Quello scontrino è sbagliato
Tre Litri di latte, filetti di acciughe, tortellini, saccottino di fragole, cannelloni rigati, salmone, hamburger, stracchino, sei uova, fettine scelte. Persino il vasetto di Nutella e varie altre cibarie. Conto finale, 80 euro. Si esce dal supermarket con le buste, arrivati a casa si ordina il cibo nella dispensa e si è a posto per due settimane. Cosa significa questo secondo la democratica Paola Picierno che ha squadernato lo scontrino in televisione? Una cosa precisa: che se nel corso di questi anni si è passati dal dire “non arrivo a fine mese” e poi, con l’aggravamento della crisi sociale, al “non arrivo neanche a metà mese”, adesso la questione è risolta una volta per tutte. Merito degli 80 euro che arriveranno in busta paga, merito di Matteo Renzi che l’ha fermamente voluto, contro tutti i corvi e i menagrami, i dubitativi e i perplessi, i cogitabondi e i riflessivi, in definitiva i conservatori.
Mettiamo allora un attimo da parte lo scontrino (ma poi lo riprenderemo) e tentiamo un ragionamento semplice, lineare, persino così scontato da incoraggiare qualcuno a smentirlo. Come ogni ragionamento, per quanto elementare, richiede una premessa, la seguente. Noi comprendiamo che oggi la politica è sempre più sinonimo di propaganda, che il suo linguaggio è una sequela di spot pubblicitari, che il suo obiettivo è il consenso comunque sia, naturalmente passivo, e dunque essa agisce in uno spazio e in un tempo che è di continua campagna elettorale. Non ci rassegniamo all’idea di una politica fatta di analisi, di ricerca, di confronto e di conflitto sui contenuti, di pensiero critico e autonomo di ciascuno, ma non è questo il tempo. Siamo passati dalla “verità” che è “rivoluzionaria” alla “rivoluzione del messaggio promozionale permanente”. Fine della premessa e inizio del modesto ragionamento.
Gli 80 euro in busta paga sono una cosa buona e giusta. D’accordo, si poteva (e si doveva) fare qualcosa di immediatamente utile per le pensioni più misere e per i senza reddito. Si poteva (e si doveva) avere più riguardo per i monoreddito, dato che la casistica annovera situazioni nelle quali, ad esempio, due coniugi che percepiscono ciascuno 1490 euro al mese si ritroveranno in famiglia 160 euro in più (quei conservatori dei sindacati si ostinano a dire che saranno poco più della metà) mentre per una famiglia con un solo reddito di 1550 euro la busta paga non sale di un centesimo. Ma insomma, è già qualcosa e va riconosciuto. Adesso, affinché questo provvedimento non sia una “mancetta” come vociferano i denigratori, e neppure una misura ben calcolata per recuperare consenso immediato da quel ceto medio massacrato dalla crisi come insinuano i più maliziosi, adesso da qui occorrerebbe partire per invertire l’ordine di una politica economica praticata dagli ultimi governi (tutti di larghe snodabili intese), e rivelatasi fallimentare, per interventi finalmente strutturali sul lavoro, sul welfare, sulla formazione.
Perché se questo non avverrà, gli 80 euro finiranno per avere un che di shakespeariano: tanto rumore per nulla. Di questa inversione di rotta nella politica economica del paese, tuttavia, Matteo Renzi non dà segnali e c’è da ritenere che con il tipo di maggioranza con cui ha scelto di andare al governo e dentro quelle politiche europee di austerità che non mette in discussione, gli unici segnali da attendersi saranno di fumo e non di arrosto. Un segnale di fumo diventa allora, se stanno così le cose, mandare la Picierno il giorno prima al supermarket e fermare alla cassa il conto della spesa alla fatidica cifra e il giorno dopo spedirla in televisione a sventolare lo scontrino che fa arrivare gli italiani a fine mese. Come dire: questione risolta. Riconosciamo il senso di questa prima misura, ma non prendiamoci in giro. Quello scontrino è sbagliato, scambia la parte per il tutto e finisce, ancora una volta, per rivolgersi a quella maggioranza degli italiani immiseriti dalla crisi con la persuasione della propaganda anziché con il linguaggio della verità. Paola Picierno è una brillante esponente politica del partito di Renzi, donna indubbiamente coraggiosa al punto da sostenere in gioventù una tesi di laurea sul linguaggio di Ciriaco De Mita. Nel suo elenco della spesa al supermarket figurano anche dei taralli, da buona campana. Viene fa pensare che con qualche spicciolo in più questa storia possa finire, ancora una volta, a tarallucci e vino.
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Donato Paradiso
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Marco