Senato, De Petris: la valanga di no che ha difeso la Costituzione e sconfitto chi voleva stravolgerla, ci impegna oggi a dire no al governo Gentiloni
La dichiarazione di voto della capogruppo di Sinistra Italiana
Signor Presidente, colleghi, signor Presidente del Consiglio, Sinistra Italiana non voterà la fiducia al suo Governo. Dopo il risultato referendario avevamo chiesto discontinuità, in modo chiaro ed inequivocabile. Registriamo certamente un cambiamento dei toni che lei, Presidente, ha usato anche poco fa in quest’Aula, e un garbo istituzionale di cui non dubitavamo, conoscendola, e a cui eravamo disabituati dopo tre anni di vero e proprio bullismo esercitato dal suo predecessore nei confronti del Parlamento.
Non possiamo che apprezzarlo ma ciò non può bastare a noi e soprattutto ai quasi 20 milioni di italiani che il 4 dicembre hanno bocciato senza appello la vostra riforma costituzionale. Si è infatti risposto con una sorta di Governo clone del Governo precedente e con la rivendicazione di tutto l’operato del Governo Renzi che, del resto, è lo stesso che chiede oggi la fiducia.
Ma voi tutti sapete perfettamente che il no al referendum era in larghissima parte un no alle vostre politiche economiche, sociali e ambientali, era il rifiuto di tutte le riforme con cui il Governo Renzi, in tre anni, ha accresciuto le diseguaglianze sociali e ha falcidiato i diritti dei lavoratori e dei cittadini. È questa continuità che non possiamo in nessun modo accettare e che oggi lei, signor Presidente del Consiglio, anche nelle repliche, ha caparbiamente rivendicato, con il solito mantra dell’innovazione.
Certo, è cambiato il Presidente del Consiglio. Matteo Renzi ha presentato dimissioni che erano in realtà un atto dovuto, se la dignità in politica ha ancora un senso, ma ha fatto capire a tutti, anche oltrepassando il confine della cortesia istituzionale, che a comandare e a decidere vuol essere sempre lui, tant’è vero che ha voluto mettere i suoi pretoriani a guardia del nuovo Esecutivo. La Ministra che aveva dato il suo nome alla riforma, dopo aver assicurato che se la riforma fosse stata bocciata avrebbe lasciato la politica, occupa in questo Governo una postazione molto importante e, oserei dire, strategica. Dopo annunci demagogici, non ha avuto la decenza politica di fare un passo indietro. L’ex sottosegretario Lotti, braccio destro del Premier uscente, viene promosso a Ministro e mantiene, proprio con la Boschi, il potere di decidere nei prossimi mesi una quantità di nomine importantissime. Andarsene per finta e scrivere letterine su Facebook è facile, ma a rinunciare al potere reale Matteo Renzi, evidentemente, non ci pensa proprio.
La stragrande maggioranza dei giovani ha votato no, non solo perché ha riscoperto fino in fondo il grande valore e l’orgoglio della nostra Costituzione, ma anche per bocciare il jobs act, che li condanna a una vita di precariato e di lavoro sottopagato e all’umiliazione dei voucher. Eppure oggi siamo chiamati a ridare la fiducia allo stesso Ministro del lavoro – sì, il Ministro dei voucher – come torna a chiedere la fiducia la stessa Ministra della pubblica amministrazione, che ha affrontato una riforma tra le più complesse, con l’intento solo di privatizzare i servizi pubblici locali, rovesciando la decisione presa dagli elettori con il referendum sull’acqua e sovvertendo il dettato costituzionale dell’imparzialità della pubblica amministrazione, tanto da arrivare a una clamorosa bocciatura da parte della Corte costituzionale. È cambiato solo il Ministro della pubblica istruzione: ci auguriamo che possa invertire la rotta disastrosa imboccata con la riforma chiamata, con sinistra ironia, buona scuola, ma ci speriamo poco. La verità è che in quei milioni di no al referendum, c’è un grido di profonda sofferenza sociale, resa più estrema dalle riforme sbagliate del Governo Renzi. Si tratta di una sofferenza dovuta all’assenza lavoro, all’umiliazione del lavoro e dei lavoratori, all’insufficienza della sanità pubblica, che ogni anno ci regala milioni di persone che rinunciano a curarsi, alla povertà crescente, ma né il Governo né la maggioranza del PD, che di questo Governo è stato l’artefice, intendono ascoltare quel grido.
