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Mercoledì, 2 settembre 2015

No, caro Renzi, l’Italia non è sulla strada giusta. State facendo di tutto tranne che creare lavoro…

jobs

Caro Matteo Renzi, trovo davvero incredibili i toni trionfali del suo ultimo video sui dati Istat , riguardo Pil e occupazione. Non conoscessi il suo codice comunicativo penserei di trovarmi di fronte a uno che non conosce i numeri e le ragioni di quei numeri. E invece, tutti sappiamo che si tratta di propaganda.

L’Italia non è sulla strada giusta e non va tutto bene, madama la marchesa. L’aumento del Pil (dallo 0,2% allo 0,3%!) e’ frutto del prezzo basso del petrolio e dell’effetto del Quantitative Easing della BCE. Sono dati drogati, in sostanza, che non indicano proprio alcuna ripresa per la vita e le condizioni materiali delle persone.

Un presidente serio dovrebbe chiedersi – prosegue il coordinatore di Sel – cosa accadrebbe e a che punto saremmo senza gli effetti di iniziative su cui non abbiamo alcun controllo. Per quanto riguarda l’occupazione, invece, aumenta principalmente il numero degli over 50 che lavorano, per effetto della Legge Fornero, mentre il numero dei disoccupati (oltre 3 milioni) rimane stabile e cresce l’incidenza dei contratti a termine.

Bell’affare il Jobs Act, buono solo per chi ha licenziato e riassunto, di modo da poter usufruire delle decontribuzioni fiscali. Sono gufo? No, sono una persona che pensa che fare politica significhi guardare ai fatti e dire la verità, visto che all’ombra della vostra perenne campagna elettorale e della propaganda ci sono milioni di persone che non ce la fanno più e finiscono ai margini.

State facendo di tutto, tranne che ciò che davvero serve a questo Paese: creare lavoro. – insiste Fratoianni -Avete dato soldi, ma tanti soldi a chi già ne ha, togliendoli a chi ne aveva pochi. Ecco, li’ stanno le cause principali del fatto che l’Italia arretra. Quei soldi avreste dovuto utilizzarli per gli investimenti.

Servono investimenti pubblici, serve una misura contro la povertà e la precarietà come il reddito minimo garantito, serve una politica industriale che guardi al futuro, innovativa, che consenta alle giovani generazioni di non scappare in Australia o in Inghilterra e serve cancellare la riforma Fornero. Troppo di sinistra, forse?  O chiediamo troppo buon senso e uno scontro duro con chi in Europa continua a proporre l’austerity?

 

Commenti

  • nino

    Nonostante le politiche renziane siano palesemente proausterity e contro i lavoratori, sempre di piu’ ci sono esponenti della classe dirigente di sel, vedi stefàno, attirati dal canto delle sirene. La domanda che è lecito porsi è la seguente:
    ma in questi 7 anni dalla nascita, sel quale classe dirigente ha selezionato?
    Se l’obiettivo, a detta di stefàno, era costituire una sinistra del centrosinistra,proprio come i comunisti italiani durante l’ulivo, è chiaro che questa classe dirigente, con valigia incorporata, veda come fumo negli occhi l’opposizione a renzi.
    Anzi si augura al piu’ presto possibile una alleanza con pitti bimbo, pur di coronare i sogni originari. Lo stesso vendola, a parer mio, si augura che al posto di renzi vada un esponente della minoranza interna, con (pro)fumo di sinistra per sancire di nuovo l’alleanza. Ma un centrosinistra, che traduce in leggi le politiche di austerità, non porta bene a sel e alla sinistra tutta.

  • Enrico Matacena

    Dovremo stare attentissimi nelle prossime tornate elettorali a non candidare gli emuli di gennaro migliore & C. Massima vigilanza sulle candidature , per evitare di fare come Di Pietro con razzi e scilipoti !

  • francesco

    Come no, ma quanti applausi e commenti entusiasi fino ieri a Stefano.
    Se in SEL continua l’emoragia di dirigenti e voti forse occorrerebbe interrogarci conb maggiore “laicità” sulle ragioni anzichè limitarsi a scaricare tutta la colpa su chi decide di andarsene.
    Giusto a titolo d’esempio siamo sicuri che danneggi (in termini elettorali) SEL più uno Stefano od un Migliore che se ne sono andati o la sicumena talebana di un Fratoianni convinto (purtroppo in buona compagnia) di essere depositario del vero e del giusto?
    Se c’è qualcosa di cui stare attenti è proprio quest’arroganza culturale che ci porta a restare antipatici anche ai familiari di primo grado. Ma se va bene a SEL autodistrugersi (come abilmente sta facendo), allora va bene a tutti.
    Francesco l’altro

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    Se è “arroganza culturale” rendersi conto che Renzi non è di sinistra neanche una virgola, ma un Berlusconi riveduto e corretto (in peggio), allora sono fiero di essere “arrogante culturalmente”. E se i miei familiari di primo grado non riescono a capire un concetto così semplice, sono ben felice di restargli antipatico. Mi farebbe schifo il contrario.

