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Mercoledì, 12 febbraio 2014

Scuola, tagli, sempre tagli ancora tagli

contro-il-numero-chiuso

Non passa giorno che in interviste, post e tweet gli esponenti dell’attuale maggioranza, a partire dalla ministra Carrozza, non ribadiscano di aver rimesso la scuola, l’università e la ricerca al centro dell’agenda per lo sviluppo e annuncino provvedimenti legislativi finalizzati al raggiungimento degli obiettivi Europa 2020; gli obiettivi in cui, per capirci, l’Italia si è presa in pagella un’insufficienza in tutte le materie, dalla competenza nella lettura a quelle in matematica e in scienze, dall’abbandono scolastico alla percentuale di diplomati e laureati, dall’educazione degli adulti alla formazione continua.

La realtà è tutt’altra cosa e, dopo la soppressione di discipline e la drastica riduzione di didattica laboratoriale e organici prodotte dalla controriforma Gelmini, nei fatti nessuna inversione di marcia. Mentre all’università si inasprisce il numero chiuso e, a fronte del fallimento del fondo per il merito, non ci sono misure sufficienti a sostenere il diritto allo studio, per la scuola gli stanziamenti in alcuni settori, insufficienti rispetto ai reali bisogni (ad esempio solo 15 milioni di euro dati complessivamente a tutte le Regioni per la lotta alla dispersione scolastica,  quando la sola Regione Puglia con il progetto Diritti a scuola più volte lodato dal ministero, grazie ai fondi europei ne ha stanziati 35 lo scorso anno, ridotti a 25 per l’anno in corso) mascherano ulteriori tagli: ai fondi per il miglioramento dell’offerta formativa (MOF), ai diritti del personale della scuola (blocco degli scatti di anzianità, taglio delle posizioni economiche ATA, mancato pagamento delle funzioni superiori docenti e ATA, mancato riconoscimento retributivo delle reggenze dei DSGA) e con altri espedienti, quali l’estensione degli appalti a ditte esterne per i servizi ausiliari, con  carichi di lavoro insostenibili per il personale Ata e messa a rischio del regolare funzionamento della scuola.

L’ulteriore riduzione al MOF, per pagare gli scatti di anzianità arretrati di docenti e Ata, costringe di fatto i lavoratori della scuola (che già così, a parità di carico di lavoro, sono i peggio pagati d’Europa) o al volontariato o ad azzerare per mancanza di fondi tutti quei i progetti indispensabili ad arricchire la didattica curricolare, oramai anacronistica, curare i bisogni educativi individuali, sostenere l’eccellenza e combattere l’insuccesso scolastico, assicurare la relazione con i genitori e l’interazione della scuola con le esigenze e le ricchezze del territorio.

E in questo quadro drammatico di tagli ai diritti degli studenti e dei lavoratori, ancora nessun piano di stabilizzazione per l’esercito di precari e Ata che ogni giorno garantiscono il funzionamento delle nostre scuole, con il medesimo carico di lavoro del personale a tempo indeterminato, ma non sanno se e quando riceveranno lo stipendio e le ferie non godute, né se e quando potranno ottenere l’abilitazione. Non possiamo che unirci alla loro manifestazione indetta dalla Flc Cgil per domani giovedì 13 febbraio 2014, dalle ore 10,00 alle ore 13,00, davanti al MIUR. Le nostre senatrici De Petris e Petraglia hanno presentato una interrogazione parlamentare per garantire il maggior numero possibile di corsi abilitanti PAS  in tempi compatibili per l’inserimeno nelle graduatorie d’istituto.

Quo usque tandem, ministra Carrozza?

Commenti

  • Cosimo De Nitto

    La Carrozza continua la linea di Profumo che a sua volta continuava la linea della Gelmini. Si può tranquillamente affermare che il massimo della progettualità politica che esprime il PD sulla scuola è la realizzazione del programma della Gelmini, che ha schiantato la scuola pubblica.
    Da SEL mi attendo un discorso che non limiti la sua critica, pur giusta e sempre doverosa, ai tagli. La Carrozza, il governo non vanno criticati solo per quello che non danno (risorse e investimenti) ma anche per le linee di politica scolastica che caratterizzano il governo della scuola, dell’Università e della ricerca. Pertanto anche quegli interventi che segnerebbero una discontinuità con la linea Gelmini-Tremonti e che non costano niente (voti alla primaria, buffonata del maestro unico, sperimentazione meritocratica dall’alto, blocco della ricerca-sperimentazione metodologico-didattica richiesta dalle scuole e dai docenti (dal basso), soldi alle private, sperimentazione licei 4 anni, diverso approccio al problema del diritto allo studio, al problema dell’educazione permanente, della lotta alla dispersione scolastica, gestione “aziendalistica” della scuola, del personale, della dirigenza ecc.) ma che caratterizzerebbero le politiche scolastiche secondo lo spirito e la lettera della Costituzione, anche per la mancanza di tutto ciò bisogna criticare la Carrozza e il carrozzone di questo governo. Bisogna portare a fondo la critica dell’idea stessa e del progetto di formazione di stampo neoliberista perseguito dalle destre italiane ed europee, idee e progetti condivisi dall’establishment del PD, Renzi in primis.
    Altrimenti la critica di SEL, ancorché necessaria e giusta, si connoterà come sindacal-rivendicativa e non sarà diversa da quella di tanti altri soggetti.