Ucraina, un’Europa prigioniera e paralizzata. Ma cambiare si può e si deve
Quest ‘Europa è imbelle nella sua politica estera anche perché è un progetto politico incompiuto. Non parla ad una sola voce, basti pensare ai casi di Libia e Siria. Certo ora ha un corpo diplomatico europeo, c’è la figura dell’Alto Commissario, il Parlamento Europeo ha qualche potere in più. Ma da una parte manca una visione strategica dell’Unione ferma alla dottrina Solana, la European Security Strategy che a suo tempo creo non pochi mal di testa nella Washington neocon, vista la propensione alla prevenzione politica dei confitti in tempi di guerra preventiva. E spesso l’approccio strategico è determinato dagli interessi dell’industria militare, come dimostrato nella recente discussione in seno al Consiglio Europeo di dicembre scorso.
Dall’altra un approccio intergovernativo che da più forza al più forte, in genere l’asse franco-tedesco, vista la latitanza di Londra. Il nucleo duro, quello economico-finanziario di Francoforte e Berlino resta con le sue velleità di conquistare i mercati dell’ex Europa Orientale. E mettere alla frusta i paesi del suo Sud, in virtù di un patto contratto a suo tempo con Parigi. A me l’Europa orientale e possibilmente i Balcani a te il Mediterraneo. Scelta scellerata come dimostrarono il naufragio dell’Union por le Mediterranée di Sarkozy e la fallimentare politica francese nel Maghreb e non solo.
Eppoi ancora le incongruenze di un continente che vorrebbe essere “potenza”, ma si trova ad essere ancora una volta schiacciato tra i due poli estremi di una possibile nuova guerra fredda. Torna alla mente una proposta fatta a suo tempo da Etienne Balibar, quella dell’Europa mediatore evanescente. Questo potrebbe esser e fare l’AltraEuropa sull’Ucraina, Mediare, evitare la lacerazione dell’Ucraina, lavorare per uno status di neutralità attiva per quel paese, ricucire con Mosca.
Per farlo l’Europa deve attrezzarsi: rivedere le sue relazioni con la NATO, insistere per la “denuclearizzazione del continente” darsi strumenti di sicurezza improntati non su vocazione offensiva ma su risoluzione diplomatica e multilaterale dei conflitti, e della sua prevenzione, polizia internazionale. E rivedere a fondo il suo modello energetico, per ridurre progressivamente la dipendenza da combustibili fossili e gas naturale (sopratutto importato dalla Russia, di qui l’importanza geostrategica dell’Ucraina) , verso produzioni ecocompatibili, ed energie rinnovabili su piccola scala. Fare la pace facendo pace con il pianeta.
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Edoardo Trotta da Genova
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Bugo
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Edoardo da Genova