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Giovedì, 3 aprile 2014

Riforma costituzione e Senato, le ragioni di un no all’odg del consiglio regionale

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Oggi l’aula del Consiglio regionale del Lazio è stata impegnata nella discussione dell’ordine del giorno sul ddl presentato dal Governo Renzi di riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione.

Il Consiglio, in seduta straordinaria, è stato convocato su invito della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali, rivolto a tutte le Assemblee delle Regioni italiane, per esaminare un documento sottoscritto il 27 marzo dal suo presidente, Eros Brega, e da quello della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Vasco Errani, inviato al presidente del Consiglio Matteo Renzi prima dell’approvazione appunto del Ddl costituzionale.

Il documento nel Consiglio del Lazio è stato approvato a maggioranza, ma con il voto contrario di Sinistra Ecologia Libertà. Le ragioni di questa scelta vanno ricercate nell’impossibilità di condividere l’approccio con cui il Governo sta affrontando questa delicata fase di riforme.

Nel mio intervento in Consiglio ho infatti posto l’attenzione su quanto avvenuto nel corso di questi anni, per rispondere alla forte domanda di cambiamento che viene dalla società, soprattutto in merito ai costi della politica. Sulla base di questa diffusa e giusta richiesta di voltare pagina si è assistito, nella storia recente, a riforme a mio giudizio sommarie e anche inefficaci. Penso alla cancellazione (o svuotamento delle competenze) delle Province, enti che, da ex consigliere provinciale, ho visto vivere dalla stragrande maggioranza dei colleghi con grande rispetto e impegno oltre che con compensi risibili in confronto a quelli riconosciuti ai consiglieri in altre Istituzioni. La loro cancellazione, più che determinare risparmio, è servita a rispondere in modo massimalista alla domanda, giusta, di sobrietà della politica e delle amministrazioni che veniva dai cittadini. Da lì siamo passati alle Regioni, dove in molto casi il malaffare ha imperversato sprecando, questo si, ingenti risorse pubbliche. Un fatto grave che merita, come abbiamo fatto nel Lazio, un radicale cambiamento: riduzione degli stipendi, quasi azzeramento delle risorse a disposizione dei gruppi politici, cancellazione del vitalizio, solo per fare qualche esempio. A questo si affianca il tema delle città metropolitane, che ho sempre condiviso come strumento di governance in grado di rispondere a problemi complessi che riguardano i nostri territori, ma che rischia di scivolare verso una direzione che allontana, invece che ridurre la distanza, tra cittadini ed eletti.

Come Sinistra Ecologia Libertà abbiamo, in ogni luogo possibile, sostenuto invece la direzione di un maggior protagonismo dei territori anche in termini di responsabilizzazione, a partire dai temi più sensibili, come la gestione del servizio idrico e quella dei rifiuti. Alla Regione Lazio questo è stato possibile, con una serie di riforme che la maggioranza di governo, di cui Sel fa parte a pieno titolo, ha saputo inanellare in questo primo anno di legislatura, con spirito di sinergica condivisione. Penso appunto alla legge sull’acqua pubblica, frutto di un percorso lungo nato proprio dai territori e dai comitati e che questa amministrazione ha saputo raccogliere e trasformare in legge, ma penso anche al tema del lavoro e dell’investimento sul futuro dei nostri giovani, penso ai bandi per sostenere la formazione, le imprese e le start up, penso al tema dei diritti (legge di contrasto alla violenza di genere, la Ru486 in day hospital e al piano per l’emergenza abitativa).

Oggi, che all’ordine del giorno del dibattito pubblico c’è la riforma del Senato e del Titolo V della Costituzione credo che Sel faccia bene ad affermare con forza della necessità di ridisegnare le competenze in capo allo Stato e quelle in capo alle Regione al fine di superare quegli elementi di criticità che hanno motivato contenziosi tra le Regioni e lo Stato, così come ribadiamo la necessità di riformare il Senato per superare il meccanismo legislativo troppo macchinoso del bicameralismo perfetto. Per nessun motivo il nostro partito deve sottrarsi da un processo di riforma volto a rendere efficace ed efficiente l’intervento istituzionale e politico. Ma a queste esigenze va risposto con un approccio serio e consapevole, non con demagogia. Al momento invece c’è la riforma che ci propone il Governo che insieme ad una legge elettorale che penalizza la rappresentanza e che, con le liste bloccate, non consente alcuna scelta da parte del cittadino, sembra voler proporre la stessa soluzione finale: un ridisegno dell’assetto istituzionale che rischia di essere una vera e propria menomazione del diritto alla rappresentanza democratica, consegnando al Paese una Camera e un Senato di soli nominati.

Ecco quindi che le nostre critiche al percorso in atto posano le basi proprio su temi centrali per la vita della Repubblica: una prima priorità è quella che la Riforma tuteli in modo inequivocabile il diritto alla rappresentanza del popolo, che vi sia una riduzione del numero e dei compensi dei Senatori, ma anche dei Deputati (in linea con quanto avvenuto nel Consiglio Regionale) , che l’esigenza dell’abbattimento delle spese degli organi di rappresentanza politica e degli apparati amministrativi non si traduca in riduzione degli strumenti di democrazia.

Per questa ragione e per queste riflessioni ho dichiarato che non avrei partecipato alla discussione degli emendamenti, ritenendo non condivisibile la filosofia di fondo dell’Odg, e ho votato in modo contrario al documento presentato.

*Capogruppo Sel Regione Lazio

 

Commenti

  • Otello Coppi

    Deluso dal “no” di SEL per l’abolizione delle province. Pur rendendomi conto che la proposta presenti aree discutibili e migliorabili, è comunque importante compiere un primo passo. le province sono enti assolutamente inutili ed un bacino dei partiti politici per favorire forme di clientelismo.

  • emiliano

    Condivido pienamente questa posizione di SEL, sarei stato deluso del contrario.