Pubblica amministrazione, via libera da palazzo Madama. Sel: una riforma che non guarda ai cittadini
L’aula del Senato ha approvato in via definitiva il ddl di deleghe al governo sulla riforma della pubblica amministrazione. I sì sono stati 145, i no 97, nessun astenuto. Maggioranza compatta a favore del testo, contrari le minoranze e anche il nuovo gruppo dei verdiani Ala.
Il 17 luglio era arrivato il voto finale della Camera al testo che vede, tra le misure più significative, la stretta sui dirigenti: gli incarichi non saranno più a vita e c’è la possibilità di essere licenziati se l’ultimo incarico ricoperto viene valutato negativamente. Inoltre il testo prevede il riordino delle partecipate e dei servizi pubblici locali e uno spostamento di risorse dal Corpo Forestale dello Stato ai vigili del Fuoco.
Sinistra Ecologia Libertà ha votato contro. «All’inizio abbiamo pensato che davvero si volesse rendere la vita dei cittadini più adeguata. Invece è stata solo un’occasione mancata»è il commento della senatrice di Sel Loredana De Petris in sede di dichiarazioni di voto.
«Prima di tutto – prosegue la presidente De Petris – si tratta ancora una volta di una delega in bianco concessa al governo, e questo è particolarmente grave in materia di riordino dei servizi pubblici. Una materia del genere dovrebbe infatti quant’altre mai essere sottoposta all’esame attento e dettagliato del Parlamento».
«Questa riforma – prosegue la senatrice di SEL – rischia di avere effetti devastanti per quanto riguarda la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale, cioè della principale ricchezza del nostro Paese. L’aula, anziché migliorarlo, ha ulteriormente peggiorato il testo su punti chiave come la Conferenza dei servizi e il meccanismo del ‘silenzio/assenso’. Con il nostro emendamento sull’unitarietà del Corpo forestale abbiamo appena limitato il danno enorme comportato dall’assorbimento di quel Corpo nella Polizia di Stato».
«Assolutamente miope la scelta di sopprimere i segretari comunali, che non servirà a tenere sotto controllo la legalità e non è certamente a favore del controllo di legittimità, che è la vera emergenza di questo Paese. La riforma – conclude la presidente del Gruppo Misto-SEL – fa della Pa una piramide, dove tutto è deciso dal vertice e sacrifica la terzietà della Pa rispetto al potere politico, sola garanzia di reale efficienza. E’ l’opposto esatto – ha concluso De Petris – di ciò che si sarebbe dovuto fare».
La riforma della P.A. diventa così legge, le prossime tappe sono, dopo la firma del Capo dello Stato, la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma soprattutto si apre la fase di attuazione. Essendo una legge delega la messa a punto dei decreti legislativi rappresenta un capitolo cardine. Ci sono oltre 15 deleghe a cui seguiranno altrettanti, e forse più, provvedimenti: si va dalla razionalizzazione delle partecipate pubbliche al riordino della dirigenza, dalla digitalizzazione dei servizi al processo contabile, dal taglio delle prefetture a quello delle camere di commercio. Ma ci sono delle misure che si possono definire auto-applicative, come la definizione di un meccanismo per il silenzio assenso tra amministrazioni con tempi certi, per cui dopo 30 giorni, massimo 90, in caso di mancata risposta, si intende ottenuto il via libera.
Risultano di immediata attuazione anche i limiti all’autotutela, per cui si mettono dei paletti ai poteri dello Stato di intervenire a sua difesa. Tuttavia anche per le deleghe il Governo ha fatto subito sapere di voler procedere in tempi brevi. E se la pubblicazione in Gazzetta avverrà presto, si punta a presentare il primo pacchetto di decreti attuativi già al primo Cdm dopo la pausa estiva.