Scalfari e Schulz, poco coraggio e tanta reticenza
Mettiamo da parte la coerenza, quella è ormai talmente rara che non compare da tempo sulle bancarelle dell’usato dove si svende la merce della politica italiana. Prendiamola dal lato dell’efficacia e vediamo se almeno qui funziona. E’ efficace l’appello al voto fatto domenica scorsa da Eugenio Scalfari sul principale giornale italiano? E ancora: è efficace la lettera di ringraziamento che gli indirizza in risposta immediatamente dopo Martin Schulz? Lo sapremo tra qualche giorno, non resta che aspettare. Ma dopo aver letto e riletto con la lente d’ingrandimento, dopo aver messo da parte il troppo facile ricorso storico del “turarsi il naso” (era il 1976 e in quelle elezioni il PCI, malgrado l’appello di Indro Montanelli, avanzò di 7 punti e la DC restò ferma al palo), si è insinuato chissà come un dubbio che frulla in testa.
Che l’operazione sia alla fine controproducente per la ditta italiana ed europea dei due autorevoli firmatari e finisca proprio per portare acqua là dove intendeva prosciugarla, cioè al mulino grillesco. Dato che da una parte, sul lato del merito, non convince affatto e dall’altra, su quello diciamo pure psicologico, ha quel che di irritante da far girare gli zebedei fino al punto di sortire l’effetto contrario a quello pensato. Scalfari, nel suo editoriale da weltanschauung, come al solito tiene insieme tutto. Elenca le sue critiche a Renzi: legge sul lavoro, rottura col sindacato, legge elettorale, riforma del Senato, rivalutazione di Berlusconi. Avanza qualcosa? Si, avanza ancora qualcosina: Renzi voleva il posto di Enrico Letta e per ottenerlo ha mentito, al suo partito e al Paese. Ma adesso, conclude autocompiacente il Direttore, la verità è chiara a tutti.
Tralasciando di ricordare che in qualsiasi altro Paese democratico un politico che mente per molto meno è tolto di mezzo in un battibaleno, Scalfari passa alla part construens e spiega perché domenica prossima bisogna votare proprio per Renzi. Per due ragioni, principalmente. Renzi ha finalmente capito che deve portare avanti la politica di Monti e di Letta. E poi votando per Renzi si dà forza a Schulz come nuovo presidente della Commissione Europea. In alternativa ai Popolari di Juncker, si chiederà candidamente qualche elettore? No, risponde Scalfari. In una alleanza con loro, come è più volte avvenuto, ma con un cambio della staffetta. E così ci saluta, non prima di aver scandito altre due sue verità.
Che il Partito Democratico deve essere un perno di centro (cioè un partito di centro) tra una destra moderata e una sinistra rappresentata da Vendola, Zagrebelsky e Rodotà. E che per il “problema del Quirinale” che tra poco si porrà lui ha in serbo un nome, ma evita di dircelo per non bruciarlo. Editoriale esaustivo, riconosciamolo, non manca nulla, l’incastro è completo.
Passano due giorni e gli risponde Scultz. Sembra sorpreso di tanta geometrica potenza e infatti lo ringrazia. Poi giù anche lui con l’Europa che non va: è nelle mani di una maggioranza conservatrice, si sono imposte le politiche di austerità a senso unico, si sono salvate le banche anziché pensare all’emergenza sociale, adesso c’è la possibilità di cambiare direzione. Come? Beh, in Italia votando PD, perché i suoi candidati hanno idee e alleanze (si, dice “alleanze”) necessarie al nuovo progetto europeo, che è poi il suo. Le altre opzioni sono desolanti dice, riferendosi a Berlusconi e a Grillo. E anche lui ci saluta. Dunque riepiloghiamo per bene, cioè stando alla lettera.
Per Scalfari e Schulz tocca votare PD perché si prosegua la politica di Monti in Italia e l’alleanza con i Popolari (cioè la destra conservatrice) in Europa. Da lunedì stando a questo caldo invito avremo: le larghe intese ben salde qui, la grossa coalizione ben salda in Germania, l’accordo tra popolari e socialistidemocratici confermato come niente fosse in Europa. Cioè esattamente come adesso. E’ questa la politica che serve all’Europa dopo il disastroso fallimento della Troika? No, sono troppo intelligenti per dire questo. Ma sono talmente poco coraggiosi da credere di poter contrastare con una simile strategia il vento antieuropeista che sembra crescere impetuoso ovunque. E’ già accaduto un anno fa, ricordate?
Grillo il furioso, Grillo il bilioso, Grillo il minaccioso ringrazierà di questa inattesa e, fatto per lui determinante, gratuita sponsorizzazione non richiesta. Ma Scalfari e Schulz non sono solo due personalità dotate di intelligenza e però prive di coraggio politico. Sono anche mosse da una dose di reticente insincerità. Né l’uno né l’altro nomina mai Alexis Tsipras e la sua lista. Che è, ricordiamolo semplicemente, tra le tante sigle che sbraitano contro l’euro, per la disintegrazione comunitaria, per il ritorno delle frontiere e l’innalzamento dei dazi doganali, l’unica a battersi per un governo politico dell’Europa secondo l’ispirazione più alta, unitaria e federalista sin qui pensata: quella di Altiero Spinelli.
Un governo non contro l’Europa in sé ma per una nuova e diversa idea di Europa, alternativa alla destra e alle alleanze con essa. Ma il solo fatto di nominarla avrebbe comportato fare i conti con essa, con la coerenza tra l’analisi dei fatti e le politiche per affrontarli e cambiarli davvero. E questo ci conferma su un punto. L’intelligenza da sola non basta mai, specie in politica. O viaggia insieme al coraggio delle scelte da compiere e alla sincerità di dire le cose per quello che sono, oppure può sempre essere data in prestito ad un altro, anche se diverso, inganno.
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Butterfly515