Ue, basta giochi di palazzo per la presidenza della Commissione, si rispetti il voto dei cittadini e si affronti il processo democratico
Già le prime ore di questa nuova legislatura europea dimostrano la scelta politica da parte dei governi degli stati membri di trascurare la volontà popolare emersa domenica scorsa con le elezioni al Parlamento Europeo. Tra le novità di questa tornata elettorale infatti, va ricordato che per la prima volta il voto dei cittadini è stato collegato al nome designato per la presidenza. Pertanto tutti i maggiori partiti hanno indicato il loro rappresentante: Jean Claude Juncker dal Partito popolare europeo, Ska Seller dai Verdi europei, Martin Schulz dall’Alleanza Progressista dei socialisti e dei democratici, Alexis Sipras da Sinistra europea, Guy Verhofstadt di Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa.
Il Trattato sull’Unione europea, nell’articolo 17, stabilisce che il Presidente della Commissione venga designato a maggioranza qualificata dal Consiglio europeo – che deve tener conto dei risultati delle elezioni – e successivamente ottenga la fiducia del Parlamento. Fino ad oggi la designazione del candidato alla presidenza è stata una scelta affidata ai Palazzi di Bruxelles e, non a caso, per lo più avveniva al riparo dalle interferenze esterne e dallo stesso controllo del Parlamento. Una routine procedurale, senza nessi con la rappresentanza democratica di cui è espressione l’Europarlamento.
Quest’anno le cose devono cambiare ed è della massima importanza, per lo stesso futuro dell’Europa, che non si facciano rovinosi passi indietro rispetto alla volontà popolare ed alle procedure atte ad aumentare il potere decisionale , controllo ed indirizzo dell’Europarlamento. Che l’Europarlamento consolidi oggi il proprio ruolo di rappresentanza democratica, tenendo fede al mandato degli elettori, è della massima importanza per salvaguardare il futuro dell’Unione europea e contrastare non solo il sistema decisionale intergovernativo proprio dell’Europa tecnocratica dell’austerity, ma anche le spinte antieuropeiste che sono grandemente cresciute in questi anni di crisi, arrivando a conquistare circa il 20% degli eletti nel nuovo Parlamento.
Per questo è necessario che la designazione del presidente della Commissione avvenga stando a quello che le forze politiche hanno proposto agli elettori e alle elettrici e contrastando i tentatavi già in atto per stabilire incarichi e funzioni nella nuova legislatura secondo gli equilibri tra grandi e piccole potenze. Sono infatti molti i leader europei ostili a essere condizionati dalle dinamiche elettorali e contrari a dar seguito al mandato popolare. In questo sono facilitati anche dal fatto che nessuno dei candidati indicati nella competizione elettorale è risultato maggioritario. Il che facilita la proposta, di cui si inizierà a discutere fin da stasera nella cena offerta dal presidente dell’Unione Van Rompuy tra i capi di Stato e di governo, di una grande coalizione tra popolari e socialisti guidata da un “esterno” di rango. O da un’ “esterna” di grandissimo rango come Christine Lagarde, direttora in scadenza del Fondo monetario internazionale. Quel FMI parte della Trojka già definita come illegittima dal Parlamento Europeo in una risoluzione senza precedenti. Oltre all’inganno, quindi anche la beffa. Mai come in queste ore è evidente la stretta connessione tra deficit democratico e legittimazione, politiche di austerità, e costruzione di grandi coalizioni.
Per questo fin dai primi istanti della nuova legislatura sarà necessario esprimere la propria contrarietà e contrastare ogni soluzione di Palazzo tecnocratica e ademocratica, volta ad assicurare la riconferma dall’esterno delle politiche di austerità che stanno rovinando il futuro del nostro continente, precludendo la possibilità di intraprendere una nuova strada verso l’AltraEuropa.
Elettra Deiana, Beatrice Giavazzi, Francesco Martone
Commenti
-
mat.spagnolo@libero.it