Sanatoria 2012: una anomalia bresciana
In questi giorni il centro di Brescia sta vivendo una situazione surreale. Da una parte le proteste organizzate da migranti ed associazioni (Diritti per Tutti, Coordinamento Immigrati CGIL, ed altre realtà varie) e dall’altra la militarizzazione della città voluta dalla questura.
Relegando la questione ad un problema di ordine pubblico, con il divieto di manifestare in Piazza della Loggia in occasione della manifestazione di sabato 21 marzo, ed un atteggiamento repressivo che ha avuto l’apice in occasione delle immotivate cariche delle forze dell’ordine di lunedì 23 – con tre persone ferite e 4 fermate -, si rischia di perdere di vista le motivazioni che hanno spinto i migranti a protestare.
Una situazione, potenzialmente incendiaria, che ha visto il gruppo consiliare “Al lavoro con Brescia”, in particolare con l’assessore Marco Fenaroli, impegnato nel fare da ponte tra le legittime richieste dei manifestanti, l’Amministrazione Comunale e la Questura.
In provincia di Brescia sta emergendo un’anomala e preoccupante situazione relativa alla gestione delle pratiche inerenti la sanatoria 2012 per la regolarizzazione dei lavoratori migranti in stato di clandestinità. Ad ora sono state respinte circa l’80% delle domande di sanatoria a fronte di una media nazionale del 20%.
La Prefettura di Brescia ha deciso di applicare la legge in modo assolutamente restrittivo, con una sistematica operazione inquisitoria che ha visto la convocazione dei datori di lavoro e dei lavoratori che hanno presentato domanda di emersione da parte di carabinieri, Polizia Locale e Provinciale e dell’Ispettorato del Lavoro ed una tempistica per dimostrare la presenza in Italia di soli 6 mesi, nettamente inferiore rispetto a quanto avvenuto nelle altre province.
A questa gestione anomala relativa alla sanatoria 2012 si aggiunge la situazione dei permessi di soggiorno.
La Questura di Brescia infatti, sta respingendo migliaia di domande di rinnovo. Il permesso di soggiorno di un anno per attesa occupazione non viene quasi mai concesso perché la Questura impiega mediamente più di un anno a rinnovare il permesso di soggiorno (quando la stessa legge Bossi-Fini stabilisce un termine massimo di 60 giorni) e quindi il tempo per cercare lavoro viene “consumato” nell’attesa del rinnovo riducendo enormemente le possibilità di trovare una nuova occupazione.
Per denunciare l’anomalia della realtà bresciana e per sapere come il Ministro dell’Interno intende muoversi per risolvere la questione dei permessi di soggiorno e gestire l’ordine pubblico, anche in vista della manifestazione programmata per sabato 28 dai migranti e dalle associazioni, stamattina il deputato Franco Bordo ha depositato un’interrogazione parlamentare.