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Martedì, 28 aprile 2015

Un lutto per la democrazia

crisantemi

Durante la discussione sull’Italicum SEL ha lanciato, in segno di lutto, i crisantemi sui banchi. “Oggi ci troviamo di fronte a un funerale e al funerale si va coi crisantemi: avete deciso di fare il funerale della democrazia, vergognatevi”, ha detto il presidente dei deputati di Sel, Arturo Scotto. “Un intervento che non avrei mai voluto sentire”, ha detto riferendosi alle parole della ministra Boschi sul voto di fiducia. “Capisco che molti colleghi ormai si sono abituati a tutto ma noi non ci abitueremo mai al fatto che si metta la questione di fiducia su una legge di rilievo costituzionale. Non ci abitueremo mai all’idea di servire la maggioranza con dei livelli di tracotanza inaccettabile. Le regole del gioco andrebbero scritte insieme, trattate questo parlamento come una sezione del Pd per regolare i conti interni che nulla hanno a che fare col paese”.

Commenti

  • Dario

    Matarrelli è contento.

  • Cosimo De Nitto

    Matarrelli voterà la fiducia?

  • Arnaldo Miglino

    L’art. 116, comma 4, del Regolamento della Camera dei deputati dispone che la questione di fiducia non può essere posta su tutti quegli argomenti per i quali il Regolamento stesso prescrive votazioni per scrutinio segreto. Lo scrutinio segreto è prescritto dall’art. 49 del Regolamento sulle leggi elettorali, “sempre che ne venga fatta richiesta”. Quindi il Presidente della Camera non poteva ammettere la questione di fiducia.La Boldrini, però, in sostanza, ha interpretato l’art. 49 nel senso che, quando vi è una richiesta di votazione segreta, questa non sarebbe prescritta dal Regolamento! Si tratta di un’interpretazione totalmente assurda: la prescrizione del voto segreto dipende non certo dalla richiesta che ne fanno i deputati, ma dallo stesso articolo 49. In altra occasione il Presidente della Camera dei deputati ha inventato il “principio della ghigliottina”, senza estrapolarlo da alcuna norma specifica. Purtroppo in Italia, a qualsiasi livello, vale il cosiddetto principio dell’articolo quinto: chi tiene in mano ha vinto. Questa è la traduzione di un espressivo detto campano, secondo il quale chi comanda (chi tene mmano) fa quello che più gli aggrada, infischiandosene delle regole.