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Mercoledì, 29 luglio 2015

Partito Labour in subbuglio: Jeremy Corbyn “il rosso” in testa nei sondaggi e nelle idee

BRITAIN-POLITICS-LABOUR

Jeremy Corbyn, esponente della sinistra del partito laburista, avrebbe un incredibile vantaggio di venti punti sui suoi rivali nella corsa alla leadership del partito britannico, orfano di un leader dopo l’abbandono di Ed Miliband a seguito della batosta elettorale di maggio.

Secondo il tabloid Daily Mirror, che avrebbe visto un sondaggio riservato sulla contesa, Corbyn ha il 42% dei voti contro il 22,6% di Yvette Cooper, il 20% di Andy Burnham e il 14% di Liz Kendall. Tenuto conto delle seconde scelte, il vantaggio di Corbyn, 66 anni, deputato di Islington, un quartiere del nord di Londra, si riduce: il veterano della sinistra è al 51% contro il 49% della Cooper, che ha definito la campagna di Corbyn “sorprendentemente retro”.

Candidato di sinistra del partito, contrario alle politiche di austerità, Corbyn è in Parlamento dal 1983. Si è trovato spesso in minoranza nel Labour e si è opposto alle “derive” del blairismo. E’ sostenitore dell’intervento pubblico nell’economia, all’aumento delle tasse per i ceti più elevati, ed ha abbracciato cause pacifiste e ambientaliste. Si è battuto per la riunificazione dell’Irlanda e per il disarmo nucleare. Nel 1984, è stato anche arrestato nel corso di un sit-in di protesta anti-apartheid davanti dall’ambasciata sudafricana.

Un evento politico  che potrebbe dare una vera scossa alla politica britannica tanto da spingere la nota sociologa e scrittrice Hilary Wainwright a scrivere sulla nota rivista inglese di sinistra Red Pepper un articolo a sostegno di Corbyn in cui spiega le ragioni di questo appoggio.

Hillary

Secondo Wainwright “Può sembrare perverso, ma credo che Jeremy Corbyn dovrebbe essere sostenuto, non come un tentativo di ‘recuperare il partito laburista’, ma come una transizione verso una organizzazione politica al di là del partito laburista e non solo politica parlamentare».

Nell’eccellente articolo della Wainwright vengono forniti spunti assai validi anche per la discussione sulla sinistra qua in Italia, che condivido pienamente e credo debbano essere messi all’ordine del giorno.

Ad esempio.  “Propone una forma di politica ibrida e sperimentale, dove il metodo guida è la collaborazione. E dove questa collaborazione esiste, non sarà organizzata intorno ad un centro unificante, ma attraverso reti di coordinamento, dando priorità all’intercomunicazione, e l’interconnessione, come modalità di condivisione di valori condivisi ed un senso di direzione comune”.

Ciò di cui c’è bisogno quindi è una organizzazione politica di tipo diferente da quella che rappresentava i lavoratori nel periodo keynesiano. una che è meno centrata sull’obiettivo di andare al governo, ma più su quello di sviluppare ed interconnettere le capacità di trasformazione delle persone su base transnazionale – interconnettendo locale e globale – per sfidare il mostro del capitalismo globale. Ma la nozione di ibridità e l’obiettivo di mettere in movimento varie fonti e livelli di potere può anche riconoscere e valorizzare organizzazioni “storiche” ma in una cornice diversa”

Ed a proposito del Labour Party e della sfida lanciata da Jeremy Corbyn: “potrebbe essere parte di una nuova politica che riguarda meno il governo e più la mobilitazone dalla base,(…) una politica che parte dal riconoscimento che la nostra unica risorsa è rappresentata dalle capacità creative delle persone, e dalla loro volontà di metterle in pratica per il bene di ognuno. Quindi un movimento che riguarda non solo vincere le elezioni ma educazione ed autoeducazione popolare, meno lotte intestine più accoglienza della diversità e creazine di spazi di riflessione e dibattito, trattando la pratica come azione sperimentale dalla quale apprendere. un’organizzazione meno di gerarchia centrale e di avanguardia e più mirata a creare e connettere piattaforme e sostenere ed intrecciare le lotte”.

