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Martedì, 6 ottobre 2015

Tornado italiani pronti a bombardare l’Iraq, ma il Parlamento lo scopre sul Corriere della Sera

Tornado

Il Corsera oggi ci informa che le regole di ingaggio per i quattro Tornado italiani a suo tempo inviati in Irak per missioni di ricognizione cambiano. Inizieranno a bombardare le postazioni di ISIS in Irak ma non in Siria. Lo stesso articolo dice che assai probabilmente non ci sarebbe  “bisogno di un passaggio parlamentare” anche se poi dal Ministero della Difesa ci si è affrettati a specificate che un passaggio parlamentare ci sarebbe in caso, ma assai probabilmente alla fine si baseranno sulla risoluzione adottata nell’estate dello scorso anno sull’invio di armi ai Peshmerga che poi venne allargata a giustificare l’invio di assetti aeromobili ossia drone e Tornado.

Così il Parlamento verrebbe notificato semplicemente ed “ex-post”. All’assenza conclamata dell’Italia nei tavoli che contano si supplisce con le bombe? Solo per ricordare alcune cosucce, che forse richiederebbero come minimo un dibattito parlamentare o qualche presa di posizione critica che risulta non pervenuta. Viene rimosso l’inviato speciale ONU per la Libia, Bernardino Leon ed al suo posto messo un tedesco e meno male che per Renzi la Libia è una priorità, ed aveva a suo tempo fatto naufragare l’ipotesi di un incarico a Prodi. Ora in Libia si ricomincia daccapo. Poi il premier si presenta a New York, perde i foglietti del suo discorso all’Assemblea Generale e si fa forte di un patto a tre con nientedimeno che Al Sissi e Netanyahu per sconfiggere ISIS in Siria. Il Governo tace sull’ondata di violenza e repressione in Cisgiordania, non ha uno straccio di proposta sulla Siria se non un laconico: non facciamola diventare come la Libia?

Poi il Nostro litiga con la Alto Rappresentante Mogherini rea di non invitarlo ai tavoli che contano. Tace sull condanna a morte di un povero cristo in Arabia Saudita e rilancia la campagna contro la pena di morte all’Onu. Tace su un crimine di guerra compiuto contro un ospedale di Medici senza Frontiere a Kunduz mentre i nostri soldati potrebbero restare in Afghanistan ben oltre la scadenza della Missione Resolute Support. Ecco questo il quadro.

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