Taranto, dai sindacati monito chiaro a governo e ad acquirenti su rilancio siderurgia. Duranti: servono risposte certe e garanzie
«La straordinaria manifestazione di stamattina a Taranto ha visto insieme in piazza i lavoratori e un’intera comunità per la salvaguardia dei posti di lavoro e per rivendicare il diritto alla salute e a vivere in un ambiente sano. Bonifiche, ambientalizzazione e occupazione sono le parole d’ordine di questa giornata e il bando di vendita voluto dal governo Renzi non offre sufficienti garanzie su nessuno dei tre aspetti». Lo afferma la deputata tarantina di Sinistra Italiana Donatella Duranti commentando la grande manifestazione sindacale di oggi a Taranto.
«Il governo, prosegue la deputata tarantina di Sinistra Italiana, dica sin da subito se esiste, e da chi è composta, la cordata che si impegnerebbe a rilevare l’azienda e se l’acciaio è ancora un settore strategico per il nostro Paese. Sinistra Italiana sostiene che il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti sia fondamentale per rilanciare lo stabilimento e che un ruolo di minoranza non sarebbe sufficiente. Dopo la manifestazione di oggi, conclude Duranti, sono necessarie risposte certe e garanzie sul futuro della città e dello stabilimento, che deve continuare ad essere strategico nella filiera nazionale ed europea dell’acciaio».
La manifestazione dei lavoratori dell’Ilva e dell’indotto è stata promossa dai sindacati per chiedere garanzie su livelli occupazionali e ambientalizzazione alla luce della scadenza del termine per le manifestazioni di interesse per la cessione del Siderurgico. Le organizzazioni sindacali hanno consegnato al prefetto un documento con le rivendicazioni che si conclude con la richiesta di un incontro urgente al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Cgil, Cisl e Uil con le categorie dei metalmeccanici, Usb e Flmu “evidenziano la forte preoccupazione dei lavoratori dipendenti dell’Ilva di Taranto e di tutti coloro che operano presso le aziende dell’indotto in riferimento alla mancanza di certezze sul futuro dello stabilimento.
Nello specifico, rilevano le insidie che si celano nel bando di vendita che, “senza alcuna oggettiva garanzia, sia per le modalita’ produttive (piano industriale), che per il rispetto dei vincoli posti dalla normativa specifica (piano ambientale), rimette alla ipotetica nuova compagine societaria il compito di ridefinire il primo e di rimodulare il secondo. Sottolineano, poi, come la crisi persistente di liquidita’ ha di fatto rallentato gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti aggravando ulteriormente la condizioni all’interno dello stabilimento”. Assolutamente “ignorata – aggiungono – risulta tutta la problematica legata al mantenimento dei livelli occupazionali dei lavoratori del bacino industriale, gia’ pesantemente toccati dal ripetuto ed ininterrotto ricorso ai contratti di solidarieta’ e dalle altre misure di welfare state”. Si ritiene, dunque, “non piu’ rinviabile l’avvio di una fase di confronto stabile e durevole con il Governo al fine di valutare con puntualita’ gli interventi da effettuare con carattere di immediatezza”