Stop agli F35, può essere la volta buona
Solo un mese fa il premier Renzi ha detto agli scout a San Rossore: “Gli F35 non sono uno strumento di pace”. E durante la campagna elettorale del 2013 l’allora Sindaco di Firenze si chiedeva a cosa servissero questi cacciabombardieri da 110 milioni l’euro l’uno. Nonostante ciò – e nonostante non ci siano risorse per far fronte alla crisi – il governo da lui presieduto continua nella folle avventura della produzione e costruzione di 90 F35, capaci di trasportare ordigni nucleari, il tutto al costo complessivo di 14 miliardi di euro.
Nei prossimi giorni la Camera dei deputati discuterà e voterà le mozioni che chiedono la cancellazione definitiva del programma. Nel giugno del 2013 il Parlamento aveva già approvato una mozione che imponeva al governo una sospensione (poi disattesa) di nuovi acquisti in attesa degli approfondimenti della Commissione Difesa sui sistemi d’arma. Conclusi i lavori della Commissione (maggio 2014) la ministra Pinotti – di rinvio in rinvio – ha affermato che sarebbero serviti ulteriori approfondimenti da sviluppare nel nuovo “Libro bianco della difesa” che – se tutto va bene – vedrà la luce nel 2015.
Intanto il governo ha continuato a firmare nuovi contratti (nel settembre del 2013 e nel marzo del 2014) e gli F35 in produzione sono 8 (6 quelli completati). Fino al 2016 la produzione e’ assicurata ed è questo il motivo dei rinvii di questi mesi. Ma la mozione per la cancellazione che si discuterà nei prossimi giorni non permette altre manovre dilatorie. Il Pd è diviso tra chi, come il deputato Scanu capogruppo in Commissione Difesa, vuole il dimezzamento dei velivoli (da 90 a 45) e chi – come la Pinotti e i vertici militari- ne vuole la prosecuzione senza tagli.
La cancellazione è però oggi una inderogabile necessità e non solo per motivazioni “pacifiste” (sono aerei che servono per fare la guerra, capaci di sganciare ordigni nucleari, ecc.) e tecniche (sono dei bidoni che non funzionano, pieni di guai tecnologici), ma anche per l’insostenibilità economica del programma. Con gli stessi soldi degli F35 si potrebbero sbloccare il contratto del pubblico impiego, regolarizzare i 150mila precari della scuola e mettere in sicurezza le oltre 10mila scuole che non rispettano le normative antisismiche e antincendio.
Per far approvare la mozione contro gli F35 le associazioni pacifiste della campagna “Taglia le ali alle armi” si stanno mobilitando. Sono previste manifestazioni e raccolte di firme. Si tratta di un appuntamento importante per dire al paese che la priorità non sono i cacciabombardieri, ma il lavoro.
Fonte Huffington Post