Renzi e le nomine dei vertici delle grandi aziende partecipate: una rivoluzione a metà
Per un paese con il 13% di disoccupati e con la metà dei giovani senza un lavoro o quando va bene con un lavoro precario, la priorità è investire nell’innovazione tecnologica e in politiche industriali che riescano a rimettere in moto l’economia e creare sviluppo.
Per fare ciò il governo può e deve fare la sua parte a cominciare dal ruolo che dovranno assumere le più grandi aziende a partecipazione pubblica che rappresentano il polmone del sistema paese e del nostro patrimonio industriale che va difeso e rilanciato. Il governo ha varato ieri i nomi dei manager che guideranno realtà come Eni, Enel e Finmeccanica. Non abbiamo giudizi precostituiti e valuteremo sul campo l’operato dei nuovi amministratori delegati. Speriamo che riescano a rafforzare le aziende che sono chiamati a gestire e non perseguano nella logica delle svendite e delle privatizzazioni. Non possiamo però non sottolineare come l’innovazione annunciata da Renzi si sia avverata solo a metà visto che a ben vedere le donne, seppur numerose rispetto al passato, sono di fatto esautorate dalla direzione operativa visto che nessuna svolgerà il ruolo di amministratore delegato e in più ancora una volta, la logica della spartizione tra i partiti ha prevalso a quella del merito e delle competenze. Un’ultima considerazione va fatta su Finmeccanica e sulla nomina di Moretti ad amministratore delegato che vogliamo leggere come un buon auspicio per il settore dei trasporti che sino ad oggi Pansa aveva messo in dismissione. Vogliamo credere che la lunga esperienza di Moretti nelle Ferrovie lo porti a riconsiderare l’importanza della creazione di un polo unico dei trasporti all’interno del quale aziende come Ansaldobreda, Ansaldo STS e Bredamenarinibus possano giocare un ruolo fondamentale all’interno del perimetro di Finmeccanica senza essere svendute al miglior offerente straniero.
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francesco