  • francesco

    Detestor ognuno ha le sue convinzioni e meritano sempre rispetto.
    Mi permetto però di osservare che il fine della politica è quello di rappresentare i cittadini nelle decisioni collettive (ovvero stare all’opposizione, essere minoranza, deve essere un fatto congiunturale non un’orizzonte o u una finalità).
    Se dunque si finisce con il restare antipatici anche ai propri familiari, più che faresene un vanto, sarebbe opportuno ed utile rifletterci su.
    Certo questo presupporrebbe avere un fine pubblico (appunto fare politica) e non personalistico (raccimolare giusto quei pochi voti necessari ad assicurare qualche inutile “poltrona”, lautamente retribuita, ma niente più).
    Sia chiaro non stiamo parlando di Renzi, smettiamola di utilizzarlo come spauracchio, la questione è di fondo ovvero se abbiamo un progetto capace di attrarre un consenso sufficiente a farci governare (da soli e/o in coalizione con altri) o se preferiamo stare in una comoda nicchia. Anche la questione ideologica qui c’entra molto poco, perchè avere un progetto significa ascoltare e recepire i cambimenti della società. SEL si limita invece a parlare ad una sparuta minoranza che l’unica cosa che cerca è qualche parola di rassicurazione. Dirai che sbaglio, ma dubito che tu abbia ragione e lo dico non perchè mi ritenga capace maggiore profondità di analisi ma perchè i trend elettorali degli ultimi 3-4 anni (non degli ultimi 6 mesi) parlano da soli ed inequivocabilmente.
    Francesco l’altro

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    La falla logica principale dei tuoi interventi qui sta nel misurare la bontà del progetto, delle idee e delle azioni di una forza politica dal consenso elettorale che ha. Questo è profondamente sbagliato, un progetto può essere giusto e prendere pochi voti, e vale anche il viceversa (pensa solo al partito nazista in Germania e al consenso che aveva, o ti basti ricordare 20 anni di berlusconismo). Sel porta la sua proposta, se la gente non la vota non è colpa di Sel, ma della gente (come, per l’appunto, è stata colpa della gente 20 anni di berlusconismo, non del PDS-DS, ed è stata colpa della gente la vittoria del partito nazista in Germania). Basta con questa retorica per cui il popolo ha sempre ragione, ho portato solo due controesempi, ma la storia ne è strapiena.

  • francesco

    Strana falla pensare che in democrazia in voti non contino o che, si condividano le idee o meno, il voto degli altri valga (non solo quantitativamente ma anche qualitativamente) quanto il mio. E strano soprattutto che consideri “retorica” l’espressione popolare chi sostiene (almeno a parole) l’uguaglianza degli individui. Temo invece che se c’è una falla nel ragionamento quella non sia nel mio. Intendiamoci il consenso elettorale NON è l’unico parametro e – soprattutto – non lo è al momento in cui una formazione politica si affaccia sulla scena elettorale, ma se la ragione COSTITUZIONALE (visto che SEL sostiene di avere a cuore e apprezzare l’attuale costituzione) dell’esistenza di un partito è quella di rappresentare i cittadini nelle istituzioni allora non si può non tenere conto di quanto si sia rappresentativi o meno, specie in casi come quello di SEL che oramai ha avuto modo di farsi conoscere da tempo. Tu citi esempi negativi e financo tragici per sostenere che il consenso non è sempre indice di qualità, su questo siamo daccordo e neanch’io considero questo parametro come aulico, tuttavia se non il consenso allora quale parametro – oggettivo (ovvero terzo) – utilizziamo per valutare la qualità di una proposta politica (ed in politica la qualità si misura in base alla capacità di incidere sulle decisioni pubbliche e non al fatto che qualcuno possa vivere di rendita alle spalle dei contribuente), il nostro umore?, il mago Otelma? o come tira il vento un determinato giorno? o perchè lo dice Fratoianni?
    Sarei davvero interessato ad un atua risposta a questo quesito.
    Francesco l’altro

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    Mi metti in bocca parole che non ho detto. Non ho detto che i voti non abbiano tutti lo stesso valore, e nemmeno che l’uguaglianza (in dignità, ovviamente) degli individui sia retorica. Ho detto che la qualità di un progetto politico non si misura dai voti, e che pensare che il popolo abbia sempre ragione sia retorica buona per i populisti di turno. Se vuoi rispondermi, rispondi a quel che ho detto, non a quello che mi attribuisci.

