Sei in: Home › Attualità › Notizie › Picchi diossina al quartiere Tamburi, il governo non risponde
Venerdì, 8 aprile 2016

Picchi diossina al quartiere Tamburi, il governo non risponde

tamburi-57

Questa mattina ho discusso l’interpellanza urgente, depositata a marzo scorso, sui picchi di diossina riscontrati nel “deposimetro” del quartiere Tamburi di Taranto.

Come noto infatti, la relazione messa a punto dal politecnico di Torino – sulle analisi condotte tra il novembre 2014 ed il febbraio 2015 – ha evidenziato una concentrazione di diossine straordinariamente elevata, con i picchi maggiori proprio nel quartiere Tamburi.

Il professor Assennato, nei suoi ultimi giorni da Direttore Generale di Arpa Puglia, ha contestato duramente sia le valutazioni del politecnico di Torino che asseriscono che i picchi di diossina non siano imputabili all’Ilva, sia l’effettiva trasmissione dei dati a tutti gli organi competenti.

Risulta inconcepibile infatti, data soprattutto la gravità della vicenda, che siano passati mesi prima che i dati fossero resi noti. A mio avviso, così come per Arpa e per le Associazioni ambientaliste, si sarebbe dovuta dare immediata comunicazione alle autorità locali, alle Asl e agli Enti preposti al monitoraggio e al controllo dell’inquinamento, a partire dalla stessa Arpa Puglia, al fine di consentire immediate analisi e stabilire la profilassi per la popolazione. Oltre che le responsabilità.

Per questo ho interrogato i Ministri, chiedendo se il Governo fosse a conoscenza della relazione ed in caso contrario – cosa egualmente grave – del perché i Commissari straordinari dell’Ilva (che ricordo essere sollevati da ogni responsabilità penale, civile ed amministrativa, grazie all’ultimo decreto sul siderurgico) non abbiano comunicato tempestivamente i dati alle autorità ed agli organi preposti al monitoraggio dell’inquinamento e alla tutela della salute.

La risposta è stata assolutamente inaccettabile e la ricostruzione dei fatti superficiale ed omissiva; il Sottosegretario ha persino “dimenticato” di specificare che i dati relativi al periodo novembre 2014 –  febbraio 2015, sono stati consegnati a febbraio 2016.  Gravissima, a mio giudizio, la difesa dell’operato dei Commissari, con la giustificazione che non abbiano reso noti immediatamente i dati per non suscitare allarme.

Non una parola sul mancato invio dei dati ad Arpa Puglia che, lo voglio ricordare, ha dovuto inviare un ufficiale di polizia giudiziaria in ILVA per ottenere i dati completi. Nulla mi è stato riferito sulle modalità di manipolazione, gestione e trasferimento delle polveri dagli elettrofiltri. Nessun riferimento al silenzio dei commissari, su questa vicenda, durante l’audizione del 25 febbraio scorso in Commissione Attività Produttive della Camera, cioè il giorno dopo la comunicazione dei dati ad Arpa Puglia.

I Commissari – sottolineo ancora una volta nominati dal Governo – dovrebbero a mio giudizio dimettersi, perché hanno messo in atto una modalità scorretta  di “governance” dell’azienda: avrebbero dovuto ispirarsi ai principi di trasparenza, collaborazione e tempestività e non lo hanno fatto, tutto ciò aggravato dal fatto che i vari decreti ILVA hanno determinato una complessiva espropriazione delle competenze ordinariamente attribuite agli Enti, a fronte di un potere progressivamente crescente posto in capo ad essi. Inoltre, non hanno mai presentato i bilanci dell’azienda e neppure redatto il piano industriale che, a norma dell’ultimo decreto ILVA, sarà compito dei privati ai quali verrà ceduto lo stabilimento e che per questa via, potranno modificare anche il piano ambientale.

Il ministro dell’Ambiente dovrebbe prendere atto della propria incapacità, inefficacia ed ininfluenza e dimettersi.

Gli aspetti di questa vicenda e la mancata volontà della ricerca di verità e responsabilità da parte del Governo, dimostrano ancora una volta che Taranto, i lavoratori dell’Ilva e i cittadini sono sempre più soli ed in balia di un potere politico imbelle e irresponsabile.

