Nozze Gay, la rivolta dei sindaci contro Alfano. Dopo Bologna anche Empoli, Udine e Napoli dicono no
«I sindaci non vogliono andare contro una legge dello Stato, il problema è che la legge non esiste. Io ho già ricevuto due comunicazioni del prefetto di Firenze. Ma vado avanti, insieme a Merola». A Repubblica Tv parla la sindaca Pd di Empoli, Brenda Barnini, 33 anni, eletta lo scorso maggio. In linea con i colleghi di Bologna e Napoli, dal 15 settembre ha autorizzato la registrazione dei matrimoni omosessuali celebrati all’estero. «A luglio sono venuti a trovarmi due ragazzi sposati da poco, in Portogallo. Mi sarei sentita un’irresponsabile nel non rispondere alla loro esigenza».
Il Comune di Napoli ha annunciato che “ricorrerà nelle sedi giudiziarie competenti” contro la circolare del ministro Alfano, si legge in una nota della Giunta. «Credo che sia un fatto negativo, in contrasto con la Costituzione repubblicana e le libertà civili in essa sancite» ha commentato Luigi de Magistris, sindaco di Napoli da alcuni giorni sospeso dalle funzioni. Napoli è stata la prima città in Italia, alcuni mesi fa, ad adottare una delibera con cui rendeva possibili queste trascrizioni.
Il sindaco di Udine, Furio Honsell, è convinto che “una questione come questa non va risolta con circolari burocratiche, ma deve essere portata in parlamento o davanti alla Corte costituzionale”. A Udine, nei giorni scorsi è stato trascritto – primo caso nella regione – il matrimonio tra l’udinese Adele Palmeri e Ingrid Owen, cittadina sudafricana, attualmente residenti in Belgio.
E anche il Codaconas è sul piede di guerra che ha annuncio di essere pronto a presentare un ricorso contro il provvedimento di Alfano: “La circolare ai prefetti viola palesemente quanto disposto in tema di coppie di fatto dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo e, in quanto tale, è illegittima”, sostiene l’associazione, annunciando un ricorso collettivo al Tar del Lazio “al quale già da oggi possono partecipare tutti i cittadini italiani, gay o etero, fornendo la preadesione sul sito www.codacons.it”. “La Corte di Strasburgo con una sentenza del 2010 ha ammesso l’esistenza del diritto alla vita familiare anche in favore delle coppie formate da soggetti dello stesso sesso – spiega l’associazione – e ha confermato che il concetto di ”vita familiare” deve necessariamente includere anche la “famiglia di fatto”, ossia il legame stabilito tra persone che vivono insieme anche fuori dal matrimonio, indipendentemente dal loro sesso”.
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luca68