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Martedì, 13 settembre 2016

Sulle Olimpiadi non siamo subalterni ai Cinque Stelle

ROMA: 50¡ ANNIVERSARIO GIOCHI OLIMPICI DEL '60

Quanto è accaduto in Campidoglio in questi giorni anticipa precocemente la crisi politica e d’identità del Movimento 5 stelle ed ha un impatto fortissimo a Roma e nel governo della città. Certo siamo lontani dall’ errore di affrontare la questione con lo sguardo rivolto all’indietro, rimpiangendo un centrosinistra che non c’è più e che anzi a Roma è stato sonoramente bocciato, tirando giù in questo giudizio liquidatorio anche le cose positive fatte.

La candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024 non può essere ad esempio la chiave di un’alternativa alle scelte della giunta Raggi. Quella candidatura nasce fortemente condizionata da interessi speculativi e semmai l’unica battaglia da fare è quella di sostenere la proposta avanzata in campagna elettorale di un referendum consultivo nella città.

Non dobbiamo però avere alcun complesso di colpa nell’affrontare quanto sta accadendo e provare a riprendere parola. Il laboratorio Roma dei 5 Stelle ci consegna ad oggi una sindaca più forte rispetto all’identità movimentista della sua base e di parte del gruppo dirigente e soprattutto una rete di relazioni che affonda le radici in poteri e gruppi di pressioni provenienti dalla destra.

Da una parte, appare evidente la diffusione, nella città, di un luogo comune ma efficace: «Lasciatela lavorare, è la vecchia politica che si è messa di traverso». Dall’altra, le opposizioni in consiglio comunale faticano a trovare uno spazio legittimato di critica, perché ancora troppo forte è il condizionamento degli errori passati e, per quanto riguarda il Pd, anche delle inchieste.

In questo contesto la sinistra, diffusa e civica, deve però tornare a prendere parola a Roma e nei suoi quartieri.

Non una opposizione ideologica ma la capacità innanzi tutto di svelare il grumo di poteri e interessi che si stanno coagulando intorno l’amministrazione comunale, l’ equilibrio di vecchi e nuovi interessi che ha bloccato sul nascere la possibilità di un cambiamento vero in discontinuità netta con i poteri romani.

Ma questo non basta : bisogna mettere all’ordine del giorno anche una nuova attivazione sociale nei territori capace di stare nel merito delle cose quotidiane delle persone come delle grandi scelte strategiche sul futuro di Roma.

In tutto questo c’è anche il rapporto con alcuni assessori, come Paolo Berdini, delegato all’Urbanistica, parte della sinistra romana, che in questa giunta hanno rappresentato un punto di dialogo anche con la nostra storia e con i nostri insediamenti politici.

Oggi ha ancora senso questo punto di dialogo o rischia di essere la foglia di fico di una operazione a 5 stelle che a Roma guarda altrove?

Molti di noi intanto siamo anche impegnati nella faticosa costruzione di Sinistra Italiana come spazio pubblico aperto, plurale, non politicista.

Sinistra Italiana deve nascere anche e soprattutto come capacità di allargarsi nei territori metropolitani e misurare le proprie ragioni costitutivi nella faticosa battaglia sociale laddove le periferie sono lo luogo non solo geografico del disagio anche di nuovi bisogni.

Roma e le città in genere sono anche quelle autonomie locali fortemente penalizzate dal neo centralismo dettato dalla riforma costituzionale.

Non c’è battaglia referendaria per il «no» capace di vincere se non intreccia i corpi vivi delle città e la necessità di un nuovo municipalismo disobbediente alle regole del debito e del patto di stabilità.

Ecco, è giunto il tempo di riprendere parola a Roma perché molti sono gli spazi di azione che la realtà ci consegna.

Fonte il manifesto

Commenti

  • francesco

    Il punto è che per “riprendere parola”, occorrerebbe avere qualcosa da dire in termini di progetti e di proposte praticabili, cosa che oggettivamente a questa parte residuale della sinistra manca completamente, schiacciata tra ridicole rincorse a soggetti esterni dietro ai quali nascondere la propria mediocrità (prima Tspras, poi l’adulazione verso il M5S) che si rivelano puntuali vicoli ciechi e la totale assenza di una linea che non sia subordinata ad un “NO”. Siamo sinceri, siete oramai arrivati al capolinea (politicamente parlando) e non c’è alcuna ragione di continuare a sfidare il senso del ridicolo o a svendere la vosta dignità personale per quel poco (in termini economici) che ancora qualche residua rendita di posizione parlamentare e locale riesce ancora a dare a qualcuno di voi.
    Francesco l’altro