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Martedì, 20 maggio 2014

Pomezia, il sindaco grillino ordina: niente dolce per bambini poveri. Interrogazione urgente di Sel

mensa

«Le peggiori avvisaglie di un regime populista sono le politiche discriminatorie all’interno delle scuole. Accade ad esempio che a Pomezia, la Giunta comunale targata Movimento 5 Stelle metta in atto un’odiosa discriminazione in base al censo, nelle mense delle scuole primarie e dell’infanzia, concedendo il dolce a fine pasto solo a quei bambini le cui famiglie possono permettersi di pagare un bonus extra». Lo dichiara in una dura nota Ileana Piazzoni, deputata di Sinistra Ecologia Libertà.

«Nonostante il messaggio ‘grillino’ su una presunta salvaguardia delle fasce più colpite dalla crisi economica, l’amministrazione del Sindaco Fabio Fucci si sta dimostrando una degna discepola della peggiore destra elitaria, andando a colpire il nervo più debole della società cittadina: i suoi bambini. Creare alunni di serie A e di serie B in base alla disponibilità economica delle famiglie, con tutti gli effetti che ne conseguono sulla vita del bambino nel contesto scolastico e in palese conflitto con la promozione dello sviluppo sociale e personale dell’alunno, è assolutamente inaccettabile. D’altra parte è noto come il discorso politico demagogico, laddove non esistono proposte concrete e una visione costruttiva della società, abbia come unici strumenti la discriminazione e l’emarginazione dei più deboli».

«La salute e il benessere psico-sociale dei bambini – prosegue la parlamentare di Sel – non possono essere messi in discussione, anche di fronte alle difficoltà finanziarie che tutti i comuni italiani si trovano ogni giorno ad affrontare. Proprio in questa direzione ho presentato assieme alla collega Chiara Scuvera (PD) una proposta di legge per garantire l’eguaglianza nell’accesso dei minori ai servizi di mensa scolastica. Pensare di risolvere problemi di cassa a discapito della tenuta sociale democratica di una comunità – conclude la Piazzoni – è il primo passo verso una temibile, e questa volta reale, suddivisione in ‘caste’ della società».

Commenti

  • nino

    Le famiglie possono scegliere tra un pasto a 4 euro ed uno a 4.40. Dove sta la discriminazione?

  • GROUNDZERO

    PER OPPORTUNA CONOSCENZA Lo scorso autunno a seguito delle numerose proteste avanzate da parte dei genitori, relative all’eliminazione della quota contributiva versata fino ad allora dal Comune, ci siamo presi come impegno quello di arrivare ad un capitolato che venisse incontro alle diverse necessità delle famiglie anche recependo le indicazioni, i suggerimenti e le richieste che le stesse proprio in quel periodo ci stavano sottoponendo.
    La possibilità di fornire alle famiglie la libertà di scelta tra un pasto ordinario ed uno alternativo nasce proprio come proposta di rappresentanze di genitori.
    L’indicazione di rendere opzionabile la merendina, venendo così incontro alla richiesta che ci era stata sottoposta, è stata ritenuta possibile in base a tali considerazioni:
    – l’eventuale assenza del dolce non comprometteva il giusto apporto di valori nutrizionali del pasto
    – nella maggioranza degli istituti scolastici il dolce veniva consumato in un secondo momento ed in classe come seconda merenda.
    Mai abbiamo inteso discriminare i bambini in un momento sociale come quello del pranzo. Abbiamo invece accolto l’istanza di quanti ci chiedevano di considerare con lo stesso principio di uguaglianza il diritto delle famiglie di scegliere anche secondo le proprie risorse economiche ma non solo (in diverse occasioni ci sono stati genitori che si sono detti contrari al dolce a prescindere, per motivi legati all’educazione alimentare) e dichiarato più volte la piena disponibilità nel concertare comunque tale proposta in collaborazione con le famiglie, la scuola e la ditta.
    L’attenzione che abbiamo dato alle richieste avanzate dalle famiglie e la cura che abbiamo messo nel far si che questo non arrivasse come divisione nelle classi, studiando la modalità meno traumatica per i bambini (la prima merenda, quella della mattina, è già di fatto estremamente differenziata per quantità, tipologia, e costi), non sono state affatto considerate, soprattutto da alcuni giornali che, come nel più scontato dei copioni, hanno approfittato delle dichiarazioni di politicanti vari per usare la notizia in modo esplicitamente strumentale (le elezioni sono ormai prossime) per screditare le azioni di un’amministrazione che coinvolge attivamente i cittadini nelle scelte che li riguardano.

