No Triv “Magna Graecia: “Speculatori via dalla sibaritide”
E’ trascorsa ormai oltre una settimana dalla grande manifestazione “No-Ombrina Mare” di Lanciano, in Abruzzo, e i focolai di protesta No-Triv iniziano a fare sempre più rumore. In tutto il territorio nazionale sono ancora molteplici le aree destinate alla ricerca ed estrazione di idrocarburi ma i loro abitanti non ci stanno a vedere interi territori violati impunemente dagli interessi dei petrolieri.
In Calabria l’Alto Jonio cosentino è oggetto di interesse della Apennine Energy Spa, legata alla multinazionale del petrolio inglese Sound Oil, e della Total E&P ITALIA, che intendono trivellare la Sibaritide senza tener conto dell’opposizione di tutti i comuni della zona (Amendolara, Trebisacce, Villapiana Cassano Jonio, Corigliano, Rossano, Calopezzati) nonché della Regione Calabria che ha tra l’altro impugnato il Decreto Sblocca Italia. In attesa dell’ultimo, passaggio con le verifiche della Valutazione d’Impatto Ambientale, i partiti e i movimenti si mobilitano per contrastare con forza la possibilità sempre più vicina dell’inizio dei lavori che non tiene assolutamente conto dell’inadeguatezza di un territorio che registra la presenza di vulcani di fango e la cui zona costiera sarebbe soggetta a liquefazione ed erosione.
I cittadini calabresi vedono oltre al rischio di crisi ambientale, sempre dietro l’angolo, anche il rischio di un forte impatto a livello economico in un’area dove la pesca e l’agricoltura risultano essere molto importanti e ove la vocazione turistica agroalimentare e balneare vedrebbe sicuramente danneggiata la sua immagine di incontaminata bellezza.
Insomma nel tratto di mare che si estende da Sibari a Corigliano-Rossano Calabro, per un’area di 63,13 kmq, bisognerà intervenire presto. Gli iniziali divieti di prospezione che si sperava interrompessero il progetto (che prevede un prelievo giornaliero di 300 metri cubi di gas metano per circa 15 anni) verrebbero, a quanto pare, aggirati dalla compagnia Apennine Energy Spa con la costruzione di impianti esplorativi orizzontali posti a circa 500 metri dalla foce del Crati tra gli scavi archeologici dell’antica Sibari e l’area dei Laghi che ne aumenterebbero, come sottolineato dalla dottoressa Rosella Cerra, del coordinamento nazionale No-Triv, il rischio-inondazione.
Ad attaccare il Governo per le scelte fatte è il Responsabile ambiente regionale di Sinistra Ecologia Libertà Antonio Guerrieri che punta il dito sul Decreto Sblocca Italia: «Lo Sblocca Italia contrappone arrogantemente e con miopia un presunto e indefinito interesse nazionale alle legittime aspirazioni di armonica esistenza e di sviluppo sostenibile delle popolazioni e dei territori, con i quali si è deciso di non dialogare più, imponendo di base come regola il volere del “capo” e del potere nazionale, trasformando i cittadini in inermi sudditi ai quali si vuol togliere in vario modo persino il diritto alla protesta dopo aver già limitato quello alla rappresentanza con il riassetto delle province e l’Italicum, senza voler scomodare malafede e strategie negli interessi dei pochi che avranno diretto beneficio economico dalle trivellazioni».
Il movimento No-Triv “Magna Grecia” formatosi a sostegno della lotta nella sibaritide, dopo la manifestazione dello scorso 28 marzo nella città di Corigliano Calabro, ha redatto una diffida che verrà recapitata nelle prossime settimane a tutti i sindaci dell’area dell’Alto Jonio chiedendo espressamente di: “porre in essere tutte quelle misure atte a prevenire e scongiurare tutti quei rischi, anche potenziali, derivanti dalle suddette attività” avvertendo che qualora non ci fossero riscontri si riserveranno di tutelare gli interessi, personali e collettivi, nelle opportune sedi giudiziarie.
Anche Angelo Broccolo, Assemblea Nazionale di Sel e parte del Coordinamento No-Triv “Magna Grecia”, ha sottolineato che nonostante l’inziale partecipazione dei Sindaci della Sibaritide nella prima fase della protesta essa non è stata successivamente tradotta, come promesso, in azioni concrete: «Vogliamo mettere fine all’immobilismo che si è venuto a creare in questi mesi. Noi ci aspettiamo che le amministrazioni si pronuncino con chiarezza sul principio di precauzione nell’immediato, che tengano fede agli impegni presi, perché già troppo tempo si è perso e non abbiamo più intenzione di attendere il definitivo scollamento tra la volontà della politica e quella dei cittadini. Al contrario se non vedremo presto precisi provvedimenti ci batteremo noi con forza in difesa della nostra terra e dei suoi abitanti, con loro contro i petrolieri»
E lo scollamento tra Governo e cittadini è ormai sempre più chiaro quando si parla di trivellazioni. I cittadini Italiani non ci stanno a vedere i loro territori violentati e messi in pericolo dall’interesse di questa o quella compagnia petrolifera. Non vi sono i presupposti per ricavarne ricchezza e non vi sono cittadini disposti a mettere in costante pericolo l’ambiente nel quale vivono e la loro salute in nome di un fantomatico “interesse strategico” o “pubblica utilità” così come recitato nell’art.38 del Decreto Sblocca Italia. Ci chiediamo se aree di raro fascino, come quelle che i greci decisero di occupare nel lontano VIII sec. a.C. per la loro bellezza naturalistica e nelle quali costruirono città di grande splendore, siano quindi da ritenersi davvero “res nullius” e quindi “colonizzabili” da coloro che in quei luoghi non aggiungeranno null’altro che un grande senso di impotenza di fronte alle già apparentemente indiscutibili “scelte dei potenti”.