Sei in: Home › Attualità › Notizie › Noi, indispensabili alla nuova casa
Giovedì, 9 luglio 2015

Noi, indispensabili alla nuova casa

Autore Massimiliano Smeriglio, Franco Giordano

L’Europa ferita a Calais, a Ven­ti­mi­glia, l’Europa delle ver­go­gne appese sugli sco­gli di Lam­pe­dusa riprende vita lì dove era nata, ai piedi del Par­te­none. Una vit­to­ria straor­di­na­ria, orgo­gliosa e patriot­tica, che ripri­stina uno spa­zio dia­let­tico dagli esiti, tut­ta­via, ancora incerti. La par­tita che l’oligarchia euro­pea a guida tede­sca sta gio­cando con­tro la Gre­cia di Tsi­pras è tutta poli­tica, per nulla tec­nica, ideo­lo­gia pura, volontà di potenza con­tro qual­siasi con­ta­gio demo­cra­tico. Per­sino la razio­na­lità tec­nica avrebbe con­si­gliato mag­gior cau­tela come dimo­strano le parole di Sti­glitz e Piketty su come met­tere la Gre­cia nelle con­di­zioni di pagare il 1,6 miliardi al Fmi favo­rendo uno swap del debito con titoli Bce in cam­bio di bond dal fondo di sal­va­tag­gio con sca­denze più lun­ghe e tassi d’interesse più bassi.

L’Europa è un mostro a cui la vit­to­ria dei no rischia di dare un’altra oppor­tu­nità di futuro. La sovra­nità popo­lare, in que­sti anni, si è tra­sfor­mata in un simu­la­cro. Il sogno euro­peo risulta umi­liato, spiag­giato come è tra il pre­si­dio delle fron­tiere nazio­nali e il maglio dell’austerità. Un inca­stro deva­stante, come quei faz­zo­letti di terra di nes­suno in cui i migranti in tran­sito riman­gono intrap­po­lati. I Greci ricat­tati e derisi ci ricon­se­gnano una chance che i popoli d’Europa cogliere.

Tsi­pras ha rilan­ciato e tenendo in vita la par­tita tra demo­cra­zia e oli­gar­chia. Così come fanno i mili­tanti di Pode­mos nelle città spa­gnole e la sini­stra turca e curda sul con­fine estremo del con­ti­nente. Tut­ta­via lo spet­ta­colo ver­go­gnoso dei social­de­mo­cra­tici tede­schi è per­sino peg­giore di quello offerto dai con­ser­va­tori. Come nel caso del vice can­cel­liere della Spd Sig­mar Gabriel, «Tsi­pras vuole il diritto a non rispet­tare le con­di­zioni». Così come è imba­raz­zante la fur­bi­zia tat­tica e la subal­ter­nità di Renzi alla can­cel­liera Mer­kel, la mossa del giorno ha riguar­dato, ancora una volta, il ten­ta­tivo di sosti­tuire a suon di ammic­ca­menti il patto franco tede­sco con uno italo ger­ma­nico. Ma non con­vince nes­suno: Renzi perde l’occasione sto­rica di pro­vare a fare squa­dra con la Fran­cia e con­se­gna il nostro Paese all’irrilevanza. Un’altra par­tita persa dal funam­bo­lico lea­der a corto di idee e stra­te­gie di respiro euro­peo. In que­sto senso fa riflet­tere Bifo quando ci ricorda di come abbiamo scon­fitto il nazi­smo senza scon­fig­gere le con­di­zioni che lo hanno pro­dotto, «se ci siamo libe­rati del nazi­smo come evento sto­rico, ancora non ci siamo libe­rati da ciò “che ha reso pos­si­bile” il nazi­smo, e pre­ci­sa­mente la dipen­denza della volontà e dell’azione indi­vi­duale dalla potenza ingo­ver­na­bile della tecnica».

E la piega distrut­trice che ha preso l’Europa non c’entra con la moneta e la sovra­nità mone­ta­ria, non c’entra con il pri­mato tec­no­cra­tico, c’entra scelte esclu­si­va­mente poli­ti­che. Oli­gar­chi­che e poli­ti­che. E non c’è sal­vezza nella inver­sione a U che ricon­se­gna l’orizzonte agli Stati nazio­nali. Meglio con­ti­nuare a bat­tersi sul ter­reno euro­peo magari pren­dendo sul serio l’elaborazione che ha por­tato i curdi ad abban­do­nare l’idea del potere con­nessa allo stato nazio­nale, avviando invece una rie­la­bo­ra­zione che pone l’accento sulla dimen­sione ter­ri­to­riale e la coo­pe­ra­zione tra comu­nità, generi, vivente umano e non umano. Non comu­nità di destino né pic­cole patrie ma l’esercizio quo­ti­diano dell’autogoverno e dell’autoeducazione al cambiamento.

