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Mercoledì, 9 settembre 2015

Sel: Con Renzi no, con il Pd sì (nelle città)

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Non ci saranno defe­zioni nel gruppo dei sena­tori di Sel, almeno non sulla riforma del senato. Ad accer­tar­sene di per­sona ieri è andato Nichi Ven­dola che, dopo il «disa­gio» espresso negli scorsi giorni da due sena­tori, il pugliese Ste­fano e il sardo Uras, ha riu­nito i suoi di Palazzo Madama. E ha veri­fi­cato di per­sona che il malu­more che cir­cola in Sel non è sull’opposizione netta al governo Renzi. Quello che agita il suo par­tito, al cen­tro come in peri­fe­ria, è la nuova ’cosa rossa’ che nascerà nel primo week end di novem­bre, in una tre-giorni dal 6 all’8. Il tema spi­noso sono le pros­sime ammi­ni­stra­tive. Ven­dola ieri al senato e il giorno prima alla sua segre­te­ria ha ras­si­cu­rato tutti, sia i fan delle alleanze che quelli della rot­tura. «Il cen­tro­si­ni­stra è finito, è stato ucciso da Renzi», ha spie­gato, «ma nelle città si pro­ce­derà par­tendo da un giu­di­zio sul governo locale». A Milano, per esem­pio, «c’è l’eredità di Pisa­pia da rac­co­gliere», e così a Cagliari quella di Zedda e forse anche a Bolo­gna. Altra musica per Torino, dove Sel sostiene Piero Fas­sino con cre­scente insof­fe­renza, e a Napoli, dove l’avvicinamento a De Magi­stris è ormai la cosa più probabile.

Se in Sel Nicola Fra­to­ianni, coor­di­na­tore del par­tito, spinge per la distanza mas­sima dal Pd, fuori da Sel c’è Pippo Civati che è net­ta­mente con­tra­rio alle alleanze. Per­sino a Milano dove nella corsa delle pri­ma­rie del cen­tro­si­ni­stra si è già lan­ciato Pier­fran­ce­sco Majo­rino, ex civa­tiano che alla fine non ha seguito la sua cor­rente fuori dal par­ti­tone. Sel potrebbe soste­nerlo alle pri­ma­rie, quindi nella coa­li­zione. Civati non ci pensa nem­meno: «Noi dob­biamo fare una cosa di sini­stra e civica, non una cosa di cen­tro e super­po­li­tica come il par­tito della nazione». Per Mas­si­mi­liano Sme­ri­glio, il vice­pre­si­dente ven­do­liano della regione Lazio che sta per dare alle stampe un libro sulla cosa rossa, invece alle pri­ma­rie mila­nesi la sini­stra potrebbe par­te­ci­pare: «Pisa­pia ha costruito un pro­getto e accu­mu­lato cre­di­bi­lità per sé e per tutti noi. Ha gover­nato, e bene. E ora que­sto patri­mo­nio si può tra­ghet­tare verso una nuova espe­rienza tenen­doci fedeli al suo pro­getto, scon­giu­rando il rischio che Milano fini­sca in mano ai raz­zi­sti. Se invece Renzi invece vorrà sfa­sciare tutto e can­di­dare motu pro­prio un pur bravo tec­nico come Sala, auguri». In attesa della fon­da­zione della nuova cosa, Sel mette sul piatto il suo peso di azio­ni­sta di mag­gio­ranza, appena misu­rato dalle dona­zioni dei cit­ta­dini sulla dichia­ra­zione dei red­diti: «Un patri­mo­nio di oltre un milione di euro da parte di 100mila cit­ta­dini che hanno deciso di darci fidu­cia con­cre­ta­mente», spiega il sena­tore Peppe De Cri­sto­foro.

Alla camera il coor­di­na­mento dei depu­tati della sini­stra (Sel, ex Pd, ex 5 stelle) ieri è uffi­cial­mente par­tito con la prima riu­nione: pro­po­ste comuni sulla legge di sta­bi­lità, mozione comune sull’Europa e cin­que gruppi di lavoro tema­tici. Eppure se Renzi non ci met­terà del suo rom­pendo le alleanze nelle città dove ancora resi­ste qual­che for­tino di cen­tro­si­ni­stra, per i pro­messi alleati della cosa rossa in pri­ma­vera saranno dolori. E nuovi rischi di divisioni.

Che potreb­bero arri­vare anche prima, anzi subito, e cioè il pros­simo 20 set­tem­bre, con il voto greco. In que­sti giorni l’ex bri­gata Kali­mera, che aveva orga­niz­zato lo ’sbarco’ ad Atene dei sup­por­ter ita­liani di Tsi­pras nei giorni del refe­ren­dum, ha ria­perto le iscri­zioni per tor­nare in Gre­cia a soste­gno della nuova corsa elet­to­rale del lea­der di Syriza. «Se Syriza scon­fig­gerà il fronte che vuole ripor­tare la Gre­cia ai tempi della ver­go­gna e della subal­ter­nità, sarà il segnale che la brec­cia aperta il 25 gen­naio rimane aperta», spie­gano dal comi­tato nazio­nale di L’Altra Europa, «con coe­renza Tsi­pras ha escluso ogni com­pro­messo con i respon­sa­bili della rovina del paese: popo­lari e socia­li­sti, nep­pure a fronte della scelta effet­tuata da forze che hanno lasciato Syriza». Con Ale­xis senza se e senza ma, dun­que. Ma non tutti. La dele­ga­zione ita­liana sta­volta sarà meno folta. Non ci sarà per esem­pio Ste­fano Fas­sina, che non ha con­di­viso la scelta del pre­mier greco di accet­tare gli accordi-capestro con le isti­tu­zioni euro­pee. E così la cosa rossa ita­liana rischia di liti­gare anche sui guai della sini­stra greca, non bastas­sero i suoi.

Dal quotidiano il Manifesto

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