Sel: ecco la nostra legge per legalizzare e tassare il consumo e la produzione della cannabis
Un ddl per legalizzare la cannabis. A uso personale ma anche collettivo, generando così introiti di miliardi di euro per le casse dello Stato. Risorse che potrebbero essere destinate anche al finanziamento del reddito di cittadinanza. A presentarla il gruppo Sel, che in una conferenza stampa a Montecitorio ha snocciolato i vari obiettivi che si potrebbero centrare in regime di ‘cannabis free’.
La proposta targata Sel «può essere un contributo utile per chi si sta muovendo in questa direzione – spiega il capogruppo di Sel a Montecitorio Arturo Scotto – per superare definitivamente la Fini-Giovanardi», che racchiude in sé «l’idea repressiva e punitiva che ha animato la peggiore destra italiana». Una legge di questo tipo consentirebbe inoltre, a detta di Sel, di «sottrarre la cannabis al circuito della criminalità organizzata – rimarca ancora Scotto – con uno sbocco positivo per le casse Stato», grazie alla relativa tassazione capace di generare «miliardi di euro». Da tenere in conto, inoltre, «la capacità della cannabis di bonificare terreni dove viene coltivata – rimarca Scotto – proprio per la sua facoltà di metabolizzare metalli, si pensi ad esempio alle possibilità per la terra dei fuochi».
«Dopo il decreto Lorenzin – rimarca Daniele Farina, primo firmatario del ddl – gli atti incardinati in Parlamento per una riforma di questo tipo sono stati congelati, perché il governo, con la sua maggioranza contraddittoria, ha deciso che di questo argomento non si dovesse più parlare». «Ma il mondo nel frattempo – prosegue Farina – è andato avanti, con un alto numero di Stati del mondo che hanno preso atto del fallimento della legislazione proibizionista e cercato altre vie. Esperienze utili per riformare» e che hanno contribuito alla stesura di una «proposta che rivolgeremo a tutti i deputati» e che interviene «sul codice penale, ma anche sulla regolamentazione del mercato». Il ddl, in particolare, «rende lecite condotte oggi vietate», in particolare sul fronte della coltivazione. E apre alla coltivazione di tipo associativa, meglio nota come cannabis social club.
«Crediamo – spiega Farina – che il mercato della cannabis debba essere regolato con una forma di monopolio, ma rigorosamente attenuato». L’assenza di norme di questo tipo, a detta di Farina, ha consentito «di appaltare a organizzazioni criminali un mercato su cui sono stati fondati imperi, veri e propri motore della loro potenza. Perciò, crediamo che questa sia la più grande operazione antimafia possibile: si interviene a monte, sull’origine delle ricchezze, tagliando le vie di rifornimento». Per Giovanni Paglia, si tratta di circa «20 mld di fatturato», senza dimenticare che la legalizzazione consentirebbe di «trasferire allo Stato la relativa tassazione: si possono stimare in circa una decina di miliardi le maggiori entrate per lo casse pubbliche. Soldi con cui potremmo finanziare il reddito minimo, siamo sullo stesso ordine di grandezza».
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