Prima regione italiana ad approvare la legge sul biotestamento. Ora tocca al Parlamento
Quella di oggi è una data da incorniciare per la nostra Regione, è infatti un giorno speciale a favore dei diritti e della libertà di scelta delle persone. La legge approvata oggi, “Istituzione del registro regionale per le libere dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (DAT) e disposizioni per favorire la raccolta delle volontà di donazione degli organi e dei tessuti”, rende facilmente accessibili ai medici i documenti con i quali una persona, dotata di piena capacità di intendere e volere, esprime la sua volontà circa i trattamenti ai quali desidererebbe o non desidererebbe essere sottoposta nel caso in cui, nel decorso di una malattia o a causa di traumi improvvisi, non fosse più in grado di esprimere il proprio consenso o dissenso informato.
Questa legge, inoltre, mette ordine a quanto già avviene in numerosi Comuni del Friuli Venezia Giulia, tra i quali Udine, Trieste e Pordenone, che da soli rappresentano il 40% della popolazione regionale, che hanno istituito un registro per le Dichiarazioni Anticipate di Trattamento. Analogamente hanno fatto tantissimi cittadini che si sono invece rivolti al loro notaio di fiducia perché garantisca e conservi le loro volontà sul tema. Preso atto di questo fermento, si è deciso di dare omogeneità al deposito e all’archiviazione delle dichiarazioni individuando nell’Azienda Sanitaria l’ente più idoneo ad espletare tale attività.
E’ giusto ricordare come, in tutti i sondaggi, gli italiani si sono espressi in maniera inequivoca a favore del Testamento Biologico tanto che l’associazione “Per Eluana”, nella nostra Regione, ha raccolto in breve tempo ben 5.500 firme a favore dell’istituzione di un registro regionale delle DAT.
Pur non essendoci in Italia una norma giuridica che disciplini il Testamento Biologico, gli articoli 2, 3, 13 e 32 della Carta Costituzionale conferiscono ad ogni individuo piena e libera facoltà di decidere a quali trattamenti sanitari sottoporsi, dimostrando un diritto all’autodeterminazione quale specificazione del più ampio diritto alla dignità umana. La convenzione di Oviedo, inoltre, dice che “un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato un consenso libero ed informato”. Anche l’articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea conferma l’essenzialità del consenso informato così come gli articoli 16, 35 e 38 del Codice di deontologia Medica.
Tutti i campi del sapere e della tecnologia hanno registrato nell’ultimo mezzo secolo un’accelerazione esponenziale delle conoscenze che non ha precedenti nella storia dell’uomo. Di concerto, in campo medico, le tecniche rianimatorie associate ad apparecchiature sempre più sofisticate hanno strappato a morte certa un gran numero di pazienti. Nel contempo, quando falliscono hanno generato nuove forma di vita/non vita sconosciute in natura e il fatto che tecnicamente si possa tenere insieme un complesso di organi e cellule in una vita artificiale, non significa che lo si debba fare eticamente.
E’ questo il terreno, delicato e scivoloso, in cui tutte le nazioni più avanzate si sono dovute cimentare in legislazioni che fossero rispettose delle diverse sensibilità partendo dal presupposto che solo il soggetto interessato potesse decidere a quali terapie sottoporsi o quali rifiutare. Ecco che da anni e per legge, a tutela dei pazienti, ma anche degli operatori, per una visita o un intervento tutti siamo chiamati a firmare un “consenso informato” a dimostrazione che, dopo adeguata informazione da parte del medico, accettiamo le cure proposte.
Lo Stato, dovendo rappresentare e difendere tutti i “sentire” dei suoi concittadini, è e deve essere laico e laicità significa che nessuna convinzione religiosa o morale viene imposta per legge da un gruppo di persone, per quanto ampio questo sia, alla totalità dei cittadini. Questo è l’abc della laicità che quasi tutte le nazioni europee hanno adottato per legiferare in campo medico.
Il Parlamento Italiano, pressoché unico in Europa, con considerazioni del tutto opposte a quelle sopracitate, strattonato varie lobby, paralizzato dalla paura di perdere consensi, è restato muto alla richiesta che saliva dal paese e non è riuscito a legiferare in materia.
Questa legge non vuole minimamente entrare nel merito delle scelte che ogni singolo individuo desidera fare in un campo così delicato, ma si propone che la raccolta delle DAT sia codificata ed omogenea in tutta la regione. Pur considerando che nella DAT ciascuno può liberamente scrivere quello che vuole, proprio per non urtare nessuna sensibilità, è previsto che il deposito o meno di tali dichiarazioni sia del tutto facoltativo.
Un altro punto di forza della legge approvata oggi è la semplificazione del deposito della volontà dei nostri concittadini in merito alla donazione di organi e tessuti, tutto ciò nonostante che, in questa nobile e del tutto particolare gara di solidarietà, la nostra Regione già si collochi ai vertici delle regioni italiane per il numero delle donazioni. Questa esigenza è stata avvertita perché la legge del 1° aprile 1999, n°91, che disciplina la donazioni di organi e tessuti, a tuttora, è stata attuata solo in modo parziale e frammentario.
Spero che l’approvazione di questa legge spinga altre Regioni a legiferare in merito alle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento così da consentirci di portare il tema all’attenzione del Parlamento e sollecitare una legge nazionale sul tema. A questo proposito SEL è già pronta a impegnarsi in tutte le altre regioni italiane affinché si possa avviare l’iter per simili proposte di legge, con l’unico scopo di rispettare la libertà di scelta in punto di morte delle persone.
*Consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia