Il dramma ucraino: subito visti ed asilo per i dissidenti. Sel, Pd e Pi presentano risoluzione per l’emergenza
Per comprendere meglio le drammatiche immagini che ci giungono in queste ore da Kiev, e che rappresentano l’apice di un dramma cominciato oramai mesi fa, dobbiamo separare la partita geopolitica che stanno giocando U.S.A., Russia ed UE sull’incendio ucraino dall’aspetto legato ai diritti umani, ai morti che a decine si accatastano a piazza Maidan e nelle strade della capitale, alle scelte che andranno compiute in tempi rapidi.
L’Ucraina è decisiva per il futuro dell’unione doganale eurasiatica sognata da Putin per completare la ricomposizione di un blocco di Paesi in grado di costruire uno spazio di mercato e di relazioni commerciali tale da rilanciare Mosca come potenza egemone in tutta l’area. Non una cosa di poco conto, dunque, e la velocità con cui il Presidente della Repubblica Federale Russa ha investito 15 miliardi di dollari in titoli di stato ucraini segna indiscutibilmente la nascita di una nuova stagione. Il popolo dell’Ucraina vuole invece stare dall’altra parte, nell’Europa dei popoli sognata da Altiero Spinelli; l’UE, se non riuscirà a chiudere un accordo di cooperazione vero, resterà ancora per molti anni soltanto un’utopia democratica, incapace di convincere della necessità di un forte cambiamento un regime che non vuole riformare il suo corpo, ancora estremamente deficitario sul terreno della giustizia, della libertà di stampa, e dei diritti civili. Allo stesso tempo si riapre la possibilità di essere parte dell’ambizioso progetto del gasdotto Southstream che attraverso Gazprom lega l’Europa all’Oriente e rappresenta un vincolo non indifferente per il futuro energetico dei prossimi decenni.
In questo contesto l’Europa ha avuto poche cartucce da sparare, sia per la divisione interna, con la Germania che solo ora ha deciso di muoversi con decisione con il Ministro Stenmeier a favore delle sanzioni, sia anche per i dubbi, legittimi, rispetto alla natura fortemente composita del movimento che si sta ribellando al Presidente Yanukovich. La presenza di un movimento neonazista come Svoboda, segnato da una dimensione russofoba che ha un peso non indifferente nell’insorgenza di piazza Maidan, e le spinte differenziate di vari segmenti non identificabili politicamente rendono tutt’altro che lineare la strada di un governo di unità nazionale: il blocco delle opposizioni viene ritenuto troppo eterogeneo per trasformarsi un interlocutore affidabile.
Questa analisi, tuttavia, deve confrontarsi inevitabilmente con il ruolo americano, che tanto nella versione della sottosegretaria neocon Nuland quanto nella versione preoccupata di Biden ed Obama sembra voler giocare una partita a due con la Russia, riducendo sensibilmente la funzione di cuscinetto rappresentata dall’Europa.
Oggi l’UE comincia a valutare, con estremo ritardo, l’ipotesi di sanzioni per produrre pressioni sul regime. È una strada, ma le azioni da intraprendere devono essere allo stesso tempo flessibili e molteplici: innanzitutto è necessaria un’efficace pressione diplomatica che ristabilisca la tregua e che provi a individuare una soluzione pacifica, con un nuovo Governo e nuove elezioni; allo stesso tempo bisogna rivedere subito il regime dei visti, oggi ancora troppo restrittivo, per i tanti cittadini ucraini che si recano in Europa per lavoro o per studio, e concedere inoltre il diritto di asilo per gli attivisti, i giornalisti e gli intellettuali che in questo momento vivono enormi rischi per la propria vita. Sarebbe un atto di grande umanità ed un modo per riaprire indispensabili ponti di dialogo.
Sel, Pd e Popolari d’Italia hanno a questo proposito depositato in Commissione Esteri una risoluzione sull’Emergenza Ucraina. Nella risoluzione si chiede al governo italiano di rivedere in maniera meno restrittiva il regime dei visti per i cittadini ucraini che si recano in Italia per ragioni di lavoro e di studio e garantire diritto di asilo e di cura per gli attivisti e gli intellettuali di opposizione che in questo momento rischiano la vita e di proporre analoga soluzione in sede europea.
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