Se l’urgenza si trasforma in emergenzialismo, finiscono nell’angolo non solo le opposizioni ma ogni confronto democratico
Oggi Gianni Riotta ha scritto un bell’editoriale su La Stampa che trovate qui. Sostiene, a ragione, che chi ha fliltrato con Grillo e C. ha sbagliato, e soprattutto che per togliere terreno sotto i piedi del populismo ci vogliono le riforme.
Riotta ha ragione. Proprio qualche giorno fa dopo aver letto sui giornali Letta che tuonava di ”reagire” contro i 5 stelle, dicevo la mia.
E’ vero dunque che bollare i 5S come fascisti e chiuderla lì fa solo il loro gioco e non risolve nulla. Lo dice uno che non è mai stato certo tenero con loro e con Grillo, soprattutto sulla sostanza, dalla mia lettera al Presidente Grasso sulla trasparenza del tesoriere stellato, alla critica delle fantastiche ‘perle’ in commissione bilancio con tanto di siparietti tra loro e gli esponenti di Forza Italia.
Quindi Riotta ha ragione, servono riforme, serve un passo che dia un respiro alto alla politica per farla uscire dalla palude degli insulti e delle reciproche accuse che è proprio il terreno preferito di Grillo. Ma serve anche un atto di responsabilità che solo le forze democratiche possono compiere. Polibio parla di “oclocrazia”, come forma degenerata di democrazia. E’ il governo delle masse che porta sempre alla tirannide. In fondo cos’è l’agitazione del caos in nome del popolo? Senza dilungarmi ulteriormente sulla crisi della democrazia e i suoi rischi, cosa devono fare le forze democratiche? Opporre unicamente il muro contro muro, senza riforme e quindi senza una nessuna percezione di cambiamento da parte delle persone in carne ed ossa non farà che ingrossare le fila del caos. Le forze democratiche devono dare respiro alla discussione, avanzando proposte concrete su lavoro, scuola, innovazione, discutendole in parlamento nei tempi e nei modi necessari, anche attraverso il confronto su ipotesi differenti.
Questo significa richiamare alla responsabilità del proprio ruolo ciascun singolo parlamentare. La situazione è grave da alcuni anni ma tutte le volte che l’urgenza si trasforma in emergenzialismo, il governo lo traduce in decreti a raffica (ad esempio, solo a febbraio ce ne sono 6 in conversione). Questo atteggiamento cancella la discussione e mette all’angolo non solo le opposizioni ma elimina ogni possibile discussione parlamentare sotto la spada di Damocle della scadenza dei decreti. Per uscire dalla palude ci vuole un cambio di passo individuando le questioni strategiche su cui agire e legiferare. Questo dovrebbe essere il compito del Governo. Può questo Governo, per come è composto, realizzarlo?
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Stefano Goretti
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Stefano Goretti