Referendum, la lezione della Basilicata
“Nonostante qualche fallo, incertezze arbitrali, e qualche sgambetto, il risultato è di 1 a 0 per la Basilicata”. Queste le parole del Presidente Marcello Pittella all’indomani della approvazione del cosiddetto decreto Sbloccaitalia da parte del Consiglio dei Ministri. Risultato che diventava un “roboante 4-0” nella conferenza stampa all’indomani della conversione in legge.
Nel frattempo, aveva provato a “intestarsi” la protesta dei lucani con una manifestazione farsa indetta con altri presidenti di Regione, disertata dai movimenti e dalla nostra stessa forza politica, con una manifestazione “grottesca” in cui furono maggiori i contestatori, un centinaio di persone.
Lo stesso giorno, la Guidi confermava la decisione di autorizzare le esplorazioni per la ricerca di idrocarburi nel Mar Jonio, negando gli impatti ambientali su fauna e fondali marini, con la famosa affermazione “il petrolio lo estraiamo lì dove c’è… i lucani se ne facciano una ragione”.
Pari arroganza da parte del Ministro – poi dimessosi – e di Pittella ma nessuna credibilità da parte di entrambi, né nei confronti dei lucani né delle stesse multinazionali.
Un campanello d’allarme, in verità, per Pittella era stata la manifestazione di oltre 10 mila persone, il 4 dicembre 2014, che “assediarono” letteralmente il Consiglio e i consiglieri regionali asserragliati.
Oggi quel campanello di allarme si è trasformato in un fragoroso fracasso del 50,17% dei lucani.
Ricordiamo a Pittella che gli elettori che complessivamente si portarono alle urne nel 2013 furono il 47,60% degli aventi diritto (con circa 30 mila tra schede bianche e nulle), quando venne eletto Presidente della Giunta Regionale, unitamente a tutto l’attuale Consiglio.
Numeri eloquenti. Se non bastassero, si potrebbe semplicemente rammentare come complessivamente Pittella governi grazie a 148 mila voti. I soli «Sì» al Referendum dello scorso 17 aprile sono stati 224 mila.
Spesse volte abbiamo ascoltato un richiamo alla connessione delle istituzioni e della politica con il sentimento dei cittadini e dei lucani in modo particolare. Connessione che è mancata in questi anni in cui si è cercato di minimizzare le criticità e le negatività del modello di sviluppo legato alla intensiva estrazione petrolifera. Connessione che il maggior interprete delle istituzioni lucane ha immaginato alludendo ad una “rivoluzione democratica” in cui è mancato l’elemento fondamentale: quello della democrazia. Chi ha provato a cavalcare un ruolo subalterno o, peggio, furbesco, con i colossi petroliferi e con lo stesso governo non vi è dubbio che esca clamorosamente sconfitto da questa consultazione referendaria in Basilicata.
Un dato che ci riconsegna l’opportunità – e per lo meno l’occasione – di cominciare una discussione e un confronto serio, che fino ad ora per la verità è mancato del tutto, sulla vicenda “petrolio”, provando da parte nostra a riconnetterci e a farci interpreti con quanto inequivocabilmente emerso dal voto dei lucani. Provando a dotarci di strumenti legislativi che, facendo capo alla potestà sanitaria e al principio di precauzione, possano disincentivare l’attività estrattiva e tutelare il sistema economico endogeno e le comunità lucane.
*Coordinatrice SeL Basilicata