    Riassumendo: e’ stato garantito il diritto di avere la merendina confezionata a chi lo chiede; è stato garantito il diritto di portare la merendina da casa (finora non possibile), come si faceva una volta, regola già consolidata in tanti altri comuni italiani; è stato garantito il diritto di non pagare per qualcosa della quale non si usufruisce, sia per chi ha facoltà economiche e chi, con quel risparmio annuale, riesce magari a pagarsi un bolletta delle utenze.
    Con questi pseudo paladini della giustizia sociale non avremmo avuto sorte diversa qualora avessimo optato per le altre scelte:
    togliere infatti a tutti i bambini il dolce ci avrebbe garantito la nomina di dispotici tiranni che non riconoscono alle famiglie il diritto di scelta per i propri figli (vogliamo giocare a immaginare qualche titolo sui suddetti giornali?); viceversa, lasciare tutto com’era sarebbe stato interpretato come chiaro segno d’insensibilità che l’Amministrazione non perde occasione di dimostrare verso le richieste avanzate dai cittadini.
    Trasformare per meri scopi elettorali una libertà di scelta in una discriminazione, tirando impunemente in ballo i bambini, qualifica esattamente chi lo fa

  • Lino Arena

    Mi sembrate alla … Frutta, altro che dolce

  • sonia Devillanova

    È allucinante continua la discriminazione verso i poveri gli immigrati ed ora pure i bambini. Siamo un popolo di merda.

  • Marco

    Concordo pienamente. Stiamo perdendo, giorno dopo giorno, ogni briciolo di umanità.
    Ma dobbiamo avere la forza di opporci al degrado sociale, morale e culturale in cui stiamo precipitando.

  • Maurizio Rossi

    Che articolo idiota! Da qui si capisce che non sapete più che pesci prendere!!!!