Commenti

  • Gregorio

    Concordo.
    Anche io sto seguendo la vicenda delle primarie inglesi con molto interesse. Mi aveva già colpito la vittoria dell’europeista Scottish National Party, accusato di avere fatto una campagna elettorale come si faceva negli anni ’70. L’accusa verso Corbyn è quella di avere proposte “vintage”. Eppure va fortissimo tra i giovani, tra i neo-iscritti, ha un seguito su Facebook ben superiore a quello degli altri candidati. Non so se riuscirà a spuntarla combinando primo e secondo voto, ma credo indichi una strada: servono proposte forti, dirompenti, serve individuare anche i “nemici” che, nel caso italiano, sono i grandi evasori, le aziende che eludono il fisco, i ceti che con la rendita si sono arricchiti ed hanno impoverito il ceto medio.

  • Adriano Zaccagnini

    Sviluppare un’organizzazione politica che si può anche chiamare Partito, ma che non ha come obiettivo governare, bensì sperimentare le capacità creative per trasformare la società.
    Governare diventa una conseguenza eventuale ed incidentale. Agire così nella società, cosa che molti già fanno, è già “rigovernare” interconnettendo.

  • Filippo Boatti

    A differenza dell’Inghilterra, della Grecia e della Spagna l’Italia difetta di patriottismo (inteso in senso positivo e non come bieco nazionalismo). E trionfa invece l’opportunismo. Immaginiamo il referendum di Tsipras in Italia come sarebbe andato a finire. Difficile che si possa affermare un modello del genere in questo contesto. Lo dico non per contrarietà con le proposte di Martone che condivido ma perché bisogna sapere sempre in che paese non semplice viviamo. Perciò l’arte di governo non va assolutamente smarrita e anzi a mio parere a sinistra abbiamo bisogno di rafforzarla, anche se va contaminata con un maggior senso di fratellanza e di condivisione popolare che a sinistra ma in generale nel paese è venuto a mancare. Syriza al momento riesce a tenere assieme questi due poli: Tsipras ha una sagacia e una tempra da leader politico d’altri tempi. Ma anche quando il partito si divide si ferma sempre prima dello scontro intestino distruttivo, senza demonizzare le altre posizioni. Comunque sia il pendolo in questo momento deve pendere per una forte iniezione di idealismo dato che la politica (europea) si è arenata in un pragmatismo cieco e senza speranza.

  • Francesco Martone

    grazie Filippo, solo per precisare che non sono le mie le proposte ma le condivido in pieno anche perché non sono contingenti ma frutto di un lavoro di anni di elaborazione collettiva nel quale Hillary ha svolto un ruolo di primo piano. Sto rileggendomi al riguardo un’interessante pubblicazione fatta da Transform! qualche anno fa dal titolo “Networked Politics – Ripensare l’organizzazione politica in un’epoca di movimenti e reti”. che affronta molti di questi temi, e cerca di cogliere lo spirito di trasformazione ed innovazione che a suo tempo venne dai movimenti del Forum Sociale Mondiale. Oggi quello spirito di trasformazione in Europa è colto a livello politico da esperienze come Podemos o Syriza e processi simili in altri paesi ad esempio il Portogallo. Quello che m’interessa nel caso di Corbyn è come si possa provare dal recinto di un partito di sinistra tradizionale ad andare oltre ed innescare processi di rappresentazione e trasformazione sociale e politica che vanno oltre il partito stesso.

  • alberto ferrari

    Un po’ più di cautela su ciò che sta avvenendo all’interno di Syriza non sarebbe male.

  • alberto ferrari

    Scusate compagni, ma pensate davvero che questo linguaggio criptico “Propone una forma di politica ibrida e sperimentale, dove il metodo guida è la collaborazione. E dove questa collaborazione esiste, non sarà organizzata intorno ad un centro unificante, ma attraverso reti di coordinamento, dando priorità all’intercomunicazione, e l’interconnessione, come modalità di condivisione di valori condivisi ed un senso di direzione comune” possa portare ad un consenso elettorale?

  • Filippo Boatti

    Sì ma stiamo all’argomento principale, quello che succede in Syriza lo vedremo da spettatori. Comunque sono convinto che Tsipras cercherà fino all’ultimo di evitare la spaccatura del partito. Non perché l’ala minoritaria sia particolarmente brillante (non lo è per nulla e non ha la benché minima proposta alternativa) ma perché Tsipras, pur essendo perplesso dai duri e puri, la ritiene un metodo vecchio di fare politica: non stare mai a sentire quello che dicono gli altri e considerare il “repulisti” interno una scorciatoia per il potere.

  • http://detestor.blog.com/ Detestor

    Infatti, è una cosa che a sinistra piace ma è incomprensibile alla maggior parte della gente. Una parte dei consensi che hanno Salvini, Grillo e Renzi viene sicuramente dal fatto che sono chiari quando parlano.