  • francesco

    Se ti ho atribuito un pensiero che non hai ti chiedo scusa. sicuramente la mia affermazione risulta un’eccessiva estremizzazione, tuttavia per stabilire o meno se – come tu sostieni – il mio ragionamento sia fallace, dobbiamo stabilire con quale parametro si giudica la qualità di un progetto politico. Io sostengo che sia il consenso elettorale che riceve il parametro con cui misurare la qualità , ma posso sbagliarmi. Devi però allora dirmi con quale parametro (oggettivo e univocamente intrepretabile da tutti) tu giudichi che il progetto di SEL è di qualità, perchè altrimenti siamo nel campo dell’atto di fede e come ben sai la fede non ha proprio niente a che vedere con la politica, almeno non per la sinistra.
    Francesco l’altro

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    No, non devo portarti un’alternativa per dimostrarti che il tuo ragionamento sia fallace, la logica non funziona così. Per farlo, basta portare dei controesempi, ne ho portati due eclatanti che penso bastino a dimostrare una volta per tutte che il consenso elettorale (o popolare) non è assolutamente un buon parametro per giudicare una proposta politica. Questo è servito a smontare la tua risposta alla mia affermazione, in cui dicevo che me ne frego di quanto siano popolari le idee in cui credo. Non cambio le mie idee e la mia concezione di sinistra perché “il popolo” (anzi, per la verità, i media) ha deciso che la destra di Renzi adesso è la nuova sinistra.

  • francesco

    Veramente non hai smontato proprio niente. Hai portato due esempi che dimostrano la fallacità (ovvero la non infallibilità) dell’utilizzare il consenso come metro di valutazione della qualità di un progetto politico e su questo siamo tutti daccordo. Neanch’io considero il consenso come parametro assoluto. Resta tuttavia un parametro oggettivo (ovvero che non si presta ad interpretazione soggettiva) e per quanto imperfetto sempre più attendibile degli atti di fede (qual’è il tuo in assenza di dimostrazione, dato che ti sottrai al confronto di merito). Certo hai ragione nel sostenere di fregartene della popolarità delle idee in cui credi, ci mancherebbe altro, non è questo (le tue idee) ad essere in discussione ma se l’attuale orientamento politico assunto da SEL sia valido o meno. Il fatto che ti rappresenti (come rappresenti una sparuta fetta dell’elettorato italiano; almeno su questo – che il consenso a SEL sia molto limitato – converrai con me) non credo sia sufficiente ad identificarlo come un buon progetto o un progetto efficace (ovvero capace di incidere sulla qualità della vita dei cittadini che sostiene di voler rappresentare). Ma forse sono io che sono rimasto indietro ed alla sinistra non interessa più cambiare lo stato delle cose presenti ma solo raccontare favole. Belle quanto si vuole ma destinate a restare tali e nulla più.
    Francesco l’altro

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    No, se ho dimostrato che il consenso non è un buon metodo portando due controesempi, sta a te dimostrare il contrario, invece sostieni che sia comunque un paramentro attendibile, non si capisce su che base.
    Il confronto di merito (che comunque non c’entra col discorso qua sopra) non lo voglio affrontare perché sarebbe lunghissimo discuterne in questa sede. Il succo del discorso è che Sel (secondo me) rappresenta un compromesso fra la sinistra massimalista di Rifondazione e altri comunisti, che rifiutando tutto tende all’irrilevanza o addirittura all’autolesionismo (vedi governo Prodi), e il centrosinistra borghesotto e baciapile del PD precedente (di Bersani, per capirci). Rappresenta una mediazione nella consapevolezza del fatto che gli italiani non sono un popolo che ha mai visto di buon occhio la sinistra, e quindi cerca di raccogliere quanto è possibile. Ma ogni compromesso ha un limite, con questi qua proprio non c’è nulla da spartire, ed è quindi giusta la linea di netto rifiuto (che secondo me andrebbe estesa anche nei territori, fra l’altro). Spero di averti risposto, se era questa la domanda.

