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Martedì, 23 dicembre 2014

Sel: vigilia di Natale giorno per delitto perfetto dei diritti dei lavoratori. I decreti attuativi peggiorano la delega

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«La Vigilia di Natale è il giorno per il delitto perfetto dei diritti dei lavoratori. Mentre le famiglie sono impegnate con i propri cari, il governo Renzi con un colpo di spugna archivia definitivamente l’art.18 e a questo aggiunge anche la legittimita’ di licenziare per scarso rendimento. Al peggio non c’è mai fine. Così il senatore Giovanni Barozzino, capogruppo di Sel in Commissione Lavoro, commenta i decreti attuativi del Jobs Act che saranno votati domani dal Consiglio dei ministri.

«Tutto quello che non sono riusciti a fare Berlusconi e Monti, lo sta facendo Renzi: dare piena discrezionalità al datore di lavoro. Licenziare più facilmente è del resto il punto cardine su cui è costruito il Jobs Act», aggiunge. «In futuro sarà più conveniente assumere per poi licenziare, senza stabilizzare mai il lavoratore. Un precariato a vita, altro che tutele crescenti! Come contropartita a tutto questo scempio, ci sono gli sbandierati 80 euro elargiti come misura spot solo ai lavoratori di una certa categoria, una goccia nel mare – ha concluso Barozzino – perche’ gli altri, gli incapienti, le partite Iva e i pensionati, sono stati serenamente dimenticati».

Dalla Camera la conferma di quanto sta accadendo. «Gli annunci sui decreti lavoro come immaginato, peggiorano l’ampia delega che il governo ha strappato al Parlamento. Domani il Cdm approverà le linee di indirizzo, i titoli di una parte dei decreti attuativi del Jobs Act, in attesa, 30 giorni, del parere non vincolante delle commissioni parlamentari». Lo afferma il responsabile nazionale lavoro di Sel, GiorgioAiraudo.

«I decreti – prosegue – monetizzano i diritti e rendono tutti i lavoratori progressivamente precari. Lo chiamano lavoro a tutele crescenti ma i diritti decrescono e in realta’ si estende il precariato con un indennizzo crescente e si monetizza il diritto al lavoro. Il diritto al lavoro scambiato, se verranno confermate le indiscrezioni di queste ore, addirittura con un possibile sconto fiscale». «In questo modo – aggiunge ancora – lo Stato abbandona in solitudine i cittadini nei luoghi di lavoro riducendoli a merci. E non importa se l’indennizzo per il licenziamento rischia di essere piu’ basso dei contributi e degli sgravi alle imprese e favorisce i licenziamenti, non importa se la Cassa integrazione scompare per le imprese cessate”. “Nel frattempo – conclude – il Paese continua ad avvitarsi nella crisi, la disoccupazione e’ a doppia cifra e tutti i dati ci dicono che gli italiani sono preoccupati per il presente e il futuro del loro lavoro, e hanno paura di scivolare nella poverta’. Anche Renzi sa che le misure previste non creeranno occupazione stabile e duratura nel breve termine e quindi guadagna tempo per se e il suo governo sottraendolo ai lavoratori».

Commenti

  • nino

    bisogna ,però, prendersi come sel non la responsabilità del job act, perchè sel è contraria a questa legge, e lo ha dimostrato, ma la responsabilità di aver contribuito a far eleggere, con l’alleanza tra vendola e bersani, deputati e senatori del pd, che hanno votato senza alcun problema la delega che ha affossato l’art. 18, sebbene nel programma di governo nessun accenno ci fosse alla eliminazione dell’articolo stesso.

  • Ermes Zattoni

    E’ ora di finirla di ricordare sempre i voti che costringono a tagliarsi qualcosa. Siamo in parlamento con un programma che è stato tradito dagli altri. Dobbiamo provare a dare battaglia per rispettare il voto di Italia bene comune. Credo che inoltre occorra ricominciare a proporre riflessioni sul lavoro. Non solo si distrugge l’esistente con la legge sul lavoro, ma si nasconde anche il fatto che il lavoro cambia, che ha un valore immensamente più alto di 10 anni fa, che bastano tre ore di lavoro al giorno per liberare l’Adamo che è in ciascuno di noi (Keynes 1934). Ridurre l’orario di lavoro per dividere il lavoro tra tutti, renderlo più adeguato ai nostri sogni del futuro, proporre un mondo dove non sia il profitto a farla da padrone. Dobbiamo proporre soluzioni, ma che non siano solo il restare in difesa del passato, ma il rilanciare anche verso il futuro.
    Poi, siamo responsabili per il 3%, questo sì. Ma il nostro obiettivo è diventare responsabili almeno per il 40-50% delle cose da fare. Governare con un progetto. E se questo PD il progetto non lo ascolta più, troppo assorto nei propri piccoli interessi di bottega, il bene comune lo si deve costruire in una forza altra, libera, di sinistra. Credo che per questo siamo nati e viviamo.

  • francesco

    Sel è nata da una scissione dal PRC per costruire una “Sinistra larga e moderna” che aveva come stella polare di riferimento il Partito Democratico,e la conseguente abiura dell’ideale comunista.
    Il fallimento di quel progetto è sotto gli occhi di tutti, tanto che sono costretti a inventarsi “Human Factor” (ennesima piroetta vendoliana) per traghettare Sel in un nuovo Ulivo “civatizzato”.
    Di questa deriva, i dirigenti di Sel, unitamente ad alcuni recenti transfughi in odore di carrierismo, portano il 100 % delle responsabilità.

  • Ermes Zattoni

    Caro Francesco. Io sono stato tra i fondatori di SEL e non sono di Rifondazione Comunista. Quella che tu vivi come una scissione, è stata per me il riunirisi di 4 minoranze dei loro piccoli partiti, che, non accettando l’autoreferenzialità e l’autodecisione sulla certezza della linea, hanno scelto di provare a lavorare insieme senza litigare più di tanto. Anche tra noi c’è stato chi partiva dalle proprie provenienze, ma la maggioranza di noi ha potuto lavorare insieme ed amalgamarsi. Cercando di costruire un progetto e un programma che tenga conto di tutte le nostre diversità. Per me è una ricchezza, e la difenderò sempre, pur cercando di allargare ancora di più la sinistra. E se guardi siryza questo è l’obiettivo. Allearsi e costruire insieme un’alternativa.