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Lunedì, 13 aprile 2015

Proposta di Sel ai partiti: rinunciare ai finanziamenti dei privati che hanno appalti dalla pubblica amministrazione

soldi-euro

Dice Del Rio in un’intervista che i finanziamenti privati alla politica sono necessari, dato che è stato abolito il finanziamento pubblico.

Diceva il sindaco di Bologna qualche giorno prima che non si possono escludere dalla possibilità di finanziare la politica quei soggetti che abbiano rapporti economici con le amministrazioni pubbliche, perché significherebbe escludere quasi tutti.

Dicono le cronache degli ultimi giorni, e anche quelle dei mesi e degli anni precedenti, quanto siano opachi e contribuiscano a gettare ombre sulla politica gli intrecci che si vengono a creare fra soggetti privati che godano di appalti o concessioni pubbliche, quando non addirittura partecipati dal pubblico, e partiti, fondazioni o singoli esponenti politici.

Abbiamo avuto d’altronde per anni il primo partito italiano legato a filo doppio ai denari del suo fondatore, denari derivanti a loro volta da un regime di concessione pubblica.

Noi riteniamo che debba essere assolutamente interrotta questa spirale di condizionamento vero, presunto o vissuto come tale dell’economia sulla politica, e che quindi vada assolutamente invertito il ragionamento di Del Rio, prendendo per buono il ragionamento del sindaco di Bologna.

Dato che non esiste impresa privata o quasi che finanzi la politica senza avere interessi da difendere, questi finanziamenti devono essere vietati, e la riduzione del danno passa per il ripristino di un finanziamento pubblico leggero e trasparente.

Abbiamo quindi depositato una legge che impedisce il finanziamento in qualsiasi forma diretta o indiretta a partiti, esponenti politici o fondazioni ad essi collegati da parte di imprese a partecipazione pubblica o che abbiano in essere appalti, subappalti, contratti, consulenze o concessioni con la pubblica amministrazione.

Lo stesso dicasi per le persone fisiche che di quelle imprese siano amministratori o soci di riferimento.

Allo stesso tempo proponiamo che sia istituito un fondo pubblico che ogni anno riceva un euro per ogni voto espresso dai cittadini alle elezioni politiche.

Queste risorse saranno redistribuite ogni tre mesi ai partiti dietro presentazione di ricevute di pagamenti tracciabili, limitati a spese per personale, affitti di locali non residenziali per sedi o iniziative pubbliche, stampa di materiali e comunicazione.

Stiamo quindi parlando esclusivamente di quelle uscite che servono all’attività pubblica e non si prevede alcuna possibilità di risparmio o investimento.

A verificare la bontà delle richieste ricevute, sarebbero Corte dei Conti e Autorità anticorruzione.

A fine anno, eventuali risorse non spese per scelta del singolo partito verrebbero rimandate al fondo per il servizio civile.

Naturalmente ognuna di queste spese sarebbe resa trasparente tramite pubblicazione su apposito sito internet.

Per capire di cosa parliamo, un partito come SEL riceverebbe un milione di euro all’anno, che corrisponde circa a 800 euro al mese per ogni provincia di questo paese.

Una cifra utile per chi voglia essere presente sul territorio, che non sarebbe comunque ricevuta da chi non produca attività nell’interesse dei cittadini.

Crediamo sia una proposta che parte dall’esigenza primaria di combattere la corruzione, soprattutto quella non ufficiale, che passa per rapporti ambigui e opachi, e riconosca il dato di fatto che la politica ha dei costi, così come la democrazia.

É aperta a modifiche e contributi di tutti coloro che si riconoscano in questi due principi elementari.

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