  • francesco

    Il consenso in democrazia è necessariamente un paramentro di riferimento dato che il compito assegnato ai partiti politici è quello della rappresentanza. Se non rappresento nessuno o pochissime persone come può essere valido un progetto politico? Semplicemente NON LO PUO’ ESSERE. Ciò non toglie che le idee che sostiene siano valide ma resta il fatto che come partito politico sta fallendo (tu confondi – sovrapponendoli – l’attività cultuare, il circolo di idee, con il partito politico. Certamente queste due forme organizzative hanno molti punti in comune ma si distinguono nettamente per le finalità). Per questo – per un partito politico – il consenso è un’unità di misura importante e se non riesci a capirlo significa che appunto non hai ben chiare le finalità (COSTITUZIONALI) di questa forma di organizzazione sociale. Per quanto attiene il posizionamento politico di SEL, il suo tentativo di sintesi tra il massimalismo di altre formazioni di sinistra e il (quasi) totale distacco dai valori storici della sinistra di altri (vedi PD), lo condivido anch’io e la mia critica non è rivolta tanto al rifiuto di dialogare con il PD a livello nazionale, quanto all’inadeguatezza della classe dirigente di SEL che non è in grado e non è capace di attualizzare (ovvero tradurre in azioni politiche coerenti con la società attuale) i valori storici di sinistra che vorrebbe portare avanti. E non lo è in grado solamente perchè le LIMITATE capacità culturali, tecniche e scientifiche della sua classe dirigente non gli permettono di arrivare ad una efficace elaborazione (siamo franchi, intellettualmente la NS classe dirigente è estremamente scadente) ma anche perchè oltre ad essere scarsa è ARROGANTE culturalmente e si crede di sapere tutto e soprattutto è estremamnete AUTOREFERENZIALE e dedita alla difesa della propria posizione e carriera personale, proprio come una corporazione qualsiasi. Dirigenti come Fratoianni (parlo spesso di lui non perchè vi sia da parte mia un’astio personale ma perchè lo conosco da tempo e quindi ne parlo a ragion veduta) in un partito serio farebbe poco più che l’usciere ed invece da noi fà il bello ed il cattivo tempo ed è stato – da Vendola – fatto financo nominare Assessore Regionale in Puglia nella passata legislatura senza nessuna competenza o strategia ma solo perchè “persona di fiducia del capo”. E questi nostri – temo strutturali – limiti si ripercuotono sul consenso che continua a calare inesorabilmente. Come vedi dunque il consenso un valore, un peso ce l’ha. Vorremmo rappresentare (dare voce) alla parte della popolazione più debole ed indifesa, ai meno abbienti, dunque vorremmo dare voce alla larga maggioranza dei nostri cittadini ed invece non riusciamo (oramai STRUTTURALMENTE e non contingentalmente) a convincere che una sparutissima minoranza di essi. Vorrà dire qualcosa o no? Personalmente credo che ciò significhi (oramai inequivocabilmente) che l’attuale progetto con cui SEL è nata sia inesorabilmente fallito. Occorrerebbe una RADICALE rifondazione di SEL, cambiando la sua dirigenza TUTTA e sostituendola con persone culturalmente più integrate con la realtà (complessissima) attuale, come con persone non abbiano alle spalle lunghe carriere politiche o che dipendano (economicamente) in misura determinante da esse. Ovviamente questo è solo il mio personale punto di vista, né più ne meno e puoi benissimo non condividerlo (di sicuro non lo condividerebbe la dirigenza di SEL aggrappata oramai come naufraghi alla loro piccola posizione di potere), ma resta il fatto che stiamo rischiando l’irrilevanza politica e questa non è un’opinione personale ma, aimè, la cruda realtà.
    Francesco l’altro

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    Mi sa che sei tu a non avere chiare le finalità costituzionali dei partiti. La loro funzione è rappresentare i cittadini che si identificano in una certa idea. Non c’è scritto da nessuna parte che devono essere grossi, come il PD, e meno male, altrimenti i cittadini non potrebbero essere rappresentati degnamente. In ogni caso, Sel rappresenta più di un milione di elettori, non mi sembra poco. E infine, ribadisco, il consenso elettorale non è un buon parametro, ti faccio un altro esempio: la nuova leadership Salvini ha portato una valanga di voti alla Lega, trasformandola da partito “gregario” di Berlusconi a primo partito della destra. Secondo il tuo ragionamento, Salvini sarebbe dunque portatore di buone politiche, visto che ha moltiplicato il consenso del suo partito. Vorresti una rivoluzione del genere in Sel? Basta fare i populisti e i voti li prendi (vedi anche Grillo), ma secondo me non è questa la funzione costituzionale che i partiti dovrebbero avere, ma ben altra.

