Ricciatti: non siamo disponibili a celebrare il funerale della sanità pubblica. Interrogazione a Lorenzin su Osimo
Garantire la permanenza di punti nascita anche sotto la soglia dei 500 parti all’anno, quando situati in aree critiche quali territori montani, segnati da frammentazione territoriale, da particolari caratteristiche orografiche, o distanti da altre strutture ostetrico/ginecologiche di livello superiore.
E’ questa in sintesi la richiesta dell’On. Lara Ricciatti al ministro della Salute Lorenzin.
La deputata di Sinistra Italiana, sollecitata nelle scorse ore da diversi cittadini, preoccupati per l’annunciato taglio dei punti nascita a Fabriano, San Severino e Osimo, ha presentato una interrogazione parlamentare per sottoporre all’attenzione del vertice del dicastero della Salute le gravi ripercussioni del provvedimento per chi risiede nelle aree interessate.
“Nonostante quanto affermi il presidente Ceriscioli – osserva Ricciatti – tutti gli interventi sulla Sanità stanno alimentando una ingiustificata disparità tra territori ed una compressione materiale del diritto alla Salute, che pare essere sempre più subordinato al luogo di residenza rispetto ai bisogni reali dei cittadini. Più che alla sicurezza dei nascituri il piano sembra improntato ad un indebolimento del servizio sanitario pubblico e dei presidi sui territori. La sanità è un diritto essenziale che rischia di non essere più universale”.
Osimo, ad esempio, ha gli stessi parti di strutture come Jesi, Fermo e Senigallia; al Salesi sono già presenti diversi casi di mamme ‘sistemate’ in altri reparti, per la carenza di posti. E’ facile immaginare cosa accadrebbe se si chiudesse il punto nascita di Osimo, visto che il punto nascita più vicino è quello di Jesi, a più di un’ora di distanza.
“Ci opponiamo e continueremo ad opporci, al fianco dei cittadini e delle istituzioni territoriali, contro il principio che il diritto alla salute sia garantito sulla base dei numeri e degli accessi ai servizi ospedalieri, peraltro viziati dalla mobilità passiva e da interminabili liste di attesa. Dubito – conclude Ricciatti – che la chiusura dei presidi sui territori farà diminuire la lunghezza delle liste d’attesa, piuttosto apriranno la strada alla sanità privata e ci saranno ancora maggiori disparità. Quello della sanità pubblica è un funerale che non vogliamo celebrare. Ceriscioli se ne faccia una ragione”.