Il dibat­tito a sini­stra, per non somi­gliare a una cate­go­ria dello spi­rito, si situa qui, a metà del guado tra ciò che siamo stati e quello che ancora non siamo. Den­tro oppor­tu­nità e scon­fitte su scala con­ti­nen­tale. A favore di vento, quello caldo che spira dal medi­ter­ra­neo, con­trap­po­sto alle cor­renti gelide pro­ve­nienti da nord. Una discus­sione impor­tante quella avviata con la fuo­riu­scita di auto­re­voli espo­nenti del Pd, som­mo­vi­mento ancora tenue che va soste­nuto. In Star Wars si rac­conta che la demo­cra­zia muore sotto scro­scianti applausi. Noi rischiamo di vederla morire a spalti vuoti, nel disin­te­resse più gene­rale. Ripren­dere il filo signi­fica dare potere agli indi­vi­dui, dare l’idea che si voglia costruire un pro­cesso fatto di per­sone e non di per­so­naggi, un pro­cesso capace di ripo­po­lare il campo, ben oltre lo scam­bio di figu­rine, dove peral­tro si rischio che i “mi manca” siano sovra­stanti rispetto ai “ce l’ho”. Un pro­cesso costi­tuente dun­que da inco­rag­giare, soste­nere, allar­gare. Con i piedi pian­tati a terra, facendo i conti con la con­cre­tezza di un posi­zio­na­mento poli­tico social­mente utile. Minimo come il red­dito, comune come il luogo e la pra­tica, mul­ti­plo come il molteplice.

Sel deve deci­dere col­let­ti­va­mente e in fretta quale ruolo gio­care. Ha la pos­si­bi­lità di vedere avve­rata la pro­pria pro­fe­zia sulla ria­per­tura della par­tita. Di inve­stire il pro­prio inse­dia­mento, i nessi ammi­ni­stra­tivi, i mili­tanti, il gruppo par­la­men­tare, tutto il capi­tale sociale accu­mu­lato in un pos­si­bile rime­sco­la­mento di cul­ture cri­ti­che fon­date su pro­cessi di moderna ugua­glianza e libe­ra­zione. Farlo con gene­ro­sità, senza dare l’idea di un atteg­gia­mento ecu­me­nico che potrebbe essere scam­biato con un rom­pete le righe. Per­ché per­sino la gene­ro­sità può diven­tare una irre­spon­sa­bile colpa. Non c’è urgenza oggi di con­tem­pla­zione mistica, né di atteg­gia­menti descrit­tivi e men che meno del “bat­tu­ti­smo” buli­mico, c’è invece biso­gno di cul­tura poli­tica e pra­tica mili­tante capaci di tra­ghet­tare il cumulo di espe­rienze in un pro­getto inno­va­tivo e ine­dito. Dove tutto sia con­ten­di­bile: dal nome del nuovo sog­getto, alla forma, all’impianto cul­tu­rale fino ad arri­vare alla lea­der­ship. Inno­vando anche qui, inve­stendo su una lea­der­ship plu­rale, con­no­tata dai generi, dalle gene­ra­zioni e dall’insediamento ter­ri­to­riale. Il tutto per il tra­mite della demo­cra­zia inte­grale. In rete e in piazza. Senza para­ca­duti e clau­sole di sal­va­guar­dia pat­ti­zie che sanno di muffa. Senza boria, senza timi­dezze. Con l’orgoglio di chi porta nella nuova sto­ria, non solo un punto di vista, o un ceto poli­tico in cerca di ripo­si­zio­na­mento, ma un patri­mo­nio indi­spen­sa­bili alla nuova casa. Soprat­tutto una cul­tura poli­tica con­tem­po­ra­nea capace di coniu­gare radi­ca­lità, diritti indi­vi­duali, con­ver­sione eco­lo­gica, atten­zione alla nuova com­po­si­zione sociale pre­ca­ria con la pra­tica dell’alternativa di governo. Nes­sun angolo in cui rin­chiu­derci, ma la voglia di gio­care la par­tita, den­tro la crisi e la irri­solta tran­si­zione italiana.

È il tempo del corag­gio. Lo ha avuto Tsi­pras sfi­dando i Titani, met­tendo in gioco tutto quello che Syriza ha costruito sin qui ridando forza e dignità alla parola poli­tica su scala con­ti­nen­tale. Più mode­sta­mente pos­siamo met­tere in gioco la nostra quota di corag­gio pro­vando fino in fondo a cam­biare il Paese. Comin­ciando dal cam­biare noi stessi. Le per­sone non si rot­ta­mano, ma le litur­gie autoas­so­lu­to­rie e la pru­denza magari sì. Sarebbe un ini­zio promettente.

