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Giovedì, 16 ottobre 2014

Opera di Roma, interrogazione dei senatori di Sel a Franceschini: “Revocare il licenziamento collettivo”

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“Chiediamo la revoca immediata del licenziamento dell’orchestra e del coro del Teatro dell’Opera di Roma, un atto illecito per spostare l’attenzione dal vero problema: la scellerata gestione amministrativa, la totale inadeguatezza del sovrintendente e, non ultima, la primaria responsabilità dello Stato nel tutelare i privilegi anziché combatterli”. Così la presidente del Gruppo Misto Loredana De Petris, insieme alla capogruppo di SEL in commissione Istruzione Alessia Petraglia in un’interrogazione al Ministro dei beni e attività culturali firmata da tutti i senatori di SEL.

“Sembra di assistere – proseguono le senatrici – alle “prove generali” degli attacchi a cui il mondo del lavoro, nel suo complesso, si vedrà sottoposto nel prossimo futuro. Per questo, vorremmo conoscere quali iniziative il Ministro Franceschini intenda assumere per ripristinare una corretta applicazione della Legge Bray che prevede una ‘razionalizzazione del personale artistico’ e non una sua drastica cancellazione e se non ritenga, di dover rendere di dominio pubblico le specifiche del bilancio del Teatro dell’Opera di Roma”.

“E’ necessaria anche un’azione di rilancio, con un’accurata ricerca di dirigenti capaci di governare il teatro dell’Opera di Roma a partire dalla sovrintendenza e quindi misure volte a consentire il ridimensionamento dei vari incarichi e le molteplici consulenze attualmente esistenti a carico della fondazione, considerando che il decreto-legge n. 91 del 2013 individua 3 figure dirigenziali e preminenti: il soprintendente, il direttore artistico ed il direttore amministrativo”.

“Infine, vorremmo sapere se il Ministro Franceschini non ritenga di indurre a pianificare la restituzione dei debiti contratti, attraverso politiche di risparmio volte al risanamento economico con l’azzeramento di appalti e commesse esterne e se, si senta di escludere – concludono De Petris e Petraglia – che quella del teatro dell’Opera di Roma non rappresenti il primo passo per una “razionalizzazione” dell’intero comparto lirico-sinfonico nazionale”.

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