Repubbliche sovietiche e in particolare con la nuova Russia, dopo il disfacimento del regime imperiale di Mosca, è stato l’insostituibile ruolo in Europa della Nato. La Nato infatti, oltre a continuare a essere il garante/guardiano della storica alleanza che intercorre dal 1949 tra le due sponde dell’Atlantico, ha assunto sempre più nitidamente compiti di supplenza della politica di Difesa e degli Esteri, che l’Unione europea dovrebbe svolgere in proprio e per la quale invece sembra essere incapace di profilare proposte e strategie autonome. I recenti fatti relativi all’Ucraina e alla Crimea – e le prospettive cariche di tensione che lasciano in eredità – hanno alle spalle questo pesante deficit europeo, con la scia di concessioni che l’Europa ha fatto alla strategia messa in campo dalla Nato, dopo la fine del regime sovietico. Cioè di allargare a dismisura e in modo unilaterale la sua sfera di influenza verso est. Questo è avvenuto con accordi di partenariato stipulati con i Paesi ex sovietici e con proposte di inglobamento di molti di quei Paesi nell’Ue, cercando il creare un cordone isolante intorno alla Russia. Le critiche di Putin sono cresciute di intensità, in particolare da quando Usa e Nato hanno messo in cantiere il cosiddetto scudo spaziale da collocare nelle zone al confine orientale dell’Europa. Una scelta che Mosca ha giudicato lesiva nei suoi confronti.

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La vicenda ucraina e il modo come si è sviluppato il conflitto in Crimea dipendono da questi antefatti e il clima incandescente della vicenda è destinato a lasciare le tracce. Così è emerso nell’incontro dei ministri della Nato, svoltosi i primi di aprile a Bruxelles, a conclusione del quale è stato annunciato che la “cooperazione civile e militare” con la Russia verrà interrotta a causa dell’annessione della Crimea da parte di Mosca. I ministri degli Esteri della Nato hanno esortato la Russia a fare immediatamente i passi necessari per rientrare nel “rispetto delle leggi internazionali” e in un comunicato congiunto la Nato e il ministro degli Esteri ucraino hanno dichiarato di voler “intensificare la cooperazione e promuovere riforme”.

La Nato è da tempo – da quando si è dissolto il Patto di Varsavia e la geopolitica di Yalta ha fatto la fine che ha fatto – alla ricerca di un nuovo concetto strategico che ne definisca il ruolo e ne stabilizzi la funzione, oltre le varie contingenze in cui è intervenuta per risolvere guerre e conflitti, E’ stata in particolare la guerra di Bush in Afghanistan e la lunga vicenda militare che ne è seguita a rilanciare l’organizzazione atlantica, inviata là a risolvere – tutt’altro che felicemente – l’impantanamento in cui erano precipitate le truppe alleate dell’Isaf.

Quando il clima in Ucraina si è surriscaldato e le tensioni sono salite alle stelle, Anders Fogh Rasmussen non si è peritato di dichiarare che le azioni russe in Ucraina costituiscono una vera e propria aggressione militare, la più grave dai tempi della Guerra Fredda e che per questo molti europei sarebbero felici di vedere di nuovo gli Usa impegnati direttamente sul continente.

La Nato insomma cerca tutte le strade utili a rilanciarsi, con proclami che spesso possono apparire soltanto propagandistici, per come stanno oggi le cose nel mondo, ma intanto surrogano il declino dell’Onu, la deficitaria azione diplomatica della comunità internazionale, le inevitabili tensioni tra i nuovi partner emergenti, che pongono all’ordine del giorno, soprattutto agli Usa, nuove questioni di influenza geopolitica. E soprattutto, per quel che ci riguarda, la Nato surroga i deficit strutturali della politica europea verso il mondo.

La conclusione dell’incontro a Bruxelles, in relazione alle ultime tensioni ucraine, non ha ovviamente risolto nulla, confermando la situazione di stallo e moltiplicando le incognite per il futuro. Sullo sfondo inoltre restano le molte tensioni preesistenti alla crisi ucraina, tra cui in primo luogo quella relativa alla Georgia che ha da tempo avviato una cooperazione con l’Alleanza Atlantica anche in vista di un suo ingresso. Clima da fredda diffidenza parabellica?

C’è anche questo.“La difesa comincia con la deterrenza”: così si è espresso il segretario generale della Nato Rasmussen, che ha anche affermato che tutti i passi necessari saranno fatti per chiarire al mondo che “nessuna minaccia contro un alleato della Nato avrà successo

Ma in Europa, per fortuna, le opinioni continuano a essere improntate alla cautela, per tanti noti e diversi motivi. Francia e Germania a Bruxelles si sono dette contrarie alla presenza della Nato in Ucraina “perché occorre evitare provocazioni. “Va intensificata la strada della cooperazione e promosse le riforme in materia di difesa” in Ucraina, “attraverso la creazione di capacità e programmi di sviluppo delle capacità” militari di Kiev”. La Nato quindi si muoverà in questa direzione. Ma l’assenza di una vision europea e di un’assunzione diretta di responsabilità dell’Ue nella materia fondamentale dei suoi rapporti con il mondo, a ovest, a est, a sud, in particolare, e ovunque sia necessario, rimane uno dei problemi fondamentali di questa stagione politica. Anche in vista delle elezioni per l’Europarlamento e del futuro del continente.

 

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