 

Commenti

  • francesco

    Parlate proprio voi, tra uno Smerigliare “pallido e assorto”e il rauco rutto di un franco desaparecidos, passati disinvoltamente da una Casa dignitosa a villa bi-familiare con piscina (PD e “centrosinistra”), inculando i lavoratori con dosi industriali di va-SEL-lina…No, grazie!

  • francesco

    Raramente mi trovo in accordo con il mio omonimo, ma questa è una di quelle.
    Non condivido il tono irrisorio ed offensivo da lui usato nel commento ma la sostanza si.
    Qualunque sia il futuro di SEL, qualunque sia il suo orientamento (sul quale io ed il mio omonimo abbiamo una visione sostanzialmente opposto) ciò che è certo è che chi ha diretto fino ad oggi il partito, come coloro che lo hanno diretto ieri, devono fare non uno ma mille passi indietro. Al di là del giudizio umano sulla persona (ad esempio ho conosciuto personalmente Franco diversi anni fà, quando era diventato Sedretario del PRC ed è una persona dignitosissima e che merita tutto il rispetto, anche se politicamente non ha mai dimostrato particolari capacità o leadership) il loro tempo è scaduto ed il loro continuare a contribuire allontana e non avvicina le persone al progetto che vorrebbero sostenere.
    Se davvero tengono a SEL, Smeriglio, Giordano, Vendola, Ferrara, Deianna, Fratoianni (e la sua compagna miracolosamente cooptata a livello nazionale) e tanti altri ritornino ad essere semplici sostenitori e rinuncino ad ogni carica dirigenziale o ad ogni ambizione di continuare a detenere un ruolo di primo piano, perchè finiranno solo con l’affossare definitivamente ogni possibilità di affermazione politica futura (l’attuale irrilevanza politic ainvece non necessità neanche di essere commentata).
    Sia chiaro però che come la dirigenza di SEL è altettanto non credibile e dunque dannosa anche quella di tutte le forze alla sua sinistra a partire dal PRC (perchè se c’è qualcuno ancor meno credibile e stimabile politicamente delle persone citate sopra quelle sono la totalità della classe dirigente del PRC a partire dal suo segretario Ferrero) o quelle fuoriuscite dal PD (Fassina e Civati davvero sono quanto di meno credibile, irrilevante e – mi si scusi il termine – politicamente cialtronesco che si sia mai visto).
    Non ha caso sia Syriza che Podemos nascono con il rifiuto della classe dirigente politica tradizionale di sinistra che fino a quel momento aveva avuto un ruolo nei rispettivi paesi. Ecco tirare in ballo Syriza e Podemos come modelli da seguire da parte di una classe dirigente che fà politica da decenni (anche Fratoianni che ha cominciato con il PRC toscano quando ancora era studente, ovvero quais venti anni fà) è comico per non dire tragico e comunque sicuramente ipocrita e falso.
    Francesco l’altro
    (ps. non posso cambiare nik perchè associato alla mail con cui sono registrato)

  • francesco

    Io non salvo nessuno tra coloro che calcano le scene della Sinistra da tempi biblici.
    Ma il punto è come si esce da questa situazione di stallo, per andare dove e con chi.
    Non si fa altro che parlare di contenitori…

  • francesco

    non è questione né di contenitori, né di contenuti, ma di teste.
    Le attuali forze politiche di sinistra tutte temo siano finite in un binario morto, si agitano tutte solo per salvarsi, ovvero per cercare di salvarsi come dirigenti.
    Tutto quello che toccano si trasforma nel contrario dell’oro e tutti i compagni di strada che si trovano (incuso Landini) sono solo sodalizi a difesa della propria posizione, politica o sindacale che sia. Da questa situazione si uscirà solo nel momento in cui dal basso, fuori dall’allevamento di mediocri che sono stati i partiti politici tutti, qualcuno di credibile e capace di aggregare assieme a lui un nocciolo sufficientemente coeso e ampio di “teste pensanti” alzerà la mano per proporsi come alternativa dell’esistente tutto (tenedosi alla larga dalel formazioni e dai politici di SEL, PRC, PD, dai gatti sciolti alla Civati, dagli incompetenti come Fassina, dagli sindacaisti tutti e dai doppiogiochisti ipocriti alla Landini in particolare, etc.) allora e solo allora, con un pò di fortuna qualcosa potrà davvero cominciare a cambiare in quetso paese.
    Francesco l’altro