Commenti

  • Francesco

    I lavoratori e i cittadini di Taranto si ricordano anche della doppiezza di Nichi Vendola, guru di Sel ed ex Presidente della regione Puglia per due mandati ( a proposito, che fine ha fatto?) come si evince dalla famigerata conversazione telefonica con il dirigente dell’epoca Girolamo Archina’.Per chi è di sinistra, l’autocritica non è disonore, ma un punto di forza. Facciamola!
    Francesco, il primo.

  • claudio

    Con tutto il rispetto, avete governato la regione Puglia nelle ultime due legislature ed il problema pensate di risolverlo ora con un interpellanza al Governo? Ma negli ultimi 10 anni con Vendola presidente della regione che cosa è stato fatto per risolvere il problema? Se c’erano soluzioni praticabili perché non sono state adottate quando governava la regione? e se no ci sono (lo suppongo dato che non sono state adottate quando Sel governava la regione) perché pensate di scaricare la colpa sul Governo nazionale attraverso un’interpellanza a cui sapete che non esiste una soluzione semplice ed indolore? Pensate che sia questo “fare politica”? Pensate che fare politica sia scaricare sugli altri colpe e responsabilità? Da questo modo di fare sembra proprio di sì e sinceramente penso che la sinistra sia ben altro da queste (e da quelle del Prc) meschinità.

  • Francesco

    Sel in Puglia governava con il PD senza l’apporto di altre componenti di sinistra.
    Non è onesto screditare i compagni del PRC che erano all’opposizione.
    L’onestà intellettuale viene prima del fideismo.

  • claudio

    Puoi ovviamente non condividere e confutare il mio punto di vista ma se rileggi con maggior attenzione ciò che ho scritto capirai che non ho attribuito al Prc alcuna responsabilità in merito alle questioni connesse all’Ilva di Taranto.
    Ho invece, essendo di questo convinto, affermato che il Prc si comporta – da questo punti di vista – allo stesso modo di Sel, ovvero pratica un’opposizione strumentale che tende ad esulare dal merito (molto complesso) delle questioni e fondata sostanzialmente su una scelta di contrapposizione politica predeterminata a monte. Basta richiamare alla memoria lo iato che passava tra l’azione amministrativa del Prc dove era in maggioranza e il fideismo con cui adesso giudica le scelte degli altri. Non è perchè da qualche anno il Prc è all’opposizione in quasi tutte le realtà locali che si può ignorare come invece, esattamente a Sel, era così indulgente verso se stesso quando governava (ed ha governato in tantissime regioni, provincie e comuni italiani, fino alla scorsa legislatura) o quando Ferrero era Ministro della Repubblica. Allora non era tutto bianco e nero come invece sostiene sia Sel che il Prc quando parla delle scelte del PD. Sia chiaro sono molte le scelte non condivisibili del PD ma un conto è esercitare una critica costrttiva nel merito delle questioni e proponendo soluzioni alternative praticabili, un conto è sparare “alzo zero” su qualsiaisi cosa. Questo modo di fare politica (in questo accomuno Sel e Prc) lo trovo meschino; ed inoltre politicamente controproducente come dimostra il consenso risicato di cui oramai Sel e Prc godono (e lo dico con enorme dispiacere perchè in Italia una sinistra credibile e composta da persone capaci e non dai “personaggi da operetta” attuali, potrebbe godere di un consenso tra il 15 e dil 20% senza problemi).

  • Francesco

    Da ciò desumo che appartieni a qualche area politica che trascina grandi masse contro il Capitale, e che capitalizza un forte consenso elettorale…
    Complimenti vivissimi.