  • francesco

    Mi rendo conto che non riusciamo a dialogare e di questo mi dispiace. Sicuramente è colpa mia che non ho dedico sufficiente tempo ad articolare le mi affermazioni la cui sintesi evidentemente si presta – almeno da parte tua – ad essere interpretata non compitamente. Certo tuttavia, permettimi di dirlo, che anche da parte tua ci sia poca disponibilità a comprendere ciò che dico, a riflettere su ciò che dico e ti limiti ad una difesa d’ufficio aprioristica. Provo per l’ultima volta ad entrare nel merito di ciò di cui stiamo discutendo, sperando che a qualcuno (a me, a te o a chi eventualmente ci legge) sia utile. In merito alla finalità costituzionale dei partiti tu sostieni che è quella di “rappresentare i cittadini che si identificano in una certa idea” ma non è esattamente così. I compito costituzionale dei partiti è di rappresentare i bisogni e le istanze dei cittadini e non le idee. Le idee sono un mezzo – con il quale ci si propone di soddisfare appunto bisogni ed istanze – e non un fine. Ti semprerà una distinzione eccessiva la mia ma non è così. La differenza sostanziale è che i bisogni e le istanze si evolvono nel tempo con l’evolversi delle condizioni sociali ed economiche di una comunità (non sempre in meglio ovviamente, come anche la crisi attuale dimostra) e dunque le forme e le azioni (che vengono identificate in forma di idee prima di metterle in pratica) cambiano nel tempo e non sono qualcosa di immutabile. I partiti quindi non rappresentano e non difendono proprie idee a prescindere ma persone, generalmente in raggruppamenti omogenei per condizione e bisogni, in altre parole per classi (sociali).
    Un partito ha dunque ragione di estere, serve a qualcosa, in misura direttamente proporzionale alla quota della classe (sociale) di riferimento che riesce a rappresentare. Se ne rappresenta molta (come facevano sia il PCI che la DC con le rispettive classi di riferimento) è efficace, ovvero è utile, altrimenti no e serve solo a mantenere a spese dei contribuenti dei parassiti (non lo dico in senso dispregiativo ma etimologico del termine). Veniamo a SEL. Come giustamente sottolimei rappresenta circa un milione di votanti in italia. Ti sembrano molti ma sono davvero pochissimi, specie se raffrontati con la dimensione numerica della classe (sociale) che SEL si propone di rappresentare. In Italia gli aventi diritto al voto sono oltre cinquanta milioni, SEL ne rapresenta dunque circa 1/50 (che sale ad 1/36 se rapportato ai soli votanti alle ultime elezioni politiche del 2013). Anche considerando il dato più favorevole ed equiparando i votanti ai cittadini (solo ai fini della determinazione delle proporzioni) si può sommariamente dire che SEL riesce a rappresnetare 1/36 della nostra comunità. Ma la classe (sociale) che SEL si propone di rappresentare (i più deboli, i meno abbienti, i lavoratori, i precari, etc.) sono ben più di 1/36 della nostra comunità e rappresentano circa i 4/5 di essa (ovvero i 33/36 circa). Dunque a fronte di una platea vastissima riusciamo a risultare credibili sono ad una parte marginale di essa (1 ogni 33 persone), un’inezia insomma. Se non è aver fallito la propria missione questo, allora la parola fallimento dovrebbe essere cancellata dal vocabolario. Del resto SEL non nasce ieri – non è più in fase di “rdaggio” da tempo ed oramai o è riuscita a raggiungere il suo obbiettivo (rappresentare la parte debole della nostra società) o ha fallito. I fatto che partiti “populisti” abbiano molto più consneso di noi non riduce l’entità del nostro fallimento ma anzi l’aumenta: non riusciamo a farci capire – NON siamo CAPACI di farci capire – tanto che gli elettori finiscono con il ritenere più credibili (rispetto alle nostre) anche le proposte populiste. Certo questa è una semplificazione forse eccessiva ed occorre evidenziare che il problema di SEL oltre che di idee è soprattutto un problema di credibilità: la sua classe dirigente NON è ritenuta credibile (anche da chi magari riterrebbe le sue idee condivisibili e adeguate a soddisfare le proprie aspettative e bisogni). Il che è ancora più grave ed irrimediabile senza un cambiamento profondo (quello che mi sforzo di auspicare). Poi ognuno faccia come crede.
    Francesco l’altro