Pubblica amministrazione, stop del governo ai 4mila di quota 96. Sel: il governo degli annunci colpisce ancora
Il governo presenterà “4 emendamenti soppressivi” di alcuni punti del dl Pubblica amministrazione tra cui la cosiddetta “quota 96”, che sbloccava 4 mila pensionamenti nella scuola. Ad annunciarlo il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia. La “quota 96” era stata, infatti, oggetto delle ire del commissario alla spending review Carlo Cottarelli che lamentava l’impossibilità di tagliare le tasse (fine ultimo originario dei tagli alla spesa) se la politica continua a richiedere di dirottare risorse altrove.
A fare cambiare idea al governo, però, sono stati i rilievi della Ragioneria dello Stato che aveva evidenziato la norma tra quelle in difetto di copertura. Un emendamento del governo al dl P.A. rivede anche i limiti d’età per il pensionamento d’ufficio, eliminando il tetto dei 68 anni inserito per professori universitari e medici. Restano, invece, le soglie previste per il resto dei dipendenti pubblici (62 anni e 65 per i medici).
«Il Governo dei soli annunci ha colpito ancora: per i lavoratori della scuola ‘quota 96’ si allontana di nuovo il sacrosanto diritto di andare in pensione. Il governo, in piena continuità con le politiche montiane di tagli e riduzione della spesa, perde un’occasione importante per tutelare i diritti lesi dalla fallimentare Riforma Fornero». Lo hanno dichiarato le senatrice Loredana de Petris, presidente del gruppo Misto – SEL e Alessia Petraglia, capogruppo SEL in commissione Istruzione.
«Si conferma così – hanno proseguito – una grande ingiustizia non consentendo a 4mila lavoratori della scuola di andare in pensione e si impedisce a migliaia di precari la giusta stabilizzazione. Un danno per i singoli e la scuola tutta perché nonostante 33.380 assunzioni, i posti da coprire per una vera scuola pubblica sono ancora tantissimi».
“Il governo continua a raccontare bugie, perché per la maggior parte delle misure economiche annunciate mancano le coperture necessarie. Eppure erano evidenti a tutti i benefici di questo emendamento approvato all’unanimità alla Camera. Noi chiediamo di ripristinare l’emendamento, trovare le risorse e dare finalmente un segnale vero di questo cambiamento tanto annunciato ma sempre rinviato”.
“Insomma, quanto avevamo chiesto al ministro Carrozza, oggi torniamo a chiederlo ai ministri Giannini e Madia e al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e ci auguriamo che questa volta – hanno concluso De Petris e Petraglia – si riesca ad ottenere un risultato positivo per i lavoratori”.
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