Rompere la spirale dei tagli è la vera riforma della scuola necessaria
La legge 107 è stato un pessimo provvedimento, perchè presenta innumerevoli criticità. Infatti, lo Stato ha ridotto ancora le risorse da investire sul sistema scolastico, dimezzandole in rapporto al PIL, rispetto a quanto mediamente investe l’Europa (il 3,1%, contro il 6%!),mentre dichiara apertamente la necessità di sostenere le scuole paritarie.
Non è stato risolto il problema dei precari, nonostante quanto solennemente va predicando Renzi, anche perché non sono stati nominati titolari su tutti i posti attualmente vacanti e disponibili, si pensi alle cattedre di sostegno, molto spesso coperte da docenti senza abilitazioni che stanno quindi nelle terze fasce d’istituto. Il Governo ha preso in giro migliaia di docenti che insegnavano da anni e che si sono abilitati con gli onerosi percorsi TFA e PAS e poi ha detto loro che se vogliono accedere al ruolo, devono comunque superare un concorso
Si è aumentato il numero degli alunni per classe, nonostante si voglia far credere il contrario; si sono ridotti gli orari del curricolo; non sono stati ripresentati i modelli di Tempo Pieno e Tempo Modulare che avevano fatto della Scuola primaria italiana una delle migliori del mondo; non si è investito sulla scuola dell’infanzia statale, insufficiente, nel nostro Paese, a rispondere alla richiesta delle famiglie; si è continuato ambiguamente a confondere istruzione con formazione; è stata introdotta in ogni tipologia di Scuola Secondaria Superiore (Licei, Tecnici e Professionali) l’alternanza scuola-lavoro, “anche nei periodi di sospensione delle lezioni” che somiglia più ad un obbligo di apprendistato che ad una positiva pratica di esperienze di laboratorio e va in sintonia con la logica del job act.
Molto grave la riduzione degli spazi della democrazia partecipativa e le competenze degli Organi Collegiali e si stanno mettendo a rischio l’indipendenza culturale e la libertà di insegnamento dei docenti, affidando ad un unico soggetto, il dirigente scolastico, valutato a sua volta dall’Ufficio Scolastico Regionale, tutte le decisioni , comprese quelle attinenti la didattica, la scelta degli insegnanti che dovranno realizzare parti del POF, la valutazione dei meriti professionali e le conseguenti premialità stipendiali. Infatti i docenti che sono entrati in ruolo nelle scorse settimane, la cosiddetta fase C che va a coprire l’organico di potenziamento, l’anno prossimo dovrà fare domanda per restare triennalemente in una scuola. Una sorta di caporalato degli insegnanti
Non si possono sostituire i titolari fino a 15 giorni di assenza, anche nei primo ordini scolastici e nella scuola primaria si stanno verificando molti disagi
Altri tagli stanno colpendo la già scarsissima dotazione del personale di segreteria e dei collaboratori preposti alla vigilanza e all’ assistenza di base degli alunni.
La cosiddetta “flessibilità” e il ricorso a risorse esterne al finanziamento pubblico, insieme alla esternalizzazione di servizi e di insegnamenti , declineranno modalità completamente diverse di organizzazione scolastica , tanto da frantumare definitivamente l’unitarietà del sistema nazionale(anziché intervenire per compensare e curare le difformità oggi esistenti nei diversi territori del Paese)
Nella Legge 107 non si indicano consistenti investimenti né per l’edilizia scolastica, di cui tutti conoscono la gravissima situazione, né per il rinnovo delle dotazioni tecnologiche e degli arredi , né per la ristrutturazione di spazi attrezzati e laboratori, essenziali per fare una vera “buona scuola”, adeguata ai tempi e alle innovazioni.
Il decisionismo, la valutazione sommativa e riduttiva dei test INVALSI , che ignorano i percorsi e le strategie adottate dalle scuole per ottenere esiti soddisfacenti per tutti gli alunni, la competizione fra docenti, alunni, scuole sostituiranno la collaborazione e la solidarietà che caratterizzano le migliori esperienze di comunità educanti .