Del Paese reale non avete capito niente. Per tre anni siete stati ubriacati dalla vostra stessa narrazione e ancora adesso, nonostante le pesanti smentite della realtà, continuate a non voler vedere e a non voler capire. Si chiede anche di concedere la fiducia a un Ministro degli esteri, la cui inadeguatezza è tanto clamorosa che neppure i commentatori meglio disposti hanno potuto evitare di segnalarla. È una scelta incomprensibile – e io direi irresponsabile – tanto più a fronte degli impegni internazionali di grande rilevanza che ci aspettano, come l’ingresso nel Consiglio di sicurezza dell’ONU, la Presidenza di turno del G7 e il confronto nell’Unione europea su temi urgenti come l’immigrazione.
Infine, ricordo la questione della legge elettorale. Speriamo sia definitivamente tramontata l’illusione di poter scrivere le regole del gioco a proprio uso e consumo.
Serve una legge elettorale il più possibile condivisa, in linea con la Costituzione e che restituisca agli elettori il diritto di scegliere i propri rappresentanti e senza la distorsione della rappresentanza politica attraverso i premi truffa. Dopodiché, bisognerà andare immediatamente alle elezioni.
Ci auguriamo con tutto il cuore che, lei, Presidente del Consiglio, faccia davvero quel che ha promesso nel suo discorso e lasci al Parlamento tutta la libertà e l’agio necessari per mettere a punto una legge elettorale il più possibile condivisa, senza le incredibili forzature con cui fu imposto a colpi di voti di fiducia l’Italicum. Almeno questo segnale di discontinuità, Presidente, ce lo aspettiamo. Per il resto, però, questo Governo è un’offesa per gli elettori che il 4 dicembre hanno fatto sentire forte e chiara la propria voce. Il suo segno è dato dall’arroganza con cui un gruppo di potere decide di ignorare la volontà popolare. Può sembrare a voi una prova di forza. Invece è una prova di debolezza: questo Governo è un fortino assediato che prova disperatamente a blindarsi nella speranza di resistere e di passare la nottata. In questo disperato tentativo date ancora una volta prova della vostra totale irresponsabilità.
Prima avete spaccato il Paese cercando di imporre lo stravolgimento della Costituzione. Ora, dopo che il popolo italiano con il referendum ha dimostrato di avere ancora fiducia nella democrazia e speranza nella politica, sapete dare solo la risposta più brutale e sprezzante. A quei milioni di elettori state dicendo: «Tanto voi non contate niente». In omaggio all’ambizione smodata e alla sete di potere di un piccolo gruppo di politici ambiziosi, rischiate così di distruggere definitivamente quella residua fiducia dei cittadini nella possibilità di cambiare le cose con il voto. Seminate distacco e rabbia. Quello che definite populismo è frutto della vostra irresponsabilità. Voglio solo ricordarvi che appena due giorni fa avete giurato solennemente di servire gli interessi del popolo italiano, non quelli di un gruppo di potere o di un segretario di partito.
Lei, presidente Gentiloni, ha richiamato al rispetto delle istituzioni, ma, purtroppo, siete voi che ancora una volta dimostrate di non avere questo rispetto, innanzi tutto nei confronti della volontà del popolo sovrano.
Per quanto riguarda noi di Sinistra Italiana, la valanga di no che ha difeso la Costituzione e sconfitto voi, che volevate stravolgerla, ci impegna oggi a dire no al suo Governo e a proseguire nella battaglia per cancellare le riforme che Renzi ha inflitto agli italiani, a partire dal referendum che toglierà di mezzo, a furor di popolo, il vergognoso jobs act per costruire insieme ai tanti cittadini che hanno animato la battaglia per difendere la nostra Costituzione, quel cambiamento vero che l’Italia si aspetta e spera.