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Venerdì, 8 aprile 2016

Petrolio, De Petris: metà degli impianti non ha valutazione impatto ambientale. Sinistra italiana presenta interrogazione su piattaforme offshore entro le 12 miglia

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«Ho presentato, assieme ai colleghi di Sinistra Italiana Barozzino, Bocchino, Cervellini, Campanella, De Cristofaro, Mineo e Petraglia, un’interrogazione al presidente del Consiglio Renzi e al ministro dell’Ambiente Martina alla luce di quanto emerge dal dossier redatto dal WWF Italia in merito alle piattaforme offshore nella fascia delle 12 miglia. Si tratta di un dossier che desta una allarmante preoccupazione rispetto alla tutela del nostro territorio e alla salute dei cittadini». A dirlo è Loredana De Petris, presidente del Gruppo Misto e capogruppo dei senatori di Sinistra Italiana al Senato.

«Tra i primi aspetti segnalati dal dossier – afferma  De Petris – vi è un problema legato proprio all’età delle piattaforme: delle 88 strutture entro le 12 miglia, che fanno capo a 31 concessioni di coltivazione degli idrocarburi, 42 hanno più di 30 anni. Ciò significa che esse sono state costruite prima dell’entrata in vigore, nel 1986, della legge n. 349, la quale ha introdotto nel nostro ordinamento la Valutazione di Impatto Ambientale. Tali impianti, dunque, non sono mai stati sottoposti a VIA.  Altro dannoso profilo – prosegue l’esponente di Sinistra Italiana –  riguarda l’età media delle concessioni (circa 35/40 anni) e, di conseguenza, anche di piattaforme, delle strutture di appoggio e di tutte le infrastrutture annesse e dunque della scarsa sicurezza derivante dalla loro obsolescenza. È evidente, infatti, come la garanzia dell’utilizzo di tecnologie avanzate venga meno, quando quasi la metà di esse risulta avere più di 40 anni».

«Mi chiedo come possa il presidente Renzi affermare che l’obiettivo che si pone è quello di arrivare al 50% delle rinnovabili entro la fine della legislatura, in totale contrasto con l’attenzione che il suo Governo ha sinora dimostrato verso il tema della ricerca e coltivazione degli idrocarburi – conclude De Petris – tanto più dopo i fatti di questi giorni che evidenzierebbero i legami esistenti tra le lobby petrolifere e l’azione del Ministero dello sviluppo economico».

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