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Martedì, 6 maggio 2014

Scuola, test Invalsi lontani dalla realtà

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Sulle prove Invalsi SEL ha molte perplessità, perché si tratta di test lontani dalla realtà degli alunni, delle scuole e dei contesti sociali in cui sono inserite, nonché dei percorsi didattici che si mettono in atto. La valutazione è un tema delicato che non si può affrontare in maniera parziale, si deve tener conto di molteplici aspetti. Attraverso i risultati ottenuti nei test Invalsi mi chiedo come si potranno misurare gli esiti educativi di quelle scuole che riescono, spesso con risorse del tutto insufficienti, a motivare alla frequenza anche gli alunni più deprivati, prevenendo abbandoni e ritardi scolastici.

Come si valuteranno quei Docenti che riescono ad integrare alunni migranti da poco arrivati nel nostro Paese, anche senza potere fruire di tempi di docenza aggiuntivi per percorsi individualizzati o per la predisposizione di attività di laboratorio? SEL propone di riportare le prove alla caratteristica della ricerca, da realizzarsi, quindi, su di un campione statistico di scuole, così come avviene nel resto dell’Europa, rendendo volontaria l’adesione delle scuole. L’utilizzo delle prove a quiz come criterio di giudizio della qualità dell’insegnamento e della scuola, a partire dalla seconda elementare fino all’accesso all’università e alla professione docente non è accettabile ed è lesiva del ruolo sociale della scuola.

Commenti

  • Dario

    La cosa sbagliata è l’incongruenza del contenuto delle prove Invalsi rispetto ai programmi scolastici. È giusto valutare l’operato dei professori perché spesso lasciano enormi lacune agli studenti (e i test invalsi dimostrano comunque una preparazione superiore tra gli studenti del nord, il che vuol dire che il sud Italia ha urgente bisogno di qualità scolastica e di particolari attenzioni), ma che sia qualcosa di sensato. Tutti vengono valutati però nella loro carriera, dagli impiegati agli operai, dai politici ai dirigenti di aziende private: perché i professori, che hanno un ruolo sociale importante come pochi, possono fare danni senza essere giudicati? La verità è che ci vorrebbe meritocrazia nella scuola, non è pensabile che un uomo o una donna, una volta entrato, possa smettere di aggiornarsi, possa decidere di fare un ottimo lavoro, come fanno in tanti, o farlo male, e non sono un numero minore. Sto dicendo insomma che urgono interventi nella scuola pubblica, perché se diciamo che i professori incompetenti sono pochi, ci stiamo prendendo in giro. E se il professore è incompetente, ciò si rispecchia nella preparazione dei ragazzi: bisogna essere dei pedagoghi, oltre che dei dottori in una materia, per poter insegnare, bisogna insomma saper trasmettere. Tutti gli altri fattori e le altre iniziative della scuola sono cose separate.