«Dalla maggioranza e dal governo netta chiusura sulle modifiche alla legge sulla Rai. Avremmo voluto affrontare alcuni nodi che riguardano la governance della Rai e il suo ruolo nell’informazione. Avremmo voluto discutere di indipendenza dai poteri forti e dalla politica, della sua autonomia, del pluralismo politico e culturale. Avremmo voluto discutere di come si ripensa oggi il ruolo del servizio pubblico, di progetti editoriali innovativi e originali. Invece la risposta è stato un testo blindato. Non è blindando i testi che si risolvono i problemi della più grande azienda culturale del Paese». Lo afferma la vicepresidente del gruppo Sel di Montecitorio Annalisa Pannarale, componente commissione Cultura, nel corso della discussione generale alla legge di riforma della Rai.

«Renzi, prosegue l’esponente di Sel, aveva promesso di sottrarre la Rai ai partiti e di restituirla ai cittadini. In effetti un po’ l’ha sottratta ai vari partiti e al Parlamento ma per metterla nelle mani salde e avvolgenti del partito di maggioranza e del governo. Il cuore di questa riforma è costituito da un’architettura inquietante e incostituzionale che fa del servizio pubblico un sistema al servizio del governo: Amministratore delegato di nomina governativa e dotato di enormi poteri, CdA emanazione del governo. Il servizio pubblico non è tale perché è dello Stato ma perché è al servizio dei cittadini», conclude Pannarale.

M5S, Lega, Fi e Sel hanno presentato le pregiudiziali di costituzionalità al ddl che riforma la Rai. Le pregiudiziali saranno esaminate e poste in votazione domani, prima dell’inizio dell’esame degli emendamenti al provvedimento.