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Giovedì, 30 luglio 2015

Referendum, costruiamo una larga partecipazione

Fratoianni_Civati

La campagna refendaria proposta da Pippo Civati ha il merito di mettere al centro di una iniziativa politica l’architrave dell’agenda del governo Renzi. Sblocca Italia, Jobs Act, Italicum e riforma della scuola costituiscono, insieme, non solo una somma di pessimi provvedimenti ma la trama di una idea di società fondata sulla verticalizzazione delle relazioni e sulla riduzione dei diritti.

 

Dal via libera generalizzato alle trivellazioni, che oltre a disegnare una idea della politica energetica del tutto sbagliata, espropria le comunità locali di ogni potere decisionale, al Jobs Act che eliminando definitivamente l’articolo 18 e introducendo il demansionamento e il controllo a distanza, mette il lavoratore in una posizione di assoluta subordinazione e di solitudine davanti all’impresa.

 

Dall’Italicum, che con uno spropositato premio di maggioranza contribuisce a rendere stabile la deformazione della rappresentanza e la aggrava con i capilista bloccati, alla riforma della scuola che tra preside manager e nuovi finanziamenti alle private, assesta un colpo definitivo al carattere pubblico della scuola e alla libertà di insegnamento.

 

L’impatto di tali interventi è devastante. A questi si aggiunge il disegno di riforma della Costituzione che si propone come l’ossatura generale di questa iniziativa. Non c’è dubbio, quindi, che di fronte ad un intervento di queste dimensioni sia necessario mettere in campo una risposta capace di smontare queste leggi. E non c’è dubbio che di fronte ad un parlamento bloccato e ridotto sostanzialmente ad un luogo di ratifica delle scelte del governo uno strumento in grado di rimettere in campo la democrazia come il referendum sia necessario.

 

Il referendum come strumento unificante e capace di mettere insieme forze politiche e sociali, reti di movimento e comitati in un fronte ampio e trasversale. Oggi, questa condizione non è ancora stata conquistata. Restano in campo differenze di valutazione che vanno dal merito di alcuni quesiti (penso in particolare a quelli sull’Italicum ma anche su Jobs Act e scuola) ai tempi entro i quali lanciare la campagna sulle firme perché possa sviluppare il massimo della mobilitazione e dunque nutrire concrete speranze di successo.

 

Allora mi pare che sia questo il punto centrale. Come conquistare una condizione che ha a che fare prima ancora che con l’unità dei soggetti in campo, con il necessario protagonismo dei soggetti sociali che hanno animato e animano quotidianamente la mobilitazione contro questi provvedimenti ed i loro effetti nefasti. E francamente non mi pare utile né efficace liquidare la questione con una polemica poco comprensibile tra una presunta sinistra del coraggio e una del salotto. Temo infatti che la sinistra rischi di trasformarsi in un salotto proprio quando non riesce a costruire una relazione positiva e forte con quei pezzi di società che dovrebbero invece essere al centro di un lavoro di ricostruzione sul terreno della rappresentanza.

 

Non si tratta di aspettare. Di stare fermi. Né tantomeno di immaginare una serie di più o meno noiosi convegni sul futuro della sinistra. Si tratta di organizzare un lavoro politico e culturale provando a vincere una battaglia.

 

Per questo propongo a tutti e a tutte di lavorare nelle prossime settimane e in particolare nel mese di settembre per costruire assemblee e incontri nei quali condividere e sciogliere ogni dubbio sul merito dei quesiti e costruire comitati larghi e trasversali per dare alla campagna referendaria la dimensione e la forza necessaria. Certo, l’obiezione sui tempi è nota e comprensibile. Così si vota nel 2017. Il problema c’è.

 

Ma mi sembra molto più importante che la campagna referendaria parta in un contesto nel quale la partecipazione e il protagonismo di tutte le forze possa svilupparsi al meglio. Dobbiamo metterci subito al lavoro ma dobbiamo farlo nel modo giusto.

Commenti

  • Enrico Matacena

    Evitiamo di fare la figuraccia dell’ ultima raccolta firme per il referendum che partita il primo luglio e tenutasi nei fatti solo a settembre , ci ha fatto passare la voglia a chi si è impegnato a farla.

  • artemi

    va bene così…bravissimi! andrete lontani, come dice Padellaro….con l’1, 3 per cento per ogni partitino….e intanto ci trivellano tutto il mare, il jobs act miete, la riforma scuola massacra….ma la gente non capisce, almeno in questo settore, (dove agiscono 4 protagonisti e fanno da leoni i grillini che ora vi fregano con altra mossa o altro referendum) dovrebbero capire i politici..la bontà delle azioni con lungimiranza e competenza e unirsi. mah! dove volete andare tutti divisi? ma quale nuova sinistra? lasciate solo la vittoria ai grillini. Complimenti!