SEL: riduciamo gli emendamenti solo con impegni precisi del Governo
Disponibili a ritirare gli emendamenti, ma solo a fronte di una disponibilità del governo a ridiscutere i punti chiave della riforma, a partire dall’elettività dei senatori. Il coordinatore di SEL Nicola Fratoianni, la presidente del Gruppo Misto SEL Loredana De Petris e due senatori del gruppo Misto, Francesco Campanella e Maria Mussini, in conferenza stampa al Senato, hanno chiarito i termini del possibile accordo con maggioranza e governo sul ritiro degli emendamenti.
La proposta avanzata dal senatore dissidente del Pd Chiti, rinviare a settembre il voto finale sulla riforma per avere tempo di riflettere sul merito, era infatti stata derubricata nel frattempo da Renzi, già lunedì sera con tempestivo quanto a tutti gli effetti sabotatorio comunicato, in una specie di assurdo rinvio del voto dall’8 agosto al 2 settembre, senza altro scopo che quello di concedere una settimana di spensierate ferie ai senatori.
Già in aula la senatrice De Petris aveva chiarito che un rinvio fine a se stesso sarebbe stato del tutto inutle e che ci voleva invece un segnale di concreta disponibilità del governo a cercare una “mediazione alta”. Non significa naturalmente un diktat dell’opposizione, piuttosto la richiesta di una disponibilità a ridiscutere tutto alla ricerca di un punto di mediazione.
Allo stesso tempo, SEL chiedeva di porre fine alla campagna di delegittimazione a colpi di Twitter e insulti che il governo porta avanti da mesi nei confronti di chiunque critichi la riforma, anche prima dell’ostruzionismo. “Questa è la nostra prima condizione”, ha detto chiaramente Fratoianni.
Non si tratta di una schermaglia a fini di propaganda. Si tratta di aprire uno spiraglio concreto da un lato al ritiro degli emendamenti e dall’altro a rimettere in discussione i punti più discutibili della riforma del Senato: l’elettività dei senatori, l’innalzamento del numero delle firme necessario per convocare referendum abrogativi e leggi di iniziativa popolari, l’intreccio con la legge elettorale che, sommato con questa riforma del Senato, porta dritto a un Parlamento dei nominati, ma anche la possibilità di eliminare la sciagurata riforma che ha reso il pareggio di bilancio un vincolo costituzionale.
Se il governo volesse davvero creare un clima diverso al Senato, superare l’ostruzionismo e arrivare a una riforma concordata, coglierebbe l’occasione al volo. Niente lascia pensare che lo farà.
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