  • Cosimo De Nitto

    Per un pugno di merendine.
    Solo chi non capisce niente di scuola, anche se ci sta dentro, non sa che la mensa scolastica non è una mensa aziendale qualsiasi, né un self service, pago quanto mangio e mangio quanto pago. Tutto nella scuola ha un valore diverso per il semplice fatto che si è in un luogo di educazione e formazione. Ignorare la ricaduta pedagogica ed educazionale sui bambini di qualsiasi azione si compia vuol dire non capire la differenza tra il dentro e il fuori della scuola, tra il mondo degli adulti e quello dei bambini, tra le logiche e le scelte degli adulti e il modo in cui vivono queste scelte i bambini e soprattutto le ricadute che certe scelte che paiono “normali”, logiche, ragionevoli agli adulti hanno sui bambini, soprattutto quando non possono darsi risposte, quando sono portati a sentirsi inferiori senza una ragione, che almeno tale paia a loro. Almeno nella scuola, per il loro bene, per una loro buona crescita facciamoli sentire soltanto bambini. Non di serie A non di serie B. Solo bambini. E se il mondo scolastico fosse governato da loro, dai bambini e non dagli adulti che pensano al loro posto, scelgono per loro in base a propri personali punti di vista, in base alle proprie paure, sensi di colpa, aspirazioni, idee circa l’educazione, io credo che questi fatti non si verificherebbero. I genitori educhino, augurandoci che ne siano capaci, i propri figli nelle mura domestiche. Nella scuola, in una dimensione sociale dell’educazione le cose non stanno così. Valgono altre regole, altri principi, altri approcci, altre finalità da raggiungere. Mi dispiace in generale che non si capiscano queste elementari cose. Se poi a non capirle è un insegnante la cosa è molto più grave.
    I bambini non possono dividersi in due categorie: quelli a mensa arricchita di dolce e quelli a mensa ridotta. In realtà si dividono i genitori in base alle loro possibilità economiche. Mettiamo caso che un bambino a mensa ridotta voglia il dolce (cosa molto possibile), cosa gli sarà detto? No, tu no. I tuoi genitori non vogliono dartelo, non hanno i soldi, siete dei disgraziati, impara che non c’è il diritto a sfamarsi, se paghi mangi, se non paghi guardi gli altri, o cosa?
    Il sindaco cerca di giustificarsi trincerandosi dietro la volontà dei genitori e in questo modo peggiora la sua situazione perché lascia intendere la stessa idea di scuola della Giannini, che infatti si è prontamente dichiarata d’accordo anche se non sa bene i fatti.
    L’idea è quella di una scuola on demand, mensa on demand, programmi on demand, insegnanti on demand. Sembrerebbe il massimo della libertà dei cittadini. Ad ognuno la sua scuola, i suoi contenuti, la sua merendina particolare che tanto piace a cicci cicci di mamma, ad ognuno la libertà di considerare porno o no le immagine sul cell. che non può essere requisito dall’insegnante altrimenti si ritrova l’avvocato di mammina al quale dovrà rispondere di furto. La scuola è un “servizio” a domanda, come Sky, come un ufficio postale, uno sportello bancario. Per il customer satisfaction cosa non si fa. E’ l’idea dei leghisti, di Comunione e Liberazione per cui ogni comunità si fa la scuola che vuole con gli indirizzi che vuole, chiama chi vuole, mette le regole che vuole. Che fosse anche l’idea di scuola dei “cittadini” del M5S francamente mi dispiace prenderne atto.
    C’è un sindaco che vuole compiacere parte o tutti i genitori non è dato saperlo e venire incontro ai loro desiderata perché così è democratico. E questo in generale è corretto, ma è diverso quando si parla di scuola e di educazione scolastica. Intanto c’è da dire che non si capisce dall’articolo del M5S se sono stati investiti del problema anche gli insegnanti, se sono stati ascoltati. Non si capisce cioè se la condivisione include anche gli insegnanti, oppure no e per quale ragione, dal momento che è vero che i genitori sono i genitori, ma è anche vero che il compito e la responsabilità educativi nella scuola ce l’hanno gli insegnanti. Il sindaco in ciò che ha fatto e in ciò che ha dichiarato sul suo organo di stampa dimostra di essere digiuno di queste competenze, di queste problematiche. Per uno come lui che vuole cambiare il mondo è un grave handicap. Prima di cambiarlo il mondo devi conoscerlo in tutte le sue sfaccettature, in tutte le sue dimensioni. Ripeto, fintato che la classe dirigente, vecchia e nuova fa lo stesso, ma anche i diretti, non capiranno che la scuola non è un ufficio, una caserma, un generico luogo di acculturazione, un dopolavoro, un’azienda, un servizio pubblico a domanda, un luogo di sola istruzione, un oratorio ecc. non andremo avanti. Fintanto che non si avrà piena consapevolezza e coscienza che operare con i bambini in sede educativa e formativa è un’operazione molto delicata, in cui tutto ha un senso, un particolare senso, un senso centrato sul bambino, non sull’adulto, sulle regole dello sviluppo dell’età evolutiva, non su quelle che si danno gli adulti per regolare le loro relazioni personali, sociali, lavorative, politiche ecc. Il bambino non è un adulto in miniatura, non è la proiezione né il depositario di tutte le ansie, paure, frustrazioni, sogni, illusioni, progetti degli adulti. Siano anche essi i genitori. Se vogliono essere buoni genitori.

  • Marco

    Stiamo aspettando che tu ne scriva uno intelligente. O forse li hai già scritti tutti sul Blog di Peppe e non te ne avanza uno?

  • Maurizio Rossi

    Vedi commento di groundzero e datti una risposta! Evento strumentalizzato e gonfiato per campagna elettorale! Io non sarò intelligente, ma tu sei maleducato!

  • Etimo Scopio

    Secondo me il dolce non dovrebbe proprio far parte del menù scolastico. Non è salutare per i bimbi ne’ contribuisce a formare buone abitudini alimentari. Pur potendomelo permettere, sarei contenta di poter scegliere un menù senza dolce, anche se sarebbe meglio evitare trattamenti differenziati e non prevederlo per nessuno, con guadagno in termini economici e in salute!

  • Alberto

    Mi meraviglio di questo battage su una notizia così insignificante. Del resto in Italia, e SEL dovrebe saperlo, nella stessa stanza di un grande ente di controllo finanziario, coesistono e fanno lo stesso lavoro: n.1 uno dipendente diretto che percepisce 96.000 euro annui, N.1 consulente di grande azienda Informatica che percepisce 40.000 euro l’anno, N1.consulente di software house che percepisce 20.000 euro l’anno, n.1 freelance a finta partita IVA che percepisce 10.000 euro l’anno. Come vedete non tutti mangiano il dolce anche se siedono alla stessa tavola.