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Venerdì, 1 maggio 2015

Renzi, la disoccupazione e il cielo di carta

maggi

E arrivano i numeri e la realtà a raccontarci cosa cova nella pancia del paese e quali danni continuino a produrre la crisi e l’inerzia del governo. All’ombra del dibattito sull’Italicum e sulla fiducia, all’ombra degli spot e degli annunci sul Jobs act, l’Istat (l’ennesimo covo di gufi?) ci dice che la disoccupazione ha ripreso a salire. Questi i numeri: a marzo gli occupati sono calati di 55 mila unità e hanno lavorato meno persone che nel 2014. Il tasso di disoccupazione è tornato al 13% e la disoccupazione giovanile ritorna sopra il 43%. Per la verità, Openpolis ha diffuso uno studio sulla situazione economica italiana ai tempi della crisi e ha messo in evidenza come in pochi anni, la disoccupazione nel nostro paese sia aumentata del 108%, a fronte della perdita di un quarto della produzione industriale. Un vero e proprio disastro.

E oltre i numeri c’è la realtà. Una realtà fatta di decine e decine di vertenze su tutto il territorio italiano, condannato ad un processo progressivo e inesorabile di deindustrializzazione, in particolare nel Mezzogiorno. La desertificazione della nostra capacità produttiva prosegue senza che nessun attore istituzionale ed economico pronunci una sola sillaba. Whirlpool, la Ast di Terni, Ansaldo, e tante, tantissime altre crisi, disegnano la mappa della sofferenza del lavoro e dei lavoratori.

Matteo Renzi, sino ad oggi, ha pensato di poter nascondere la polvere sotto il tappeto, a forza di annunci e spot. Il Jobs act, diceva, farà crescere il lavoro e gli occupati. Peccato che persino il Fondo Monetario Internazionale, nei suoi ultimi e recenti studi, abbia sancito il totale fallimento delle convinzioni neoliberiste di questi ultimi anni, secondo cui la crescita dell’occupazione dipenderebbe dalle forme flessibili e dagli interventi sulle regole. Il governo conosce questi dati? Conosce gli esiti degli studi del FMI (cui non possono certo essere attribuite simpatie bolsceviche)? Una vera e propria rimozione della realtà, questo sembra l’atteggiamento del governo. La rimozione delle cause e delle soluzioni della crisi.

Ed eccola, quindi, la realtà. Eccolo che arriva lo strappo in quel cielo di carta, costruito ad arte come un’arma di distrazione di massa per distogliere l’attenzione da ciò che realmente servirebbe a questo paese: una seria e innovativa politica industriale, che tracci la strada dello sviluppo e del futuro, e una dose massiccia di investimenti pubblici per mettere mano all’edilizia scolastica, alla tutela del territorio e ad una serie di piccole opere utili. E poi serve un reddito di cittadinanza, perché disoccupazione e precarietà significano povertà, rottura delle relazioni sociali e isolamento. A tal proposito, Sinistra Ecologia Libertà ha depositato alla Camera due proposte di legge: una sul reddito (su cui recentemente anche l’associazione Libera si sta battendo) e una per la creazione di nuovo e buono lavoro, un Green New Deal, come lo abbiamo chiamato. Il governo, invece, ha intrapreso un’altra strada, quella degli spot, che poi si scontrano con la realtà dei fatti. E i fatti li pagano i cittadini sulla loro pelle.

Commenti

  • Roberto

    Condivido pienamente l’analisi di Fratoianni. Continuiamo con questa lucidità, il tempo ci darà ragione.
    Un saluto a tutti gli amici di SEL.
    Roberto

  • francesco

    “Copy-Left” , “Human Factor” , “Green New Deal” …
    Il governo con gli spot, Sel con gli slogan in lingua straniera.
    Mi ricordano tristemente i barbarismi di Veltroni (“I Care”)
    e della Fornero (“Choosy Boys”)…
    Bel modo di rapportarsi con le masse!

  • Mario Iacobelli

    Mi sembra evidente a cosa servono i blek blok

  • Mario Iacobelli

    A quando un progetto di sinistra? Non occorrono nuovi soggetti c’è sel