Ma a pro proposito di precariato, era nell’aria da tempo, cioè sin dalla famigerata e forzata approvazione della cosiddetta Legge buona scuola, ma questa volta il Ministro sembra fare sul serio. Trascorsi 4 anni dall’ultimo concorsone per pochi posti, al ministero dell’Istruzione le stime ufficiose parlano di 63.712 cattedre a tempo indeterminato. A poter partecipare però, saranno coloro che già sono abilitati. Un concorso interamente computer based, con un conseguente risparmio di tempo non indifferente e tanto di domande di lingua straniera per tutti gli insegnamenti.
La nostra Costituzione sancisce, all’art 97, che il criterio per entrare nella pubblica amministrazione è il concorso pubblico, ma, per quanto riguarda la scuola, sfortunatamente la situazione è molto, ma molto, più complessa e, vista la confusione e le mistificazioni diffuse sull’argomento, è forse il caso di chiarire la questione.
Oggi, in Italia, i docenti sono reclutati da due graduatorie, una scaturita dai concorsi pubblici (l’ultimo bandito nel 2012 e il precedente nel 1999fa) di consuetudine definita “Graduatoria di Merito”, l’altra, detta “Graduatoria ad Esaurimento”, formata da docenti abilitati attraverso procedure pubbliche e notevolmente selettive come le SSIS, che hanno caratterizzato il reclutamento nell’ultimo decennio.
E’ proprio da quest’ultima graduatoria che si attingono, oltre che i docenti di ruolo, anche i numerosissimi supplenti che ogni anno fanno funzionare il sistema scolastico italiano, coprendo anche quei posti vuoti che la politica di tagli alla scuola non ha voluto destinare al ruolo. La legge 107 ha smaltito molto di queste ultime, ma tanti ancora sono in attese e non si capisce quale sia il motivo per imporre a chi è già in una graduatoria destinata alle assunzioni di dover sostenere un altro concorso per aspirare agli stessi posti ai quali può già accedere.
Se il problema è che in qualche provincia mancano insegnati, si affianchi alle graduatorie provinciali, dopo l’inserimento dei docenti abilitati con TFA e PAS, una graduatoria nazionale dalla quale attingere qualora nella singola provincia non vi siano più aspiranti: in questo modo si renderebbe anche più veloce lo svuotamento delle graduatorie e meno avventuroso il cambio di provincia. Ma ci sono anche tanti altri motivi che rendono velleitaria l’ipotesi a breve di concorsi ordinari.
Tra quelli più rilevanti, ma ce sono anche tanti altri più specifici, è necessario sottolineare che si procederebbe senza alcuna certezza sulle reali consistenze degli organici, che potrebbero subire significative modifiche a seguito dell’adozione del regolamento delle classi di concorso e della piena adozione dei nuovi regolamenti della scuola secondaria superiore. Si attenda di avere un quadro certo e una situazione delle graduatorie più chiara dopo aver effettuato le assunzioni previste dal piano triennale e poi si bandiscano i concorsi con numeri attendibili.
Appare quindi una beffa che, a fronte di un esubero di abilitati rispetto a posti che si contraggono di anno in anno, il Governo annunci l’indizione di un concorso!
Gli abilitati chiedono al ministro e alle forze politiche che sostengono il governo, così come alle forze di opposizione che non si bandisca un nuovo concorso, prima che sia stata programmata una soluzione per i docenti inseriti nelle graduatorie “ad esaurimento” e per tutti gli altri abilitati, che hanno già superato prove concorsuali o selezione attraverso percorsi di abilitazione a numero chiuso.
Rompere la spirale dei tagli sarebbe, forse, la prima vera riforma della scuola necessaria nel nostro Paese. Sollecitare un piano pluriennale di assunzioni che deve comprendere i precari che lavorano da anni nella scuola, gli educatori, i diplomati magistrali 2001/2002 (anche in seguito alle conclusioni cui è recentemente giunto il Consiglio di Stato), i laureati in Scienze della Formazione, i docenti che si sono abilitati attraverso i percorsi di TFA e PAS e i congelati SSIS, queste sono le nostre priorità. È ancora Attivare un corso abilitante speciale (PAS) per coloro i quali hanno maturato i 3 anni di servizio. Questo garantirebbe ai docenti di poter accedere ad un eventuale concorso solo per abilitati. E non ultimo Provvedere alle immissioni in ruolo nella Scuola dell’infanzia totalmente escluso dal piano di potenziamento previsto dalla Legge 107 “Buona scuola