PINK FACTOR – La differenza che cambia la politica
“La differenza della donna sono millenni di assenza dalla storia. Approfittiamo della differenza”
Carla Lonzi
Le donne cambiano la politica dei partiti e delle istituzioni, o invece ne vengono cambiate? Abbiamo il Parlamento con la più alta percentuale di donne nella storia della Repubblica e un governo a composizione quasi paritaria. Ma ci basta? Ci bastano le percentuali, quando il problema sono le misure varate da questi governi? Ci bastano, se il conflitto ne viene neutralizzato, se ci ritroviamo a rischio di rappresentazioni ancillari, ausiliarie, o puramente estetiche della presenza di donne sulla scena pubblica?
Per le donne in Italia si sono aggravate le condizioni di vita, a causa dei tagli al Welfare, della disoccupazione, della difficoltà di accesso a servizi come quelli per l’interruzione di gravidanza, della violenza maschile che continua a fare le sue vittime. Ma a patire gli effetti di una politica incapace di rispondere ai bisogni di fasce crescenti della popolazione è il paese nel suo complesso. Questo mentre nel mondo si accentuano gli elementi di caos che mandano in frantumi gli assetti geopolitici tradizionali, alimentando strategie di guerra, corsa agli armamenti e fenomeni imponenti di migrazione forzata.
È urgente prendere atto del fallimento di questa politica, che oggi rischia di fare da base costituente anche del soggetto politico che si vuole costruire a sinistra. Bisogna invece lavorare per una politica di segno interamente nuovo, fuori da copioni scontati e noiosi, contro assetti da club per soli uomini, in una relazione viva con i movimenti sociali di cui le donne sono sempre più protagoniste.
Per “approfittare della differenza”, come invitava a fare Carla Lonzi, occorre ripensare la politica affinché sappia parlare alla vita delle persone, e ripensare gli obblighi delle istituzioni pubbliche verso i propri cittadini e le proprie cittadine a partire dai bisogni – materiali, ma anche relazionali, emotivi, intellettuali. Serve una politica del cambiamento, radicata nel presente ma percorsa da una visione e una speranza di futuro. Una politica capace di ricostruire il Noi contro la dittatura dell’Io, di contestare il modello neo-liberale che vuole la società fatta di individui indipendenti e autosufficienti, di mettere a tema la vulnerabilità come caratteristica dell’umano e la relazione come elemento costituivo della libertà. Una politica che per fare questo sappia attingere all’eredità viva del femminismo e rinnovare le proprie pratiche, a tutti i livelli.
Sappiamo che le negoziazioni a porte chiuse non producono cambiamento ma facilitano dinamiche di autoconservazione. Solo larghi processi partecipativi possono fare la differenza. Vogliamo poterci chiedere insieme, come donne, come uomini e donne, cosa deve essere e fare una nuova politica della sinistra, in relazione con il mondo e con le nostre vite.
Invitiamo tutte e tutti a parlarne, domenica 31 gennaio alla Casa Internazionale delle Donne di Roma.