Nuove politiche industriali
Contributo al laboratorio. Dal dopoguerra fino alla fine degli anni ottanta l’Italia ha avuto una politica industriale che le ha consentito di diventare il secondo paese manifatturiero in Europa e di far parte delle prime sette potenze economiche mondiali. In realtà le origini della crescita industriale italiana le possiamo collocare già nei primi anni trenta, con la nascita dell’IMI e dell’IRI, come risposta alla crisi mondiale del ’29 per evitare il fallimento delle principali banche italiane e dell’economia. Proprio in quegli anni comincia la grande stagione di Adriano Olivetti alla guida dell’azienda fondata dal padre, che raggiungerà negli anni sessanta la sua massima espansione e che rivoluzionerà il concetto stesso di fabbrica e di prodotto così come conosciuto fino ad allora. Adriano Olivetti affiancava a una gestione aziendale innovativa anche una cultura del prodotto che andava ben oltre la semplice estetica. Riuscì a creare un’esperienza di fabbrica nuova ed unica al mondo, credeva che fosse possibile creare un equilibrio tra solidarietà sociale e profitto, tanto che l’organizzazione del lavoro comprendeva un’idea di felicità collettiva che generava efficienza. Gli operai vivevano in condizioni migliori rispetto alle altre grandi fabbriche italiane: ricevevano salari più alti, vi erano asili e abitazioni vicino alla fabbrica che rispettavano la bellezza dell’ambiente.