Sel sfida il governo: ritiriamo 300 emendamenti su 350 presentati. Discutiamo sui punti importanti
Sinistra ecologia libertà ritira la maggior parte degli emendamenti al Jobs act e sfida il governo a non mettere la fiducia e confrontarsi concretamente su pochi punti qualificanti, a cominciare dall’«allargamento delle tutele». Ad annunciarlo in una conferenza stampa alla Camera è Loredana De Petris, capogruppo Sel al Senato. «Riteniamo molto grave la decisione del governo di mettere la fiducia sulla delega al lavoro, sia dal punto di vista costituzionale perché i precedenti sono molto rari e tutti del governo Berlusconi», sia «dal punto di vista politico perché non c’è neanche la possibilità di discutere nel merito» i contenuti della legge. «Di fatto – insiste – si tratta di una delega in bianco».
«Annunciamo il ritiro della maggior parte degli emendamenti – aggiunge De Petris -, ne abbiamo presentati circa 350 e ne manteniamo 40/50 che vogliono sfidare Renzi su alcuni punti», a cominciare «dall’allargamento delle tutele». «La sfida – continua – è quella di togliere ogni alibi al governo» perché mettere la fiducia sul Jobs act «è un gesto unilaterale di Renzi, di arroganza e al temo stesso di debolezza. Ad ogni modo non è neanche chiaro su che testo vogliono mettere la fiducia», sul testo del governo o su uno eventualmente integrato con alcune proposte di modifica emerse dalla Direzione del Pd. «Ma una cosa veramente grave -conclude De Petris – è se si volesse arrivare a chiudere anticipatamente addirittura la discussione generale in aula».
Per il senatore di Sel Luciano Uras «Porre la questione di fiducia su tutto, anche sul ddl delega sul lavoro, è il vizio dei governi dell’ultimo decennio. Non è una novità, quindi. Il fine strumentale è quello di “accelerare” l’iter legislativo ma, di fatto, il vero obiettivo é la delegittimazione del Parlamento e del sistema democratico costituzionale».
«L’abuso sistematico della decretazione d’urgenza e delle deleghe legislative al governo si fondono con il ricorso ingiustificato alla fiducia. Grave che questo modo di fare continui nonostante sia intervenuto più volte il Quirinale a richiamare gli Esecutivi ad un comportamento rispettoso del dettato costituzionale nel processo di formazione delle leggi. Grave impedire al Parlamento la sua funzione di legislatore in una materia così complessa e socialmente delicata come i diritti dei lavoratori», conclude il senatore.
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Dario