  • claudio

    Devo rinnovarti l’invito a rileggere con maggior attenzione ciò che commenti.
    Accuso Sel ed il Prc di eccessivo fideismo e di mancanza di onestà intellettuale (che è la causa da cui consegue lo scarso consenso che li caratterizza) e non il contrario (come sembra tu abbia compreso vista la tua risposta). Affermare, come io affermo, che praticano “un’opposizione strumentale che tende ad esulare dal merito (molto complesso) delle questioni e fondata sostanzialmente su una scelta di contrapposizione politica predeterminata a monte” mi sembra esprima con chiarezza ciò che rimprovero ad essi e che ciò (l’oggetto del rimprovero) è esattamente l’opposto del settarismo che caratterizza quelle pantomime di partiti (ancora più fideisti di Sel ed il Prc) dai nomi improbabili e che godono di meno consenso (giustamente) di un’amministratore condominiale. Io sono invece uno di quei “potenziali” elettori di sinistra che vorrebbero un partito fatto di persone serie, competenti e capaci di praticare un’azione politica reale che sappia misurarsi con il contesto dato e produca effetti concreti, anche accettando dei compromessi. Sarà forse perchè invecchio ma dei partiti bandiera non so più cosa farmente e diffido apertamente di chi mi promette un mondo migliore coniugato sempre al dopo domani. Il Prc poteva essere quel partito (ed io ho creduto che lo fosse) ma alle prime difficoltà (perchè misurarsi con la realtà è maledettamente difficile) si è sciolto come neve al sole ed invece di accettare la sfida di selezionare una classe dirigente all’altezza del (difficile) compito che aveva davanti ha preferito buttarla in caciare mettendo in scena uno scontro ideologico con il PD che è (quasi) solo fumo gettato negli occhi ai propri (sempre meno) elettori nella speranza di poter raccimolare ancora un numero di voti sufficienti a mantenere la piccola rendita di posizione (anche economica) di cui una classe dirigente di una mediocrità disarmante era stata inspiegabilmente miracolata. Sel pareva nata per riprendere quella sfida che il Prc aveva abbandonato ma c’è voluto poco tempo, anche in questo caso, per capire che era la stessa fuffa e che la scissione era stata solo una bega di cortile tra mediocri che si contendono uno spazio sempre più ristretto per poter sfamare tutti.

  • Francesco

    Sei tu che continui a non capire. Io sono un militante che lavora per ricucire la diaspora della Sinistra in Italia. Oggi nessuna componente di classe può ritenersi autosufficiente. Non sono per niente interessato al pallottoliere delle percentuali elettorali e ritengo che il compito fondamentale è quello di soppiantare gli attuali Rapporti di Produzione, senza sputare sugli esiti elettorali.
    Dunque, a rivederci nei cortei e nelle piazze di lotta, il più unitarie possibili.

  • claudio

    Rispetto le tue posizioni ma non le condivido. Il problema (secondo me) della Sinistra in Italia non è “ricucire la sua diaspora” ma esattamente l’opposto, ovvero fare “tabula rasa” di tutti le formazioni politiche e rispettive classi dirigenti che oggi la compongono (o meglio che sostengono, pur essendo tutto da dimostrare, di farne parte). Serve un reset e non un collage, perchè la somma di due incapacità non costitusce qualcosa di capace ma casomai un’icapacità elevata al quadrato. Mi rendo conto che sia difficile che ciò avvenga e che comunque (se e quando avverrà) si tratterà di un passaggio doloroso e lungo, tuttavia il protrarsi sulla scena delle sue attuali classi dirigenti (sia di Sel che del Prc; le altre componenti sono solo delle caricature che non meritano neanche di essere prese – da un punto di vista politico – in considerazione) prolungerà solo un’agonia che produrrà molti più danni che benefici al paese ed ai soggetti più deboli che di esso fanno parte. Penso dunque che prima Sel, Prc e compagnia bella (con TUTTI i loro dirigenti) spariscono politicamente e meglio sarà.
    P.s. non voglio mettere in dubbio la sincerità delle tue affermazioni, ma permettimi di farti notare che è quantomeno contraddittorio sostenere di essere “un militante che lavora per ricucire la diaspora della Sinistra in Italia” dato che non c’è tuo commento su questo sito che non critichi aspramente Sel e la sua dirigenza. Lo faccio anch’io ma perchè ritengo (è solo la mia opinione personale e non una verità rivelata) che di Sel (come del Prc) non ci sia niente da salvare, ma se parli di ricucire allora qualcosa non torna; o sei in buona fede ma sei un pò confuso o invece sei in malafede ed è solo di una parte che ti interessa e non il futuro della Sinistra italiana.