Spending review, adesso Cottarelli le chiama “sinergie”
Non so come, ma vorrei far sapere a Cottarelli che così son capace anch’io. Siamo capaci in tanti a scrivere, a fianco della voce spending review, la cifra del miracolo che si compie: 7 miliardi di risparmio ogni anno. Quest’anno, persi i primi mesi nel cercare l’algoritmo dell’Italicum che Verdini si era dimenticato di comunicare a Renzi e Berlusconi, saranno forse 5, non di più. Sempre una bella sommetta per le nostre casse malmesse. Per carità, Cottarelli fa l’acrobata costretto a camminare, meglio a correre, sul filo tirato per aria senza rete di protezione sotto di lui, mettesse dio non voglia il piede in fallo.
Si trova adesso con il Renzi che prima l’edilizia scolastica, poi il cuneo fiscale, appresso il jobs act, e ancora il pagamento immediato dei crediti pregressi alle imprese. Tutto entro le europee. Poi l’Europa che non cede di un palmo sui vincoli del rigore. Il Padoan, triste y solitar, che tergiversa sui tempi lunghi degli interventi strutturali. E il tempo che fugge veloce verso quel Primo di maggio in cui, l’ha promesso Renzi, bisognerà cominciare a dare 80 euro al mese in busta paga ad un consistente numero di lavoratori dai redditi bassi. Così ci si rivolge a lui per qualche spicciolo con cui partire, da qualche parte, altro al momento non c’è. E l’uomo nel corso dell’audizione al Senato di ieri l’altro, Commissione Bilancio, tenta uno spiazzamento. No, non economico. Sintattico.
Chiama “sinergie” quelle che Renzi, e prima di lui Monti e prima di Monti Tremonti, chiamavano “riforme”. Le sinergie del Cottarelli consistono nella pratica in questo. Far partire il Piano strategico della Pubblica Amministrazione italiana, che infatti non c’è, da due forti e decise riduzioni: quella del sistema pubblico e quella del welfare. I risparmi delle sue sinergie vengono in grande misura da qui. Blocco del turnover pressoché totale, chi va in pensione non verrà sostituito. Almeno fin qui per ogni dieci lavoratori della pubblica amministrazione che andavano in pensione due venivano sostituiti con qualcuno più giovane. Il blocco era “solo” dell’80%. E con il blocco delle assunzioni, gli esuberi dei dipendenti, 85 mila da una prima stima, si tende a precisare fatta per difetto.
A seguire la riduzione delle forze di polizia e del servizio di trasporto locale: due sinergie che, come sappiamo vivendo in Italia, non temono confronto alcuno con i parametri europei. Poi Cottarelli si spinge fino al punto in cui la mistica della spending review italica giunge a toccare la sinergia delle sinergie: mettere mano ciclicamente alle pensioni di chi ha lavorato un’intera vita versando mese dopo mese i sacrosanti contributi. Offre l’assist: stretta sugli assegni di accompagnamento e innalzamento dell’età contributiva delle donne. E qui si ferma, poiché “la scelta è politica”.
Tutto questo Cottarelli l’ha comunicato, pubblicamente, ai senatori della Commissione Bilancio. E i giornalisti l’hanno ripreso fedelmente, diffondendo proposte e dati. E infatti è questo che il loro mestiere richiede e quel che i lettori si attendono il giorno dopo di conoscere. Senonchè la ministra Madia, chissà, forse colta di sorpresa, forse tenuta all’oscuro, o forse per aver inavvertitamente cancellato la quotidiana mail di Del Rio, ha subito definito “infondato” il quadro tracciato così puntualmente dal Cottarelli, attribuendone la colpa proprio ai giornalisti che ne avrebbero fornito un’interpretazione distorta. Più passano i giorni, più i problemi si rivelano per quello che in effetti sono, e più la rivoluzione renziana lascia il passo al copione classico, già visto e rivisto. Che altro non è se non un movimento in quattro tempi.
Primo, l’annuncio: eclatante, da fare effetto. Secondo, come trovare le risorse per realizzarlo: puntando dritto sul sistema pubblico e sforbiciando quel che resta del welfare. Terzo, come sopire le reazioni in verità sempre più deboli: usando lo scontro tra ministri (o tra questi e i tecnici, alcuni dei quali hanno più poteri degli stessi ministri) e, dove e quando serve, smentendo i giornalisti. Quarto, definendo ogni volta allo stesso modo questa chiusura del cerchio al ribasso sociale del paese: riforma, riforme. Adesso ci si mette persino Cottarelli, confondendo le idee con le sinergie. Mettiamoci in due, sembra dire, anzi esplicitamente dice, politica e tecnica insieme. Da sole sembrano non farcela a raschiare il barile sociale, ma se si mettono a lavorare insieme fanno sinergia vincente e i soldi vengono fuori.
I soldi li avrebbe fatti venir fuori, e in ben altro modo, uno come Fabrizio Barca, ad esempio. Certo, mutando la sintassi rispetto a Cottarelli, dicendo “patrimoniale” al posto di “sinergia”. Come si dice in Germania, in Francia, in Inghilterra e in America prima ancora. Ma quando ha provato a dirlo, ci siamo messi un po’ tutti a discutere della telefonata falsa trascurando completamente la notizia vera. Di mezzo, ancora una volta, i giornalisti. Il che vuol dire che se la Madia è oggi ministro della Pubblica Amministrazione un po’, almeno un po’, dovrebbe trovare il modo di ringraziarli.
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francesco
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