Sinistra Ecologia Libertà e la politica degli Enti Locali traccia di lavoro per la fase che si apre
La città, il territorio, il buon governo. E noi, la sinistra che intendiamo costruire. Come s’intrecciano con il cammino che riprende, dopo la ferita politica che ci ha segnato, e che ha davanti a sé l’orizzonte delle elezioni regionali del prossimo anno e, prima ancora, la conferenza di programma del prossimo autunno nella quale discutere e definire il senso di un progetto di società e di qualità di una diversa politica?
Occorre aprire una discussione, già a partire dai prossimi giorni, capace di impegnare come mai prima d’ora la risorsa decisiva e spesso non adeguatamente utilizzata di tutti i nostri amministratori locali. Essi sono, e sempre di più devono diventare, gruppo dirigente diffuso della nostra politica. Occorre condividere e assumere decisioni capaci di dare valore al lavoro e alle esperienze in atto nei territori, ponendo la città e il territorio, il buongoverno e la sinistra, come uno dei temi risolutivi della conferenza di programma. E occorre costruire, avviandone il percorso già prima di allora, una rete di tutti i nostri amministratori locali. Una rete che sia veicolo della reciprocità di conoscenze ed esperienze amministrative, di costruzione di programmi e di confronto sulle alleanze, di connessione con il lavoro dei nostri gruppi parlamentari, di ricerca e di analisi delle principali esperienze innovative in campo europeo comunitario.
Il primo passo organizzativo è quello costituito dalle assemblee regionali degli amministratori, in alcune realtà già messe in calendario, come preludio ad una conferenza nazionale degli amministratori locali con il gruppo dirigente nazionale e con i gruppi di Camera e Senato. Le elezioni regionali del prossimo anno si misurano, per noi, a partire da due condizioni: la qualità dei programmi, la loro capacità di interpretare ed assumere il bisogno di cambiamento espresso dal territorio e la costruzione delle alleanze coerenti ai programmi e affidabili nel realizzarli.
La grande questione che si pone, spesso in maniera drammatica, è quella di una distanza sempre di più crescente tra la necessità di un governo locale del cambiamento e le politiche nazionali che rovesciano sul territorio, e proprio sui temi più sensibili che riguardano la vita delle persone, le conseguenze del loro essere inefficaci, se non fallimentari, nel dare soluzioni alla crisi. La credibilità e la praticabilità dell’alleanza di centrosinistra per noi si dovrà misurare qui, sul terreno della coerenza tra un’esperienza che nell’ambito locale, pur stretta tra margini di risorse finanziarie che sempre più si restringono, produce cambiamento e amministrazione di buon governo, e l’azione del governo nazionale delle larghe intese che, nei fatti, si pone verso l’ente locale come controparte. L’autonomia tra le diverse articolazioni dello Stato è una risorsa che rispecchia le diverse peculiarità del territorio come delle funzioni del governo. La separatezza, quando non addirittura la contrapposizione, è viceversa una pratica che rischia di soffocare l’ente locale in una pura gestione dell’esistente.
Questo è un nodo politico primario che non potrà non essere posto per la costruzione dell’alleanza di centrosinistra nelle diverse realtà regionali chiamate al voto. Come un discrimine è per noi la centralità della questione morale che richiede, accanto alla qualità dei programmi e alla praticabilità delle alleanze, l’affidabilità di candidati e amministratori che assumano la lotta alla corruzione e alla commistione tra affari e politica come principio preliminare dell’agire politico.
Una riflessione specifica e una innovazione organizzativa dobbiamo operare per la costruzione dei programmi regionali da presentare alle elettrici e agli elettori. Essi divengono sempre più, nei fatti, elementi residuali della contesa politica per il governo del territorio. Elencazione omnicomprensiva di temi, pur pertinenti, e tuttavia troppo distanti da una selezione delle priorità e da una agenda concreta di governo territoriale. Marginale, se non assente, risulta nel costruirli quel percorso di ascolto, di partecipazione, di confronto con le specificità tematiche e territoriali che è parte essenziale di una democrazia deliberativa. Qui dobbiamo operare, per tempo, una pratica che allarghi il campo della nostra interlocuzione con i luoghi più sensibili ed esposti del territorio, come con quelli del sapere diffuso, delle esperienze di volontariato e associazionismo locale. Uno degli strumenti praticabili può risultare il focus su ciascuno dei temi che consideriamo fondamentali per la qualità del nostro programma, mettendo insieme competenze, esperienze, tra loro diversificate. Al centro va posta l’idea di un territorio dove si pratica il governo del cambiamento e dove la politica, nell’atto di amministrare, si riaccosta alla condizione del cittadino. La premessa del programma può essere una sorta di protocollo del buon governo, che contenga a lato di ogni punto qualificante del programma l’indicazione dei tempi e dei costi necessari ad attuarlo, del rendiconto periodico dell’amministratore con le comunità locali rispetto alle fasi di realizzazione, del diverso grado delle responsabilità chiamate in causa per conseguire l’obiettivo prefissato. Il rapporto, fatto salvo l’uso informativo mediatico, deve avere costantemente una ricaduta diretta con la parte di territorio interessata.