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Venerdì, 11 aprile 2014

Politica estera made in Italy, troppi interrogativi che restano senza risposta

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C’è qualcosa che non quadra se si mettono assieme notizie spesso ignorate dalla stampa italiana e che invece denotano preoccupanti incongruenze se non vere e proprie scelte di politica estera del nostro paese. Residui di una visione “coloniale” delle relazioni internazionali, di incoerenza o sottomissione alle priorità della sicurezza e della geopolitica con le stellette. Insomma, fa impressione mettere pochi dati uno dietro l’altro, e configurare un quadro di politica estera del nostro paese che meriterebbe una profonda discussione e dibattito pubblico e politico.

Procediamo con ordine.Qualche giorno fa esce articolo sul Fatto Quotidiano e reportage su Le Iene che denuncia quel che si temeva a suo tempo, ossia le torture inflitte da soldati italiani a iracheni a Nassirya. Aspettiamo ora di avere anche maggiori informazioni su quel che a Nassirya successe nel corso della tristemente famosa e dimenticata “battaglia dei ponti” e non solo. Illo tempore era chiaro che la resistenza bipartizan all’introduzione del reato di tortura, ma anche al recepimento delle fattispecie di crimini di guerra e contro l’umanità previsti dal Trattato di Roma che istituì la Corte Penale Internazionale celasse qualcosa. Ed oggi infatti la legge approvata sulla Corte Penale Internazionale prevede solo collaborazione con la Corte in caso di presenza sul territorio nazionale di persone oggetto di mandati di cattura internazionale, ma non il recepimento nell’ordinamento giuridico italiano di quei crimini, Ergo….

In un articolo di fuoco pubblicato qualche giorno fa sul sito dello IAI, la stimata ambasciatrice Mirakian, solleva legittimi dubbi e preoccupazioni sulla decisione dell’Italia di non allinearsi ad altri governi nella critica e condanna – seppur cauta – alle malefatte del general Al Sisi, futuro possibile presidente dell’Egitto ed alle violazioni dei diritti umani perpetrate contro la società civile, attivisti e media egiziani. Cosa c’è dietro? Perché questa netta inversione di rotta rispetto a posizioni precedentemente più caute che riconoscevano un ruolo politico ai fratelli Musulmani? Mentre resta in sospeso il possibile ed auspicato annullamento della pena di morte alla quale sono stati condannati centinaia di membri dei Fratelli Musulmani. A che gioco sta giocando il nostro paese? 

Dietro le righe di un recente articolo che analizza la situazione attuale di progressivo disfacimento delle forze armate eritree si legge che uno dei generali coinvolti nella dura repressione e violazioni dei diritti umani di cittadini e cittadine eritree, soprannominato Wuchu, avrebbe potuto avvalersi dell’ospitalità del nostro paese per essere sottoposto a cure e poi accompagnato in patria da medici italiani. Va bene il giuramento di Ippocrate, ma a quanti di questi criminali del regime eritreo è stata data copertura?

Da articoli di stampa somala e non solo risulta che l’Italia, o meglio il Ministero della Difesa sta regalando equipaggiamento militare ed accessori al governo somalo, come contributo per la “pacificazione” del paese. Intanto un contingente di paracadutisti e truppe speciali continua a partecipare ad una missione dell’Unione Europea , di cui l’Italia ha ora preso il comando. Questa cooperazione militare, sono sottoposti allo scrutinio del Parlamento? Nell’ultimo decreto missioni non ce n’è traccia. A che gioco stiamo giocando? Invece di investire in doni di armi, magari riciclando da materiale dismesso delle nostre forze armate, non sarebbe meglio investire in sicurezza umana, ossia in progetti di sostegno alle popolazioni? O forse l’unico vero problema della Somalia è Al Shaabab?

Ormai il piano Kerry per un” framework agreement” tra Israele e Palestina è sulla via del fallimento annunciato. Nell’ordine, Nethanyahu decide di affossare la trattativa chiedendo a Abu Mazen l’impossibile ossia il riconoscimento di Israele come stato ebraico. Abu Mazen risponde tenendo il canale della trattativa aperto e non insistendo su un punto particolarmente “irritante” ossia la richiesta di accesso allo status di membro di Agenzie ONU e della Corte Penale Internazionale. Bibi risponde con la mancata liberazione di un gruppo di prigionieri palestinesi, come da accordi, Abu Mazen legittimamente fa la sua mossa, non si badi bene chiedere di entrare nelle Agenzie ONU ma solo di avviare le procedure per la firma di Convenzioni ONU sui Diritti Umani e diritto umanitario di guerra. Bibi risponde annunciando 700 nuovi insediamenti, ed il “destro” Ministro dell’Economia Neftali Bennett si copre di ridicolo annunciando l’intenzione di denunciare Abu Mazen alla Corte Penale Internazionale Ed giunge il fatto inaspettato: John Kerry, per la prima volta e di fronte alla Commissione Esteri del Senato USA, punta il dito su Gerusalemme, in maniera velata, semplicemente ricostruendo la sequenza dei fatti.

Per molti osservatori sarebbe forse ora il caso che Kerry si metta da parte e lasci il campo alle Nazioni Unite e all’Unione Europea. Ecco, tra due mesi l’Italia prenderà la presidenza di turno dell’Unione. Sullo sfondo le denunce e le richieste di chiarimento sulla posizione italiana da parte di organizzazioni dei diritti umani di Gaza e Tel Aviv. L’Italia non avrebbe mai preso posizione sulla necessità di condizionare le relazioni bilaterali tra Unione Europea ed Israele al rispetto dei diritti umani, né avrebbe dato seguito come hanno fatto altri paesi alle raccomandazioni della UE riguardo l’etichettatura dei prodotti provenienti dagli insediamenti in Palestina.   Una mossa di grande importanza quasi quanto quella di non concedere sostegno finanziario a società o soggetti israeliani che operano in territori “colonizzati”. Già e l’Italia?

In un breve articolo di analisi sulla crisi ucraina, e le contromisure “militari” della NATO il sito NatoWatch ci informa che vari paesi NATO starebbero contemplando la possibilità di partecipare finanziariamente allo scudo antimissile, progetto chiaramente in chiave anti-russa.  Guarda caso tra i paesi che sarebbero disponibili a metterci soldi ci sarebbe anche l’Italia che dovrebbe prendere una decisione, secondo quanto rivelato dalla Lockheed Martin, entro primavera. Ma? E l’atteggiamento “negoziante” e “diplomatico” verso la Russia? Se ciò non bastasse esce la notizia dell’imminente riconfigurazione di Tornado, quali quelli presenti a Ghedi, per renderli adatti a trasportare bombe atomiche americane di ultima generazione, oggi sotto la lente del Congresso per l’elevato costo. E mentre diciamo di voler parlare con la Russia, ci armiamo?

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