Sei in: Home › Attualità › Notizie › TTIP, l’Ue approva la relazione Lange: “Una brutta pagina per le nostre istituzioni europee”.
Mercoledì, 8 luglio 2015

TTIP, l’Ue approva la relazione Lange: “Una brutta pagina per le nostre istituzioni europee”.

stop-ttip-generic-fb

E’ duro il commento di Elena Mazzoni, coordinatrice della Campagna Stop Ttip Italia, sull’approvazione a larga maggioranza della relazione Lange sul Ttip, il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti, “nella sua versione peggiore” da parte dell’Europarlamento oggi a Strasburgo. Una decisione che lascia insoddisfatte le tante associazioni e sindacati che si erano schierate a sostegno di emendamenti al testo a favore della societa’ civile. Tuttavia, le aspettative sono state deluse col voto di oggi.

“Con una forzatura procedurale il presidente dell’Europarlamento, il socialdemocratico Shulz – spiega una nota della Campagna Stop Ttip Italia -, dichiara decaduto l’emendamento 40, l’unico che avrebbe permesso di far esprimere l’aula sull’arbitrato internazionale (Isds), su cui il gruppo socialdemocratico si era spaccato. Con un gioco di cavilli, l’Europarlamento evita lo scontro sull’Isds salvando il testo originale e la tenuta dei socialdemocratici, che si sarebbero spaccati pesantemente su un argomento tanto problematico”.

Per i coordinatori della campagna, “tutti gli emendamenti della società civile vengono sacrificati all’altare del grande compromesso Popolare-Socialdemocratico – aggiunge la nota -, nella peggiore tradizione europea delle Grandi coalizioni, garantendo cosi’ una cornice flessibile e assolutamente non problematica ne’ vincolante alla Commissione europea, che potra’ continuare esattamente come prima a negoziare con gli Stati Uniti un accordo a favore di pochi”. Arbitrato, “tanto deprecato dai piu'” spiega la nota, che e’ stato “sostituito con una proposta generica su un meccanismo pubblico che rispondera’, comunque, all’esigenza di far diventare leggi vincolanti (perche’ imporranno sanzioni economiche) delle norme di mercato, ritornando alla Lex Mercatoria medioevale”.

Altro emendamento a saltare, quello sulla Human Rights Clause, che avrebbe “anteposto la tutela vincolante dei diritti umani rispetto alle dinamiche di mercato – spiega la nota -. Resta un capitolo sullo sviluppo sostenibile solamente consultivo senza nessuno strumento impositivo. Viene bocciata la lista positiva per i servizi pubblici, che avrebbe permesso di scrivere nero su bianco i servizi che si vogliono mettere sul mercato, salvaguardando quelli non elencati. Viene bocciata la possibilita’ di inserire il riferimento a settori sensibili da escludere dal negoziato, come dovrebbe avvenire per alcune produzioni agricole, fortemente a rischio di estinzione”.

Per Mazzoni, “la forzatura compiuta dal presidente Schulz e avallata da socialdemocratici e popolari impedisce di trovare alternative a un compromesso al ribasso, insostenibile e assolutamente inaccettabile. Tuttavia i 241 voti contrari dimostrano come buona parte del Parlamento Europeo non abbia voluto rendersi complice di questo colpo di mano”. Nonostante il brutto colpo, pero’, la Campagna Stop Ttip Italia continuera’ a sensibilizzare sul tema e la prossima settimana sara’ al meeting di strategia delle reti Stop Ttip europee e statunitensi a Bruxelles, in vista della grande mobilitazione di ottobre contro il negoziato Ttip e alla ratifica del trattato Ceta, recentemente concluso con il Canada.

“Continueremo, ora come non mai, a smascherare questo tentativo surrettizio di far passare come politica per il bene comune un trattato che parla ai soliti noti – spiega Mazzoni -. Del resto, il senso della discussione che si e’ svolta ieri ha dimostrato che le posizioni di Stop Ttip Italia si basano su dati di realta’, e non su miti come ha voluto far credere il viceministro Carlo Calenda e la Commissione europea”. Per Monica Di Sisto, portavoce della campagna, “il Parlamento europeo ha perso una grande occasione per far valere le proprie prerogative. Non sono stati presi in considerazione i quasi due milioni e mezzo di cittadini che chiedevano ascolto, ne’ le centinaia di organizzazioni, da Slow Food ai Sindacati europei per arrivare alle Acli che chiedevano un ripensamento”

Fonte Redattore Sociale

Commenti