Semestre italiano europeo, un fallimento. Un dossier di Sel spiega il perché
Il semestre italiano si chiude con pochi risultati rispetto alle attese. Il Governo non è riuscito a fare “cambiare verso” all’Unione europea. In questi sei mesi, infatti, si è ripetuto il seguente copione: il Governo, a Roma, tuona contro l’austerità ma a Bruxelles non ottiene nulla. Renzi da un lato invoca flessibilità e crescita e dall’altro promette che l’Italia rispetterà le regole del Fiscal Compact. Non Telemaco, quindi, ma Giano bifronte. Visto che non abbiamo scelto tra il rispetto del Fiscal Compact e la sua violazione, che avrebbe liberato risorse per gli investimenti, da questo punto di vista il semestre è stato un’occasione perduta.
Dopo i fuochi d’artificio del Premier contro l’Europa dei burocrati al Consiglio Europeo dell’ottobre scorso la verità è alla fine emersa: il Governo italiano ha scelto di seguire i diktat dell’Europa. Una sconfitta per il Governo Renzi che aveva provato a trattare con l’Europa i dati del deficit. Dopo il discorso di avvio, la “vittoria” sulla nomina di Federica Mogherini al posto di alto Rappresentante per la Politica Estera e dopo aver ottenuto un, relativo anch’esso, cambio di linguaggio sull’austerità da parte di Juncker, il nostro Premier si è sostanzialmente disinteressato della Presidenza e ha lavorato a ottenere condizioni di relativa clemenza per lo stato dei conti pubblici, peraltro senza grandi risultati. Il Premier ha ottenuto nel Semestre di Presidenza UE un solo reale risultato: il rinvio del giudizio definitivo della Commissione sulla nostra legge di stabilità a marzo 2015. Sull’Italia incombe il giudizio di primavera della religiosissima Commissione egemonizzata dai tedeschi e dagli ideologici dell’”austerità espansiva”. Altro che cambio di direzione.