Sei in: Home › Attualità › Notizie › Oh mamma, mi si sta ritirando lo spread
Mercoledì, 12 febbraio 2014

Oh mamma, mi si sta ritirando lo spread

astolfo

Provate a fare una cosa: procuratevi i dati dell’andamento dello spread degli ultimi due-tre anni (esiste un sito apposito che ve li fornisce minuto dopo minuto), poi disegnateli su un grafico e congiungete i punti, alti e bassi. Adesso guardate cos’è venuto fuori: non vi sembrano le Dolomiti del Brenta, con tutti quei picchi e precipizi improvvisi? Le Dolomiti sono una cosa seria, lo spread, francamente, è ancora tutto da vedere, tutto da capire. O meglio, non lo spread in quanto tale, dato che in fondo è nient’altro che un parametro, utile a misurare che differenza intercorre tra la rendita dei titoli italiani (BTP, Buoni del Tesoro Poliennali) e quella dei titoli tedeschi (BUND). Piuttosto non appare una cosa seria, men che meno il modo come ci è stata in questi anni raccontata, la relazione tra lo spread e la politica, almeno in Italia.

Pensiamoci un attimo. Una parola, naturalmente anglosassone, del tutto sconosciuta ai più, si impone dalla sera alla mattina come cartina al tornasole delle nostre ansie e paure, timori e tremori, speranze e delusioni. Diventa senso comune, tenuta d’occhio al bar sotto casa come le quotazioni e i pronostici delle partite di calcio la domenica. Già il solo fatto di pronunciarla evoca il senso di una minaccia, quella che salga verso l’alto. Si ignora, o si rinuncia, ad afferrarne il meccanismo oggettivo di funzionamento, e ci si attesta su coordinate approssimative: se lo spread “sale” le cose vanno male, se “scende” allora vanno meglio. Per un verso potrà essere anche vero, ma quale verso? Adesso, per esempio, da diversi mesi a questa parte lo spread “scende”. Gli analisti direbbero (dicono) che l’attuale bassa inflazione europea comprime all’ingiù (in Italia sotto i 200 punti) gli spread di diversi paesi. Siamo tornati, se assumiamo lo spread come parametro della crisi, a livelli che furono prima della crisi, quando ignoravamo l’esistenza stessa dello spread. Il fatto è che la crisi c’è sempre, c’è tutta, la sua fuoruscita viene ogni volta rinviata di semestre in semestre e tutti gli indicatori, da quelli spaventosi della diseguaglianza sociale, della povertà dirompente, della disoccupazione imperante, sono peggiorati.

Lo spread ci ha fatto cambiare governi, per contrastarlo siamo passati dalla politica alla tecnica e quando mister Monti se n’è andato lui, lo spread, era sempre lì allo stesso livello di quando il bocconiano era arrivato al governo. Ieri abbiamo provato l’ebbrezza di cambiare governo, senza passare attraverso il voto, premuti con il coltello alla gola dello spread “alto”. Oggi proveremo l’ebbrezza di cambiare un altro governo, anche in questo caso senza un voto, rilassati e tranquillizzati dallo spread “basso”. Quand’è che potremo inebriarci con una politica che si rapporti all’economia, che costruisca governi e formi maggioranze, a partire da ciò che essa intende fare per portare, finalmente, questo stremato paese fuori dalla crisi?

Commenti

  • caterina

    astolfo è un vero genio. mi sto godendo i suoi commenti di giorno in giorno e forse dovrebbe andare al Governo. penso che lo spread starebbe dov’è ma noi invece andremmo avanti meglio.